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Trofeo Scaccabarozzi – La mia Skymarathon perfetta
Inserito da trullo il 19/09/2012 alle 01:34 nella sezione cross & trail
Domenica 16 Settembre, mentre “il grosso” della truppa Road invadeva Monza per correre la mezza maratona, io ero impegnato nell’ennesima gara sui monti della stagione.
Il “Trofeo Scaccabarozzi - Sentiero delle Grigne” è una skymarathon di 43 km e 3.200 metri di dislivello positivo che tocca otto dei rifugi presenti sulle due montagne.
E’ impegnativa e difficile, anche se non impossibile, con lunghi tratti in salita alternati però a parti tecniche attrezzate con catene e corde, tratti esposti e canaletti che scaricano. E’ una gara che non sono mai riuscito a correre, per un motivo o per un altro, ma a cui tengo molto e che nella zona è molto sentita. Insomma è uno dei miei obbiettivi del 2012.
Arrivo alle 6 del mattino a Pasturo in Valsassina, accompagnato da Simona, dato che la partenza è prevista per le 7,30.
Il sole sembra non sorgere mai, è ancora tutto buio anche perché il cielo è nuvoloso. Speriamo che il tempo regga. Un caffè al bar, mi cambio in palestra, indosso la cintura con le due borracce, i guantini per proteggere le mani nell’arrampicata e poi mi infilo nella griglia di partenza.
Ancora un in bocca al lupo, un ultimo sguardo al cielo sempre grigio e si parte.
Siamo in tanti. L’inizio è veloce, si va dai 650 mt di Pasturo ai 1400 del Rifugio Soldanella in 9 km, poi l’uscita sui Piani dei Resinelli in leggera discesa per altri 4 km.
Riesco a correre per quasi tutti i 13 km, senza strafare ma trovando comunque un buon ritmo. Da lì in poi invece e fino al km 16,5, la salita alla Grignetta (mt. 2.177) diventa ripida e si procede camminando, ma sempre di buon passo.
C’è già molta gente al Rifugio Rosalba (mt.1730) che ci incita, ma in tutti i rifugi troveremo un tifo incredibile! Da qui fino alla vetta inizia la parte tecnica, nella quale si usano gambe e mani. Il cancello orario in cima è di 3h30’, nella mia tabella di marcia avevo previsto 2h30’ e invece riesco ad arrivare con 10‘ di vantaggio sulle mie previsioni: ci sta, la prima salita è sempre la parte che mi viene meglio. Velocemente consumo la prima barretta. Ma il bello deve ancora venire.
Ora comincia il tratto più difficile, la discesa attrezzata con corde e catene, ci si cala per i canaletti immersi nelle nuvole che avvolgono la cima. Alle prime catene per scendere un po’ di esitazione c’è guardando verso il basso, ma ci si abitua presto all’altezza.
Ma sono proprio sicuro di quello che sto facendo? No, comunque fa un po’ freddo lassù e si vede poco, conviene quindi sbrigarsi!
Faccio attenzione a non scaricare pietre su chi mi precede nella discesa, ma non sono altrettanto attento ad evitare le pietre che fa cadere la concorrente che mi segue: una sullo stinco destro e una sulla caviglia sinistra. Impreco in silenzio mentre lei (qualcuno conosce una tale Corinne Favre?) si scusa.
C’è davvero gente che cerca di passarti ovunque, scaricando l’impossibile a volte! C’è poco da fare: stringo i denti e accelero il passo per andarmene in fretta da lì, anche se le ginocchia risentono ancora dello sforzo della gara di tre settimane prima e in discesa fanno davvero male.
Finalmente il sentiero torna ad essere corribile, si passano il Buco di Grigna, il rifugio Elisa e il Sasso Cavallo, recupero un po’ di posizioni perché le gambe girano bene fino all’imbocco della ValCassina, un canalone che dovrebbe essere il punto più critico di tutto il percorso. E' una salita verticale attrezzata a catene, pioli e scalette, con successiva discesa da prendere con attenzione, anche questa con tratti attrezzati.
Da qui in poi finisce il tratto tecnico, ora contano testa e gambe.
Subito dopo il rifugio Bietti (mt. 1715) ritrovo la mia “amica” Corinne Favre, stavolta a terra per una brutta caduta. Vorrebbe continuare ma ha un brutto taglio sulla testa da cui perde sangue e in tre le consigliamo di ritornare al Rifugio, che era a neanche un minuto da lì.
