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Ventisette, giorno di paga #06

Inserito da Franz.Rossi il 02/07/2007 alle 23:16 nella sezione storie



C'è lento e lento

I Campionati sono stato uno spettacolo maestoso: vedere tanta passione superare gli impicci dell'età non è cosa da poco.
Una breve visione sull'elisir di giovinezza!

Ma ci sono stati due atteggiamenti contrastanti a fronte di situazioni apparentemente simili.
Prendiamo una gara come quella dei 2000 siepi: donne e uomini over60 uniti nell'improbo sforzo di percorrere alla massima velocità 2000 metri interrotti dalle siepi e dalla riviera, una fossa profonda un po' più di un metro e piena d'acqua.
Mentre le ragazze con un agile balzo saltavano la siepe, alcuni degli atleti, i più anziani, superavano l'ostacolo sedendosi sopra e poi portando lentamente le gambe dall'altra parte. Alla riviera, poi, la cosa era resa più complicata dall'acqua e i master si facevano scivolare nella fossa dove si immergevano fino al bacino per poi uscirne dall'altra parte.

Mentre li osservavo, paragonandoli ai più veloci MM45 o ad atleti come Hubert Indra in grado anche a 50 anni di saltare con l'asta 4 metri, provavo un misto di sentimenti forse un po' di compassione, forse un po' di paura vedendo cosa ci aspetta, ma soprattutto una grande ammirazione per chi accetta ancora di mettersi alla prova e non su una gara relativamente "adatta" come il getto del peso ma su una prova tosta come questa.
E mi chiedevo: cosa li spinge? per chi lo fanno?
Secondo me, il primo vero motivo è che sono abituati alla sfida; non possono pensare alla vita se non in termini di mettersi alla prova.

Avevo tutto il tempo di fare queste considerazioni mentre attendevamo che l'ultimo degli atleti tagliasse il traguardo, quasi 10 minuti dopo gli altri.
E similmente attendevamo durante un 10.000 che l'ultimo atleta (si trattava di MM40) tagliasse il traguardo ben 15 minuti dopo gli altri pari età.
Ma questa volta le considerazioni erano diverse.
Partecipare ad una gara di livello nazionale quando si è evidentemente fuori forma, approfittando del fatto che non ci siano tempi minimi di ammissione non è corretto.
E' una forma di mancanza di rispetto nei confronti di chi con grande sforzo e con lunga preparazione raggiunge magari lo stesso risultato, ma con 15-20 anni in più.

Franz

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Commenti
  • Morg@na 03/07/2007 alle 16:44:36 rispondi
    Mi permetto di dissentire
    ...non sono d'accordo su questa visione un po' insofferente e direi quasi elitaria.
    Cosa vuol dire mancanza di rispetto?
    "Partecipare ad una gara di livello nazionale quando si è evidentemente fuori forma, approfittando del fatto che non ci siano tempi minimi di ammissione non è corretto."
    Sara' che mi sento un po' toccata nel vivo, dato che quando corro, che sia una tapasciata o il campionato italiano di mezza maratona corro sempre nelle retrovie, ma chi ci dice che il famigerato "ultimo" dei 10.000 non si sia allenato e non abbia dato tutto cio' che era nelle sue possibilita' in gara? Perche' avrebbe dovuto auto escludersi?
    Per fare un favore a chi?
    E' questo lo spirito dello sport Master? O meglio, e' questo lo spirito del Road? Se cosi' fosse sarei molto delusa.
    L'anno scorso ho partecipato a diverse gare del circuito Master di Nuoto, ho provato anche gli 800 stile libero, dove nella mia batteria sono arrivata penultima, con un tempo non certo da primato, e nessuno si e' lamentato.
    Alcuni miei compagni di squadra hanno partecipato addirittura ai mondiali a San Francisco, e con tempi neanche lontanamente paragonabili a quelli dei tanti ex-agonisti in gara, ma semplicemente con tanta voglia di mettersi in gioco e di esserci. Anche per quei mondiali non e' previsto alcuno sbarramento d'ingresso, che dire, hanno mancato di rispetto anche loro?

