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Una Gara Lunga 2 Anni

Inserito da alessandro.alboni il 03/09/2012 alle 20:42 nella sezione cross & trail

gli allenamenti, le prove del percorso, l’acquisto dell’attrezzatura, ma soprattutto la preparazione mentale.
Sai che dovrai correre per più di 24 ore, con neve, pioggia, vento, fango, buio, freddo, passaggi a 2500 m. di altitudine, mangiando e bevendo cose che abitualmente ti ribaltano lo stomaco, su salite interminabili e discese spacca gambe … insomma, una vera figata!
La gara inizia a Courmayeur e la partenza è una cosa indescrivibile: adrenalina allo stato puro! La musica di Vangelis, la gente che incita, urla e scampana, non si possono trattenere le lacrime e anche un duro come il Criceto (Marco Zerbato) non nasconde l’emozione.
Si parte sotto una pioggia battente verso il rifugio Bertone e poi fino ad Arnouva (20 Km) dove inaspettatamente troviamo il gruppo dei supporter capitanati dai Super Robino e Super Sabina che sfidando il meteo orribile e ci aspettano urlando.
Sento già che qualcosa comincia a non funzionare, mi sento stanco con una nausea che mi blocca lo stomaco, non bado alla cosa, tanto poi passa ,spero.
Inizia la seconda salita che porterà ai 2500 m. del Gran Col Ferret dove troviamo un’altra sopresa, questa volta meno gradita: tempesta di neve e – 10° di temperatura percepita.
Scappiamo giù per il discesone di fango che porta alla Fouly (35 Km) dove decido di ritirarmi perche il malessere aumenta.
Al ristoro però troviamo mia moglie Susy e la mia Amica Niki che ci incoraggiano e decido di arrivare almeno a Champex (50 Km). La discesa continua e poi l’ennesima salita, la pioggia non molla un attimo e il fango onnipresente rende tutto più difficile, considerando che il Balordone è ormai conclamato, mi rassegno e considero finita la gara.
Questa volta a Champex però ci sono proprio tutti, raggiungere i ristori non è facile, le strade di montagna sono strette, piene di curve, è notte, fa freddo e loro sono tutti lì, sorridenti e pieni del solito entusiasmo.
È incredibile quando forza ti possano dare e così mi sento in dovere di continuare.
La salita che ci aspetta è la più dura della gara: 800 metri di dislivello che la pioggia ha trasformato in un torrente di fango e a quota 1600 torna la neve che insieme a nebbia e freddo rende il tutto surreale.
Anche il ristoro in cima a Bovine sembra uscito da uno strano sogno, dentro una stalla decine di persone avvolte nel telo termico d’emergenza tremano dal freddo in un angolo.
Meglio scappare via prima che la voglia di mollare non ci costringa a zoombizzarci in qualche angolo.
La discesa è forse peggio della salita perché il fango e le rocce scivolose sono ovunque e le gambe non reggono più.
Non so come ma siamo arrivati a Trient dove troviamo una Sabina sorridente ad aspettarci con uno zaino più grosso di lei pieno di ricambi asciutti e caldi, la preghiamo di tornare a casa a dormire, sono le 4 del mattino e la sua faccia non è meno sconvolta della nostra. È l’ennesimo invito a continuare.
La salita successiva di Catogne è di quelle che non mollano mai, altri 800 metri con il medesimo “bel tempo” ad accompagnarci, ma il terreno e meno impervio e in uno stato di semi coma prendo la testa di un lungo trenino di disperati ed arriviamo in vetta. La discesa mette alla prova le giunture del Criceto mentre io recupero lasciandomi letteralmente precipitare giù per lo scivolo di fango di 5 km che ci porta a Vallorcine (75 Km).
E qui il tracollo è inevitabile, entrato nel ristoro cerco, mimando, di farmi dare un po’ di Coca Cola da un volontario.
Non devo aver fatto una buona impressione e lui chiama subito l’infermiere. Quando mi invita a sdraiarmi nella barella capisco che vuole togliermi il pettorale e con la scusa di fare pipì me la svigno come una faina.
Peccato che dimentico i bastoncini, me ne accorgo dopo un bel po’ e costringo, viste le mie condizioni, il Criceto a rientrare a recuperarli aumentando il suo Calvario di un paio di Km. I cancelli, entro i quali devi rientrare per non essere squalificato, sono vicinissimi e l’ultimo si trova ad Argentiere dopo una salita che affrontiamo ad una media Bradipa di 2 Km/h.
Al ristoro, appoggiato con la testa al tavolo, sono in uno stato ormai disperato. Non ho più un briciolo di forza. Sono finito. Il Criceto però compie il miracolo e con "parole piene di profonda amicizia, di incommensurabile poesia, grazia e persuasione" riesce a staccarmi dalla panca.
Le ore successive (10 Km in 3 h) sono una cosa difficile da spiegare, vuoi perché la mente, dopo il corpo, mi aveva abbandonato, o perché certe cose vanno vissute in prima persona per essere capite.
Comunque ci provo: siamo ultimi, veniamo raggiunti dalle scope, ci incoraggiano, sono gentili e premurosi ma soprattutto avvisano via radio che stiamo arrivando. Troviamo una Chamonix in festa ad aspettarci .
Ancora adesso, scrivendo, mi commuovo. La musica, la gente, mia moglie i miei amici, il Criceto al mio fianco.
Entriamo tra due ali di gente urlante che ci applaude e ci incita, mi sento abbracciare, baciare, non riconosco quasi nessuno ma la gioia è immensa e poi dietro la curva lui: il traguardo.
Lo attraversiamo abbracciati ma in realtà mi rendo conto che lo siamo stati tutta la gara, uno vicino all’altro.
In questo abbraccio c’erano i nostri più cari affetti, i nostri amici (Sabina, Robino, Niki, Tim e Mauro) e le nostre mogli che sopportano tutto questo con immenso amore e pazienza. Potendo tornare indietro non cambierei niente, errori compresi.