Fortunatamente riusciamo a convincerla e all’arrivo mi diranno poi del suo ritiro.
La mia gara prosegue, siamo in tre e ci alterniamo cercando di correre sempre fino al Rifugio Bogani (mt.1822), punto in cui è situato il secondo cancello orario. Anche qui avevo previsto un tempo di 4h20’ e arrivo in 4h18’. Perfetto, sto rispettando la tabella di marcia in modo impressionante, non ci credo nemmeno io: l’obbiettivo delle 7h è fattibile, mi ripeto nella testa. Ce la faccio, ce la faccio, ce la faccio.
Ora via verso la cima del Grignone (mt.2.409, km.29), la salita è lunghissima e durissima e la stanchezza fa tanto.
I miei compagni di corsa si staccano e l’ultimo pezzo attrezzato fino al rifugio Brioschi non è niente di difficile, ad eccezione del problema di superare la lunga coda di escursionisti che si è formata attaccata alle catene. Finalmente dopo 5h01’ (contro la mia previsione di 4h55’) sono in cima: da qui in poi quasi solo discesa, ma forse non è un bene... Chi lo sa?
Mentre mi rifocillo al ristoro bevendo di tutto, mi raggiunge uno dei due ragazzi che avevo staccato in salita: ci guardiamo, brindiamo e decidiamo di scendere insieme. I primi 3 km sono abbastanza tecnici, scendiamo abbastanza prudenti e veniamo superati da 4 pazzi “uomini-capra” che si buttano sul ripido rischiando più del dovuto.
Finito il tratto tecnico inizia finalmente il prato e si vede il rifugio Pialeral (mt. 1.420): il mio compagno, forse sentendo che “ne avevo”, mi dice di andare se voglio. Non me lo faccio ripetere. Oggi no, sento che è la mia gara e non aspetto nessuno: vado.
La discesa ora diventa molto muscolare e le ginocchia reggono bene, scendo veloce tagliando le curve del sentiero scegliendo le traiettorie più brevi: ora si che mi diverto! Passo il rifugio, ristoro e via per altri 3 km inizialmente in falsopiano, poi lo strappo del S.Calimero, al km 36 circa, in cui arrivano i crampi a entrambe le gambe.
Ma non mi fermo, riesco a massaggiare i muscoli e a scioglierli un po’ mentre cammino in salita. Ce la faccio. Poi solo discesa e le gambe tornano a girare: CORRO, eccome se corro. Ne passo uno, due, tre, quattro, cinque: tutti cotti. Il quinto lo raggiungo con passo pesante nell’ultimo chilometro, sull’asfalto. E’ uno di quelli che “mi è passato sopra” all’inizio della discesa. Normalmente rallenterei e arriverei con lui al traguardo. Oggi no, scusa devo andare. Quasi vorrei che ci fossero altri 10 km da correre, tanto mi vien facile.
“Forse ho preso troppo sole?”
“No, ma non era nuvoloso?”
“Ah già, allora tuttapposto, sto solo impazzendo.”
La mia gara più bella. Non per il risultato, ma per come l’ho gestita, per come l’ho corsa, con le gambe, con la testa, con la voglia. L’anno scorso Mauro era qui a correre. Questa, come tutte le altre, è per lui.
Ultima curva, ultimo tornante, ultima salita, gonfiabile blu. Finita. Bacio. Abbraccio. Felicità. 6h40’. 37mo su 170. A sola 1h 54’ dal primo: occhio che arrivo! E poi doccia... fredda ovviamente.
Marco Frigerio

Discesa dalla Grignetta - foto tratta dal sito web www.sportdimontagna.com
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Gara da incorniciare!
E bella anche la cronaca, chissà quando mai mi capiterà di gareggiare vicino a numeri uno come Corinne Favre!
Bravò
Franz
Certo che far gara insieme a Corinne Favre è abbastanza singolare: ma quanto cavolo parla quella donna???? Io ansimavo a risalire il canalone della Valcassina e lei "bla bla bla"...Una testa così mi ha fatto!!! Lei sembrava Heidi e io il Nonno dell'Alpe. E meno male che andava piano perchè era al rientro alle gare.
Sei un grande!
Max
certo, le tue presenze alla rock spot ti hanno aiutato, eh? E chissà come faccio a saperlo :-)))
Ma...la Corinne,non è che,sti sassolini...insomma,non è che..VOLESSE UNA MANO DA TE ?? :) Mah!
Alè Road !
Enrico