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Il popolo del Tor des Geants
Inserito da Franz.Rossi il 16/09/2013 alle 19:02 nella sezione cross & trail
Eccomi tornato dalla gara top della mia stagione: il Tor des Geants.
Se per caso ci fosse ancora qualcuno che non lo conosce, si tratta di percorrere le due Alte Vie che abbracciano la Val d'Aosta: 330 km di sviluppo, 24.000 metri di dislivello positivo.
Dicono che sia l'edurance trail più duro del mondo.
Di certo è quello che ha monopolizzato il mio cuore.
Il Tor non è fatto solo dai concorrenti, ma da un intero mondo che ruota intorno ad esso.
Ci sono i concorrenti (757 iscritti, più altri 1200 in lista d'attesa).
Ci sono i volontari (1600 persone che dedicano giornate a coccolare i corridori).
Ci sono gli spettatori, quelli venuti apposta a sostenere un amico, e quelli che restano nel giardino della loro casa e offrono frutta fresca colta dai loro alberi ai viandanti.
Il Road era ben rappresentato in tutte queste categoria, e prima di parlare di chi ha corso, voglio citare Max e Ilaria che mi hanno incitato, Cristina un angelo nella notte al rifugio Bertone, e anche alcuni ex, tra tutti la Feda che ha corso come scopa un tratto del Tor.
E poi ci sono i Giganti. E tra essi Luciano Micheletti 4 volte al via e 4 volte finisher. Uno dei 18 senatori del Tor, coloro che hanno preso parte a tutte le edizioni e ai quali spetta un posto di diritto alla partenza.
La gara inizia con 20 minuti di ritardo. 20 minuti sotto una pioggia insistente che era la prima avvisaglia del mal tempo in arrivo.
Sono partito molto veloce, volevo passare i primi colli prima che il tempo peggiorasse.
Ha funzionato, ma mi sono distrutto le gambe ed i piedi.
Così, dopo una domenica notte insonne, ho scelto di fermarmi a Cogne per ben 5 ore.
Il giorno dopo le gambe erano ancora indurite (avete presente quanto scendete le scale a marcia indietro dopo le maratone? ecco qualcosa del genere), ma la situazione è andata migliorando di giorno in giorno.
Arrivato a Donnas in ampio anticipo sui cancelli, ho iniziato a capire che potevo farcela e ho gestito la gara.
Nel frattempo il tempo era peggiorato: giornate di sole intenso e temperature fresche cui seguivano nottate gelide fino ai meno 10.
A Gressoney c'è un allarme meteo, è prevista neve in quota.
Scottato dall'esperienza dello scorso anno, decido di partire subito e passo il colle Pinter con un vento teso.
Passo due ore al rifugio Crest, ma a mezzanotte mi rimetto sul sentiero. Voglio arrivare a Valtournanche, dove mi aspetta Daniela per scortarmi fino all'arrivo.
(Lo so che sembra banale, ma da Valtournanche a Courmayeur mancavano ancora 90km e 5000 mt D+, non proprio una passeggiatina).
Nella notte le rocce prendono vita e si trasformano in animali, in uomini che dormono sul sentiero.
Il passo è incerto, la sciabolata di luce della frontale ondeggia ipnotica da un lato all'altro del sentiero, la notte è limpida, le stelle brillano come capita solo in montagna e la luna crescente illumina una parte della volta celeste.
Salgo e scendo, risalgo e riscendo, finalmente ad Oyace posso dormire altre 2 ore.
Ripartiamo alle 5:30 del mattino. Nel bosco gli animali iniziano a scegliarsi. Raggiungiamo un posto di controllo e il volontario ci indica il prossimo colle.
Nella luce livida dell'alba due montagne si trasformano in meridiana: l'ombra della prima sembra scendere lenta verso di noi, spinta dal sole che sale.
Accelero il passo per raggiungere la luce.
Il tepore meravglioso del sole, caccia i residui gelati della notte dal mio corpo.
Giù di nuovo a capofitto verso Ollomont, so che ormai ce l'ho fatta. Mancano ancora una 50ina di chilometri ma ho anche parecchie ore di luce davanti.
Risaliamo al Rifugio Chapillon e da lì all'omonimo colle.
Due fotografi cinesi immortalano un loro connazionale. Quando arrivano al colle quasi impazziscono perché non sanno cosa usare come scenario, il monte Bianco, la Grand Jorasse o la Grand Combin?
Alla fine scelgono di bloccare il malcapitato e riprenderlo da tutti i lati.
Noi scivoliamo verso St Remy en Bosses per affrontare l'ultimo colle del Tor, il mitico Col Malatrà.
E' di nuovo notte, l'ultima.
Mi lascio scivolare verso il rifugio Bonatti e poi al Bertone.
Quando taglio il traguardo a Courmayeur alle 6:15 del mattino non riesco a provare alcuna emozione.
Ho talmente spezzettato questa gara per renderla realizzabile (adesso saliamo questo colle, ora tocca arrivare al rifugio etc) che fatico a mettere tutto insieme.
Alla premiazione si ricorda Yuan Yang (di cui trovate nel mio blog). Un momento davvero intenso.
E poi si torna a Milano.
Gli amici mi inviano le congratulazioni, mi dicono che sono un gigante...
Personalmente ho patito poco e goduto tanto, e i veri giganti credo siano rimasti in Val d'Aosta, a svettare con i loro quattromila e passa metri in attesa dell'inverno.
Il vero problema è che una gara come il Tor des Geants ti innamora. Una volta che l'hai provata tutte le altre perdono sapore.
Cosa ci aspetta il domani?