È stata l’avventura più bella della mia vita.

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Commenti
  • trullo 03/09/2012 alle 22:40:59 rispondi
    Siete pazzi. Siete forti.
    Grande Alessandro!

    Marco F.
  • enrico.grimaldi 03/09/2012 alle 22:49:28 rispondi
    Bravo Alessandro!Complimenti!
    Grande prova di sport e coraggio.
    E bel racconto!

    Enrico Grimaldi
  • Iron6Max 04/09/2012 alle 03:18:07 rispondi
    l'avventura più bella della vita
    Ti capisco e ci capiamo un pochi. Benvenuto nel Club. Prossimo anno stessa pizzeria! Max
  • Franz.Rossi 04/09/2012 alle 07:04:15 rispondi
    La cosa pazzesca
    Ma la cosa pazzesca è che mentre leggo so esattamente cos'hai provato, la salita della Bovine o il ristoro di Trient, l'incubo del ritiro a Vollorcine... sono tutti impressi dentro di me come se li avessi vissuti io.
    O forse li ho vissuti io, anche se quest'anno non ero in gara, anche se quest'anno a Chamonix sono arrivato quando eravate già andati via...

    L'avventura più bella della tua vita ti cambia.
    Dopo questo, nulla sarà più lo stesso

    Ed è una minaccia ed un augurio, amico mio

    Franz
  • capt.ale 04/09/2012 alle 15:17:29 rispondi
    ...un racconto commovente....
    ....e il tuo video all'arrivo mi ha ricordato un certo non so che di Back Broke Mountain.....
    E dato che sono pieno di invidia, visto che non posso più correre (tantomeno fare lo stambecco) ho deciso che l'anno prossimo anche io voglio provare le stesse tue emozioni:
    mi appenderò per le balle, le orecchie e i capezzoli al lampadario con un phon dritto sul sedere e il condizionatore a palla a nord....per almeno 24 ore!
    (però da solo)
    :-)
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