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La seconda freccia

Inserito da Franz.Rossi il 29/08/2011 alle 10:33 nella sezione cross & trail

Un lunghissimo weekend, un'esperienza totale ed intensa, mille lezioni imparate: difficile descrivere in poche parole quest'ultimo fine settimana a Chamonix in occasione dell'UltraTrail du Mont Blanc.

Il Dalai Lama ha detto: "Quando perdi, non perdere anche l'occasione di imparare qualcosa", il mio amico Pietro Trabucchi (finisher della Petite Trot a Leon anche quest'anno... e non spiego cosa sia ma rimando al link gli interessati) racconta spesso nei suoi stage sulla resilienza la storia zen dell'uomo che ferito da una freccia in un agguato dei banditi, invece di reagire iniziò a lamentarsi dell'avversa sorte. E la storia si conclude spiegando come quel lamentarsi invece di reagire era la seconda freccia, quella mortale per lo sventurato.

Si è visto di tutto in questo weekend.
Partiamo, una volta tanto, dai risultati sportivi dei grandissimi. Lo spagnolo Kilian Journet Burgada ha vinto la gara lunga in poco più di 20 ore, dopo aver guidato un gruppetto di altri due spagnoli e un francese.
L'ho visto arrivare, fresco come se non avesse corso, sorridente e disponibile a scambiare qualche parola con tutti.
Ha atteso il secondo ed il terzo e si sono abbracciati sotto lo striscione dell'arrivo, mentre le note di Vangelis riempivano l'aria.
Qualcuno dirà che non c'è nulla di speciale in tutto ciò, che succede in ogni sport, che lo spirito trail non esiste.
Ma dovete sapere che lo stesso terzetto mentre transitava ad un ristoro dopo oltre due terzi di gara, si è fermato ad aspettare che il quarto componente del gruppo di testa che fino a quel momento aveva corso con loro si facesse fasciare un ginocchio dolorante per poi ripartire tutti insieme. Sarà, ma in molti altri sport sarebbe stata un'occasione per staccarlo...

Ho incrociato molti amici, come ogni anno. Molti di altri team ed alcuni Road.
Ci siamo visti prima della partenza e dopo l'arrivo, e ci siamo scambiati le impressioni su questa incredibile gara.
Molti non hanno passato indenne la notte con le condizioni meteo difficili, ma tutti sono ritornati con la consapevolezza di aver arricchito il loro bagaglio di esperienza.
Cito tra i Road alcuni nomi: Paolo Queirolo, corridore di lunga distanza con grande esperienza che debuttava all'UTMB; Max Marta, anche lui sulla lunghissima distanza, che si è fermato a tre quarti gara; Cinzia Maverna, inossidabile ultramaratoneta, che tentava per la prima volta il giro del Bianco scegliendo saggiamente la CCC, fermatasi nella fredda Champex come Marco Perini che per problemi di stomaco ha dovuto fermarsi (a Marco, compagno della prima parte di gara, un pensiero speciale).
Ho anche avuto la bellissima sorpresa di trovare all'arrivo alcuni tifosi d'eccezione, con Robino e Alessandro ma soprattutto l'ugola d'oro Sa: insomma la curva Road in trasferta.

E arriviamo finalmente alla gara, anzi alle gare.
A causa delle previsioni meteo il percorso della prima prova (la TDS) era stata allungato di 7km (117 finali) per togliere la salita ad un colle dove nevicava. Questo non ha spaventato Claudio Ferrari che in 29 ore e 23 minuti ha portato a termine la sua prova.
Avete letto bene, più di 23 ore. Un giorno e una notte in giro al freddo.
La seconda prova a prendere il via era quella a cui partecipavo (la CCC), siamo partiti in un gruppetto di cinque persone, il già citato Marco Perini, Mauro Cenci al suo debutto sulla distanza, Daniela e Silvia, la prima mia compagna di viaggio in moltissime gare, la seconda conosciuta per mezzo di amici alla Biella Camino e ritrovata qui a Courmayeur al suo debutto nella CCC.
Anche il nostro percorso era stato cambiato. Tolto dei colli in quota (sempre per la neve prevista oltre i 2000 metri) e sostituiti con altre salite a quote meno rischiose. Alla fine saranno 93km e 5.100 m D+.
Partiamo tranquilli, salendo subito lentamente al rifugio Bertone. Dopo il primo ristoro io corro avanti con Mauro e Marco, mentre Daniela e Silvia si attardano seguendo il loro ritmo.
La giornata è soleggiata e ventosa, non c'è il caldo dei giorni precedenti, insomma condizioni ideali per correre.
Il cambio di percorso ha sballato anche i cancelli ma l'organizzazione manda i nuovi orari via SMS a tutti i concorrenti. Dopo Arnuva incrocio Cinzia che era partita prima di me e affronto la salita al Gran Col Ferret.
In discesa stacco tutti ed arrivo a La Fouly dove avrei attesa le due ragazze per finire la gara insieme.
Erano passate circa 6 ore di gara e solo adesso si entrava nel vivo.
Inizia a piovere e indossiamo la giacca a vento.
C'è ancora luce e possiamo godere dei meravigliosi paesaggi svizzeri, godendo anche dell'accoglienza calorosa dei bambini che organizzavano fuori casa dei piccoli ristori per noi concorrenti.

Apro e chiudo una breve digressione sul pubblico: IMPRESSIONANTE!
Gente ad applaudire in posti dove non ti aspetteresti nessuno, come un gruppetto formato da 4 adulti e sei o sette bambini che ci attendeva di notte al buio dopo Champex urlando a squarciagola; come Philippe che a Martigny offriva caffè caldo a tutti i concorrenti; come una classe di bambini che a Courmayeur incitava i corridori usando dei coperchi di pentole per sottolineare le grida; come la sconosciuta che il giorno dopo la gara ti incorcia al supermercato e ti fa i complimenti perché indossi la giacca da Finisher...


