Busto Arsizio, 10 novembre, maratonina. Tra il 16° e il 17° chilometro c'è una rotonda.
Avvicinandomi sento delle grida che si mescolano a suoni di clacson. Si capisce subito che c'è concitazione.
Quando sono lì vedo un uomo che inveisce contro la persona che presidia l'incrocio. Sbotta urlando: “Fermateli! Fermateli se no li stiriamo!”
Il pensiero prevalente è che non servano commenti; che non valga la pena occuparsi di tali miserie. Ma io mi voglio prendere lo sfizio di questa analisi (ironica), perchè, in senso storico, non è la prima volta che una persona triste, incapace di risolvere i propri problemi esistenziali, si impegna (anche con successo) per fare del mondo un posto triste come sé.
Analisi cinesica
Il tale che urla è sceso dalla propria automobile accesa, non la prima ferma all'incrocio, ma una più lontana, con almeno altre due auto davanti.
Si rivolge minaccioso ad un signore, ben più anziano di lui e la sua fisicità incombe su quella del poveretto con la bandiera in mano. Questo si difende quasi sottovoce: “non possiamo fermarli”.
Analisi semantica
“Fermateli!” è un imperativo. Il tale che urla ritiene di potere dare ordini ad un altro signore; ad un' altra persona come lui. E' possibile che il tale che urla abbia qualche carica o ruolo che giustificherebbe ciò?
“Fermateli se no li stiriamo”. Il tale che urla esprime una minaccia. Se non si eseguirà il suo ordine lui, non da solo (o plurale maiestatis?), muoverà il proprio veicolo con l'intenzione di “stirare” i podisti che ostruiscono il passaggio.
“Stirare” è una metafora. Io ho la canotta sgualcita ma il signore non ha un ferro da stiro. Possiamo dedurre che intenda qualcosa tipo: usare le ruote del suo veicolo per passare sopra ad altre persone onde renderle piatte.
Analisi sportiva
Fermare il flusso dei podisti al termine di una gara di corsa su strada? Eh? Fermarli per far passare le automobili (tutte senza sirena)?
C'è del bizzarro.
Analisi psicologica
Il tale che urla è esasperato. Ha fretta. Ha, probabilmente, ragioni importanti che lo chiamano in un altro luogo. Ritiene non considerabile l'idea di cambiare strada. (Strano però, nei film si riesce sempre a fare una audace inversione ad U e ritrovare l'inseguito dopo un abile zigzagare tra strade secondarie).
L'esasperazione demolisce i suoi freni inibitori. Nella vita si ingoiano rospi e si reprime la rabbia. La rabbia si trasforma in violenza. Pericolo.
Egli, tuttavia, preferisce farsi promotore di una iniziativa plurale piuttosto che assumerne completa responsabilità.
E' probabile che il suo sia, più che un grido di violenza, il tentativo estremo di prevenire una tragedia. In questo senso il tale che urla è un benefattore. Oppure uno che vede più lontano degli altri. Oppure uno di quelli che leggendo le notizie sui giornali di certi episodi di cronaca, cinicamente commenta: “era chiaro che si arrivava a questo! La gente non ne può più”.
Il tale che urla è, in fin dei conti, un sociologo.
Analisi sociologica
Il tale che urla conserva un minimo di senso sociale. Egli non intende agire come un cane sciolto. Egli vuole assumere la leadership di un manipolo di giustizieri.
E' disposto ad assumere il comando. I duri come lui lo seguiranno e ripristineranno l'ordine sociale.
In senso più ampio, egli sente leso un proprio diritto.
E qui si arriva più o meno sempre. Quando ci sono due diritti che si contrappongono (quello dell'automobilista e quello del podista) è necessaria una scelta arbitrale, che non possiamo fare altro che delegare alle istituzioni. Ma ciò non va di moda e, nella nostra epoca, raramente si considera il diritto di molti superiore a quello di pochi.
Mario.
la tua analisi mi piace.
Quello che descrivi, nei fatti, è successo a tanti: la Maratona di Milano, credo del 2008, per me è il ricordo più "intenso": zona Piazzale Kennedy, all'incrocio c'era addirittura un vigile. Ero oltre il 30ismo, ma non ce l'ho fatta (sbagliando) a non far vedere a quello in auto che voleva forzare il blocco, il dito medio alzato.
E' vero quello che scrivi, il soggetto del tuo caso pensava di avere da solo più diritti di quelli degli altri. Insomma, una conferma del fatto che anche tu oltre che un maleducato, hai incrociato un vero pirla.
Un caro saluto
Mauro
piermario
Noi nel nostro piccolo dobbiamo tenere duro e continuare a correre nonostante tutto.
Francy
Ma credo manchi la cosa fondamentale: una proposta.
Questo secondo me è il vero sforzo che dobbiamo fare noi podisti. Trovare un'idea, una modalità per cui riuscire a superare questo confronto/scontro tra chi corre e chi (non) assiste... Perché chi inveisce, sbraita, si...arrabbia lo fa? Magari solo perché non sapeva della gara... C'è qualche altro motivo? Scovato quello dobbiamo trovare la soluzione.
Noi, non qualcun'altro.
Ce l'abbiamo un'idea? Tiriamola fuori. :-)
Marietto Mars.
Mi è capitato di trovarmi con l'auto in mezzo ad una mezza maratona e non mi è stato detto nè cosa succedeva nè le strade che avrei potuto fare per andare dove avevo bisogno.
Se le amministrazioni e l'organizzazione facessero più pubblicità e nei punti più trafficati mettessero dei cartelli per indicare strade aperte alternative forse gli automobilisti si arrabbierebbero di meno?
Francy