Per adesso tante belle dormite e un bel po' di cibo. E poi andremo sul sito del Tor a vedere quando si aprono le iscrizioni per il 2014...
Buone corse a tutti.
Franz
PS per la cronaca:
706 atleti partiti
383 arrivati nel tempo massimo.
In 207esima posizione Luciano Micheletti in 135 ore.
In 228esima posizione Franz Rossi in 140 ore.

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Le notizie drammatiche ci investono come la grandine maledetta della Crosatie, che si è portata via Yuan: la rabbia, il dolore, ma la gara continua con la dura consapevolezza che la montagna non risparmia nessun sogno.
Quell'autostrada percorsa tante volte nella notte, dopo il lavoro, per portare un sorriso, un fazzoletto, le notizie del Corriere della Sera. Il mio TOr è quell'ultimo sacro giorno, in cui mi fiondo dall'ufficio a Courmayeur, mi cambio in macchina e salgo, salgo...prima o poi li incontrerò! il mio Tor è un'adrenalina tale che salendo mi sovviene che non mangio da 12 ore...e spero che al Bertone mi diano un biscotto da mangiare. Il mio Tor è entrare all'ultimo rifugio, il Bertone, preparando il faccino triste per scroccare un biscotto....e scoppiare in un sorriso di sollievo: grandissimi, nella notte, nell'ultimo turno di guardia nell'ultima postazione di controllo ci sono Marco e Cristina. Sembrano nati per fare i rifugisti! accolgono con premura e cordialità ogni atleta ed i familiari...sì, perché non sono la sola sul sentiero, moltissimi vanno incontro ad amici e parenti, una processione di lucine nella notte in tutte le direzioni.
Il mio Tor è scortare Luciano e Fabrizio lungo la traversata Bonatti-Bertone, e poi giù, fino al paese...e poi la passatoia rossa finale, i flash e la stanchezza che ti cade addosso come un macigno. Il Tor è un paese in festa che attende l'ultimo atleta, è un rito, sono tutti in fibrillazione; anche noi siamo seduti al caffè del corso ed aspettiamo, poi si alza il boato: è il tributo all'ultimo, perché al Tor la fatica di ognuno è sacra e deve essere celebrata. Mi alzo, applaudo, tutti gridano come se fosse il primo, l'ultimo, quello di metà classifica..che differenza fa? giganti sono, tutti.
Il mio Tor è un applauso lungo due minuti per Yuan, la sua email all'organizzazione letta in 4 lingue, che ora suona come una preghiera..
"Continuiamo a sognare, giorno dopo giorno attendiamo, pieni di
aspettative.
Insieme ad amici di tutto il mondo ci incontriamo nelle Alpi portando
benedizioni che arrivano da lontano.
La Grande Muraglia saluta le Alpi, la Cina e il mondo si danno la mano.
Andremo avanti correndo giorno e notte, respirando profondamente il
profumo della natura, inebriati dallo scenario spettacolare lungo il
cammino.
Tranquilli, senza il rumore di auto e treni, corriamo lontano verso il
cielo..."
Il mio TOR, il TOR di tutti è chiamare ad uno ad uno tutti i finisher, nomi, cognomi, bambini che giocano e si attaccano ai papà che finalmente sono tornati.
Mi dispiace che su queste pagine questo evento grandioso non sia stato seguito, ma forse non tutti possono capirlo: forse sembriamo solo pazzi agli occhi degli altri, eppure scene così non le ho mai viste nelle gare della domenica.
Beati gli ultimi, se sei a Courmayeur...
E poi gli sguardi smarriti di compagni che si sono rincorsi, superati, persi e ritrovati: ogni passo è una storia, gli occhi gonfi dal sonno e lucidi: perché dopo 4 anni ancora non ci si abitua ad un simile spettacolo, e forse il segreto è tutto qui: mai finire di stupirsi davanti a tanta bellezza....
complimenti ai Giganti!
Ilaria
settimana di gara vi ho seguito fin dal primo giorno e fino all'ultimo momento ,controllavo sempre i passaggi e mi immaginavo i posti , e la meraviglia della natura ,non si può aggiungere nulla di tutto quello che avete detto, è solamente meraviglioso .Spero di provare anche io un giorno questa meravigliosa esperienza.w i road e viva i GIGANTI
Ciao a tutti da Paolo Baldon
Grazie per aver condiviso le vostre esperienze, Giganti!
Claudia
Ormai i complimenti si sprecano per Luciano, alla quarta volta si conoscono anche i sassi. Alla sua età non so come possa trovare tanta energia.
La vera sorpresa è invece Franz, esordiente che intelligentemente ha saputo raschiare il fondo del barile ed arrivare con grande soddisfazione.
Ilaria sempre grande punto d'appoggio
Bravissimi
Isolano Motta
Superlativi !
max cimato
Paolo Valenti
Un'esperienza, ancora una volta, fantastica.
Complimenti Franz per il tuo risultato! Grazie a tutti voi.
Ad Ilaria: non smettere mai di emozionarti! Ciao
piermario
Al Bertone abbiamo dato accoglienza per 26 ore. Da bere, mangiare, lampade frontali ed altre cose di svariato tipo. Abbiamo parlato inglese, spagnolo, francese, a gesti e con gli occhi. Ognuno che é passato di lì é nei nostri ricordi.
Ma soprattutto ricordo bene chi conosco come FRANZ, ero così felice di vederlo, ce l'aveva fatta aveva vinto il suo Tor. Bravo Franz (purtroppo Marco ti ha mancato perché stava riposando i suoi 20 min)
E poi Ilaria sempre sorridente incontro alla sua metà in piena notta. E' stato bello vedere anche lei.