    Meditate gente... meditate...
  • pignatz 03/07/2007 alle 18:39:37 rispondi
    Punti di vista
    Mi permetto di spezzare una lancia a favore di Franz, che questa volta ha abbandonato il suo tradizionale spirito democratico e si è travestito da talebano.
    C'ero anch'io ai campionati master. Sia in veste di corrente (nel senso che correvo), sia in veste di volontaria. E in entrambe le vesti, devo ammetterlo, mi sono ritrovata ad essere un po' insofferente nei confronti di quelli (parecchi) che si sono iscritti solo per poter dire agli amici di aver partecipato a un campionato italiano.

    Punto primo: la pista e la strada sono due cose ben diverse. La strada, per definizione, è di tutti. Ognuno ci può stare, con dignità, indipendentemente dai tempi che fa. Anche perchè in genere si tratta di tempi lunghi, di corse che (se pure agonistiche) prevedono un'assistenza spalmata su ore. Mezz'ora in più o in meno, non fa una gran differenza.

    - Punto secondo: su strada, la gara è unica. Al massimo sono previste due o tre diverse distanze, su percorsi che si incrociano. La lentezza di alcuni concorrenti non pregiudica l'organizzazione. In pista, invece, sono previste tantissime gare una dopo l'altra. I tempi sono stretti, i giudici devono passare da una disciplina all'altra, e lo stesso il personale dello staff. Raddoppiare i tempi di un 5.000 metri vuol dire incasinare il lavoro di tutti. Infatti è successo.

    - Punto terzo: in pista l'adrenalina è per forza di cose molto più forte che su strada. La pista è competizione allo stato puro. Ci si gioca tutto in una manciata di minuti, o addirittura di secondi. Partecipare a queste gare sapendo perfettamente di essere lontani anni luce dalle prestazioni medie, vuol dire prendere in giro se stessi e gli altri. Rispetto massimo per chi dà tutto se stesso, si allena, e partecipa sapendo magari quasi per certo di arrivare ultimo. Rispetto zero per chi lo fa improvvisando, solo per poter dire "io c'ero" ed esibire la maglietta.

    - Punto quarto: nelle competizioni su strada spesso vengono fissati tempi minimi per l'ammissione, e nessuno ci trova da ridire. Se non si rientra nei parametri, non ci si iscrive e basta. In pista tutti possono iscriversi. Ma la partecipazione è affidata al buon senso (e al buon gusto) dei concorrenti. Che evidentemente a volte difettano.

    Pignatz/Paola

  • Franz.Rossi 04/07/2007 alle 11:49:45 rispondi
    Sembra incredibile ma sono d'accordo con Morg@ana
    Forse non mi sono spiegato bene, ma credo che sia scorretto non chi vuole partecipare ad una gara di buon livello, anche solo per assaporare il gusto dei campionati italiani.
    Penso che sia scorretto chi, iscrivendosi, abbassa la serietà delle gare.
    Non è una questione di forma fisica, come avevo scritto io, ma di forma mentale.
    Ho visto un atleta lanciare il martello senza aver mai lanciato prima. E io non posso considerare il suo un atteggiamento corretto.
    Ripeto mi sembra una mancanza di rispetto verso gli altri partecipanti.
    Persino nella maratona di New York (forse la più popolare) ci sono dei tempi massimi.
    E a nessun tapascione (come sono io) verrebbe in mente di intrufolarsi nella gabbia degli atleti top per provare cosa significa correre i primi metri davanti...
    Spero di essermi spiegato meglio
    Franz
  • IM-ale 04/07/2007 alle 14:37:15 rispondi
    bella discussione, mi ci infilo.....
    Rispetto e umiltà. Due valori purtroppo in calo di popolarità, due valori che però dovrebbero mettere d'accordo tutti. Poi certi comportamenti sono spesso anche frutto di ignoranza in fatto di sport, anche perchè purtroppo lo sport non lo si insegna a scuola (almeno in Italia, ahimè). Se tutti conoscessero la pista, come ad es. Paola, e avessero la giusta dose di rispetto (verso gli altri) e umiltà (verso se stessi), di certe cose forse non se ne parlerebbe neanche!




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