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Ventisette, giorno di paga #07Inserito da Franz.Rossi il 27/07/2007 alle 08:35 nella sezione storie
Perché corriamo?Il titolo l'ho preso a prestito da un godibilissimo libretto scritto da un mio concittadino, Roberto Weber (Einaudi, 8 euro), meglio noto come creatore della società di sondaggi SWG che come autore. Libretto che consiglio a tutti!Ma il tema è caro a chiunque nella sua vita ha indossato un paio di scarpette. E proprio alle scarpette si ferma l'elenco delle cose che hanno in comune i corridori. Se ci pensate bene tutto il resto è diverso: - i luoghi dell'allenamento, la pista, la strada, la montagna; - le tabelle di allenamento, che a volte neppure ci sono, ma che poi variano dai ritmi forsennati e dal maniacale uso del cronometro alla sensazione di affaticamento; - i materiali, da chi corre in scarpette, maglietta presa in qualche tapasciata e pantaloncini di cotone, ai superacessoriati con canotta tecnica e rilevatore satellitare di posizione; - i coach (e i compagni di allenamento), anche qui spaziamo dai lupi solitari ai grupponi con ritrovi fissi; - infine lo stile di corsa, c'è chi trascina i piedi e chi allunga la falcata, c'è chi sbuffa e "pompa" con le braccia e chi corre scuotendo la testa a ritmo di i-pod. A volte mi domando persino SE abbiamo tutti qualcosa in comune. E questa domanda ci riporta al tema principale Perché corriamo? Abbiamo iniziato a correre per motivi diversi, per perdere peso o perché lo facevano gli amici, per emulare un grande campione o su prescrizione medica, per sfogare eccessi di energia e stress o per sconfiggere il tempo e l'età. Di nuovo mille motivi diversi. Ma la domanda chiave è perché continuiamo a correre. Cos'è questo tarlo che, se salti la tua solita uscita, inizia a tormentarti e ti fa andare storta la giornata? Gli scienziati parlano di endorfine e gli psicologi chiamano in causa il senso di controllo su se stessi che la corsa regala. Però forse c'è qualcosa in più... Weber, nel suo libro, fa risalire la scintilla della passione per la corsa ad un attimo speciale, un momento di sospensione spazio-temporale che accade raramente, ma con regolarità. Potremmo chiamarla la corsa perfetta. Sarà certamente capitato anche a voi. Nel mezzo di un allenamento, oppure durante una gara, o magari in una giornata qualsiasi, avete sentito le gambe girare in modo sciolto sincronizzate con il respiro e al ritmo del vostro cuore. Un attimo perfetto. E quello che vi circonda si cristalizza e sfuoca in secondo piano, mentre rimanete voi da soli al centro del movimento. Non è statico, ma vitale. Non è voluto, ma inconscio. Non è ripetibile, ma avete la certezza che accadrà di nuovo. Ecco, io credo che noi corriamo per riprovare quella sensazione. L'anelito alla perfezione. E il bello è che succede a tutti. E tutti serbiamo il ricordo preciso di almeno un'occasione. A me è successo un giorno di gennaio. C'era la neve in Montagnetta. Era un giorno di festa e, nonostante non fosse prestissimo (c'era già la luce) ero praticamente solo. Stavo spingendo in salita sui tornanti asfaltati, ero concentrato sullo sforzo, ma le gambe rispondevano bene e il cuore, per quanto impegnato, irrorava d'ossigeno i quadricipiti. Poi, nel silenzio del mattino, ho sentito un picchio martellare un tronco e girando la testa per cercare la fonte di quel rumore ho "visto" tutta la scena dall'esterno. Io che correvo, il mio fiato che si faceva nuvola, il sole che entrava di squincio tra gli alberi, le foglie gialle a terra e il mio cuore rosso che batteva facendo l'eco al picchio. Ancora adesso, in questa calda serata di luglio, il semplice descrivere quel momento mi ha fatto ritornare fisico il ricordo. Ecco perché corro. Per vivere momenti come questi. Polaroid di attimi perfetti di felicità pura. Franz
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