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24 ore di Ciserano
Inserito da paulrunner il 22/04/2008 alle 16:42 nella sezione strada
Ciao a tutti, tra sabato e domenica ho corso (e camminato) la 24 ore di Ciserano, campionato italiano della specialità (assoluti e master).
E′ stata una gara abbastanza difficile, che forse ho capito e che interpreterò sicuramente meglio la prossima volta, con alcuni problemi derivati dalle scarpe troppo rigide (giuste per l′ammortizzamento ma sbagliate per la conformazione del piede che mi hanno fatto finire con il piede destro gonfio e il sinistro con due dita ӡddormentate′), ma bella ed il risultato è senza scuse (152 chilometri totali, 39º assoluto, 10º Fidal B 50/65 anni, 5º Iuta MM55).
E l′anno prossimo, quei dieci chilometri che mi separano dal podio, li farò senz′altro…
E poi c′era Kouros, il greco, primatista mondiale della distanza con 303 km che qui ha vinto con 261 e che non si è mai (!!!) fermato, un assistente lo affiancava per dargli i beveroni e le magliette che si cambiava correndo.
Incredibile, come Monica Casiraghi, prima italiana assoluta uomini e donne, con 226 chilometri. Non è facile spiegare le emozioni di una gara così lunga dove, necessariamente, convivono sensazioni diverse e l′unico appiglio a cui aggrapparsi è la propria organizzazione mentale: quando parti sei fresco ma le ore che hai davanti sembrano sempre troppe, quando finalmente, durante la notte, mancano solo dieci/otto ore, sei troppo stanco per gioirne.
Le note che seguono vogliono essere solo alcune personali sensazioni/visioni, non c′è niente di epico in questa gara che è, forse più di altre, un modo per guardarsi dentro, un esercizio di pulizia interiore che termina e si scioglie nella festa e nell′abbraccio finale che il pubblico riserva a tutti, letteralmente a tutti, all′arrivo.
Era buio, buio dentro e buio fuori.
Correva, camminava, correva e continuava a camminare.
Tonf tonf tonf sentiva un rumore cadenzato, un rumore che lo accompagnava già da diverse ore ma non riusciva a capirne la provenienza.
Nel tempo poi gli sembrò che divenisse sempre più sordo, pesante, stonf stonf stonf.
Non sentiva più i piedi, le gambe, correva con la mente.
Intorno a lui solo sagome indistinte, qualche baluginìo di tanto in tanto.
Niente voci.
Il suo corpo era da un′altra parte. Non sentiva più niente ma ricordava un tempo, lontanissimo in cui c′era tanta gente intorno a lui, gente che correva, parlava, scherzava.
Ma dov′erano? Da chi correvano? E soprattutto perché?
Adesso tocca a me – pensò – adesso mi prendono.
Ne aveva già visti molti, d′un tratto erano scomparsi: nel buio si annidava qualcuno o qualcosa, e i più deboli venivano presi.
Sentiva l′odore, l′intimo odore della paura: non aveva l′odore forte, penetrante, animale, il fetore che proveniva dalle piccole gabbie del vecchio zoo, quante volte l′aveva visitato da bambino, adesso nessuno lo sa ma le rocce dei giardini erano le antiche gabbie dello zoo, questo no, questo era l′odore della propria paura, della sconfitta, era più sottile, era già dentro di lui.
Si annidava, pronta a colpire, a cogliere l′attimo di debolezza della mente.
Questione di un attimo, allungò il passo.
Come sempre in questi casi pensò a sua moglie che i pochi passi di un giorno li contava ad uno ad uno, con fatica immensa, e lui correva anche per lei, con lei soprattutto.
Il tempo si dilatò, la strada era ovunque, non aveva più confini, si perdeva in una luna immensa e bianchissima.
Poi sorse il sole.
Paolo Valenti

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posso solo ringraziarti per aver deciso di metterti alla prova su una gara di questo tipo che credo possa prosciugarti mentalmente prima che fisicamente.
Ma soprattutto per aver saputo condividere con noi le tue sensazioni più profonde.
Con grandissima stima
Franz
Alla prossima!
Twin Paola