Mi è stato chiesto come mai oggi, domenica 11 maggio, ho partecipato al Trofeo Massari Musolino, che noi del gruppo Off Road chiamiamo amichevolmente il MaMu
La domanda non è così peregrina come sembrerebbe.
Ho smesso da tempo di gareggiare contro il cronometro, e il MaMu è una gara vera e propria.
Amo correre in montagna e su distanze lunghe, e il MaMu non è una corsa in montagna (anche se si svolge in Montagnetta) ed è lungo solo 6 chilometri.
Preferisco percorrere sentieri da solo o in ristrettissima compagnia, e il MaMu è una festa del Road, con decine di concorrenti ed altrettanti volontari e spettatori.
Allora perché?
Stamattina, complice la scarsa attenzione con cui avevo letto il volantino della gara, sono arrivato in Montagnetta alle 8:30.
La gara partiva alle 10:30 e le registrazioni concorrenti iniziavano alle 9:30 (mentre io credevo che a quell'ora si partisse).
Ho salutato un po' di vecchi amici e poi con un paio di Road abbiamo provato il percorso.
Il MaMu consta di un anello di un poì più di 3 km da percorrere due volte.
Credo che Mogol vi si sia ispirato quando ha scritto: Le discese ardite e le risalite... infatti per riuscire a fare un po' di dislivello, i tracciatori (una setta che conta alcuni membri anziani del RRCM) obbligano i concorrenti a salire verso la vetta diverse volte...
Ad ogni buon conto, il primo giro ti mette alla prova, il secondo rivela di che pasta sei fatto.
Soddisfatto per essere riuscito a correre tutte le salite, ho chiuso il mio riscaldamento e mi sono posizionato vicino al gazebo Road nei pressi della linea di partenza.
Nel frattempo continuavano ad arrivare alla spicciolata i concorrenti. Alcuni li conoscevo bene, altri solo di vista. Ma il clima era quello giusto, un po' di festa e un po' di agonismo.
Marco Frigerio, il vincitore predestinato della gara, oggi non aveva concorrenti alla sua altezza, mentre in campo femminile la gara sembrava un po' più aperta, anche se Francesca Fracassi godeva in casa Road del favore del pronostico.
Dopo una serie innumerevole di fotografie, finalmente i volontari vanno a posizionarsi sul percorso e noi siamo chiamati sulla linea di partenza.
Sparo dello starter, le signore Massari e Musolino ai cui mariti è dedicata questa gara abbassano la bandierina rossa, e via. Io mi sono messo tra gli ultimi, un po' perché non avevo gambe, un po' perché non volevo farmi trascinare dalla foga delle prime file e poi naufragare miseramente alla prima salita.
Mentre il gruppone si sfila, mi piazzo a metà gruppo e cerco di impostare un ritmo tranquillo.
Ad ogni curva, ad ogni bivio, una maglietta del Road dei volontari mi saluta e mi grida il suo sostegno.
Molti non li avevo visti prima della gara, quindi con tutti si scambia un saluto o una battuta.
La maggior parte mi urla "Dai Franz che queste sono le tue gare" oppure "Cosa ci fai qui in fondo che Marco è quasi in vetta" o la classicissima "Guarda che sono passate già un sacco di donne"
Loro non sanno che queste gare sono troppo veloci per me, anzi no che io non sono forte abbastanza per queste gare. Che Marco è quasi in vetta non perché è un trailer forte, ma perché è forte a tutto campo. Che le donne non sono da meno degli uomini e che sarei onorato e felice di essere battuto in volata dalle ragazze che mi precedono...
Intanto metto a fuoco i miei compagni di gara. Quelli con cui, più o meno, corriamo assieme.
Io sono un po' più veloce in discesa (grazie all'abitudine e al peso) loro mi staccano in piano e/o in salita.
Mi fa rabbia il fatto che durante il giro di ricognizione ho corso tutte le salite, invece adesso devo camminare quelle più impegnative. Allenamento, allenamento, allenamento...
Alla fine del primo giro inizio ad essere davvero stanco. Sul pezzo in piano ingrano un passo più regolare.
Decido che il secondo giro voglio solo divertirmi. Che non significa mollare o rallentare (penso di aver tenuto una velocità regolare durante tutta la gara) ma non guardare più gli altri e pensare solo a correre.
Mi fa persino un po' rabbia questo mio farmi trascinare nelle lotte stile corse campestri, con sorpassi e controsorpassi. Eppure dopo tanti anni ci casco ancora.
Nel frattempo mi supera Elvis che arriverà terza donna e che uso come punto di riferimento e presto un'altra ragazza la segue.
A meno di 400 metri dall'arrivo, c'è la cosiddetta Variante Segrelio, un tratto di un centinaio di metri da risalire lungo la massima pendenza e da ridiscendere a rotta di collo immediatamente dopo. Alla fine della salita Mirko, con il suo solito sorriso sornione, chiede ai concorrenti di votare per l'aggiunta di un giro nell'edizione 2015.
E finalmente il rettilineo finale. L'arrivo. La bottiglietta d'acqua mandata giù a garganella. I commenti con chi ti ha preceduto e gli applausi per chi ti segue. Le foto e ancora foto e poi foto di nuovo.
Le signore Massari e Musolino premiano i due podi.
Sono felici di esserci.
Sono felici che i loro mariti (ormai scomparsi da molti anni) abbiano lasciato una traccia concreta della loro passione sportiva.
E sono felici che tante persone, molte delle quali non hanno neppure conosciuto i nostri due soci, ravvivino ogni anno con sudore e risate quella passione.
Ecco perché corro il Trofeo Massari Musolino.
Ecco perché sono orgoglioso di essere parte (seppur lontana e minima) del Road, un Club che usa la corsa per promuovere valori molto più alti.
Ecco perché sono grato ai vecchi del nostro Club, che hanno rispetto per le tradizioni e contribuiscono con il loro lavoro a trasmetterle e a rinforzarle.
Poi magari si dirà che era anche una corsa... ma a me basta esserci stato.
Buone corse,
Franz
Francy