Arriviamo con l'ultima luce a Champex aux Lac dove c'è uno dei ristori più grandi. Mangiamo un piatto di minestra dove abbiamo "pucciato" una fetta di pane e alcuni pezzi di fontina, è caldo e salato, esattamente quello di cui c'è bisogno.
Ci copriamo bene e ripartiamo. Dal lago si alzano le nebbie, subite spazzate via dal vento, fa freddo, probabilmente siamo intorno ai 5/10 gradi, ma la temperatura percepita è più bassa.
Allunghiamo il passo, sapendo che il movimento ci scalderà...
Champex rappresenta un po' le colonne d'Ercole della gara, la tentazione di fermarsi è forta, la stanchezza ormai si fa sentire, il caldo del tendono, il corpo impegnato nella digestione, davanti la notte, il freddo e la pioggia, e 50km di salite sconosciute...

A Martigny compiamo un "viaggio nelle viti" con il sentiero che passa proprio in mezzo ai vigneti e i piedi che affondano nella soffice sabbia bianca.
Da lì si risale, tra asfalto e sentiero, per mille metri di dislivello fino a giungere al Col Forclaz dove ci attendeva un vento gelido che ci ha incollato addosso i vestiti bagnati.
Non ho mai patito tanto il freddo, i 5 minuti che ho atteso mentre Silvia e Daniela indossavano i pantavento mi hanno letteralmente congelato e non sono bastati i 4 km di discesa fino al ristoro successivo per scaldarmi. Appena arrivato mi sono tolto di dosso tutto e ho indossato gli abiti lunghi e asciutti che avevo portato con me.
Da Trient fino a Vallorcine, con la notte che cedeva alla luce dell'alba e il Monte Bianco che si indorava. E da Vallorcine la lunga passeggiata, frenati da un problema alla gamba per Silvia che zoppicava vistosamente, ma con la consapevolezza di poter arrivare.
Per fare gli ultimi 10 km abbiamo impiegato due ore e mezza, ma ormai era fatta.
Nella passerella finale lungo il centro di Chamonix Silvia e Daniela indossavano i loro migliori sorrisi ma non riuscivano a trattenere le lacrime: è come in quei rari giorni in cui brilla il sole e cade la pioggia, quei giorni da arcobaleno.

All'arrivo c'era Mauro Cenci (per lui un ottimo 22:54) che ci aspettava con Robino e gli altri. Noi abbiamo impiegato una manciata di secondi meno di 23 ore e mezza.
Alla fine, seduti sulla panchina in piazza a Chamonix, con il sole che brillava sul Mer de Glaces, tutti e tre intenti a comunicare a casa che eravamo arrivati, abbiamo rivissuto questa fantastica avventura. E poi rincuorati siamo andati verso l'albergo per la doccia e il meritato riposo, non senza aver prima brindato con un'ottima birra all'impresa compiuta.

Franz

PS: cito tra gli amici Federica Cataudella e Paolo Visigalli che hanno concluso l'UTMB sotto le 43 ore.
Davvero bravi!

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Commenti
  • Iron6Max 30/08/2011 alle 10:45:26 rispondi
    Una discesa all'inferno
    è questo che rispondo a chi stamattina mi guarda in faccia e mi chiede cosa ho fatto. Evito di aggiungere altro. A voi dico che l'UTMB da solo è una discesa all'inferno con la sola via d'uscita sotto lo striscione d'arrivo. Al momento il mio cervello, andato in pappa tra il km 100 e il 110, è ancora là.

    Altri commenti al momento non ne voglio più fare, solo perchè quelli comunicati nelle ultime 24 ore mi hanno solo dato l'impressione di banalizzare una delle esperienze più intense della mia vita. Bello che uno sportivissimo amico di mio figlio ieri sera a cena continuava a fare domande e ad ogni risposta dire "ah ma non avevo capito cos'era l'UTMB". Temporali, neve, Goretex indossato per 28 ore consecutive, freddo dolore sofferenza, discese fatte a mille ridendo come un bambino e divertendomi come non facevo da anni, sonno, sonno combattuto, sonno vinto, sonno vincitore.

    L'attesa di un amico/rivale che si fascia durante la gara è cosa talmente ovvia oggi, quasi banale, durante l'UTMB. Pur viaggiando solo ho dato e ricevuto da altri UltraTrailers in occasioni simili. L'avere una persona in più accanto quando "ti perdi" una persona magari più "lenta" ma che può tenerti il cervello acceso, anche solo pochi secondi per lasciar passare una crisi, ha un valore inestimabile.

    Molti chiedono, ma ci riprovi? Rispondo no mai più. :-) A voi dico non da solo, sto cercando compagni di viaggio. W il Road!!!

    p.s. Se Franz organizza una Serata Road, tra tutti i presenti lo scorso week-end di cose da raccontare ne abbiamo.....

  • sgiannetti 30/08/2011 alle 12:10:54 rispondi
    La freccia a bersaglio
    Bravo Francesco ,
    dopo il blocco del 2010 hai portato a casa nell'edizione più difficile la CCC .Nel racconto si capisce bene che per chiudere queste gare si deve andare oltre l'allenamento ,oltre le crisi , il freddo , i dolori , la stanchezza e tu e i road presenti lo avete fatto .La vittoria della mente sul corpo !
    Grandi ! Io per canto mio , per lenire la nostalgia del mancato sorteggio sull'UTMB , ho scorrazzato sabato mattina avanti e indietro da Courmayer a Arpnouva seguendo il passaggio dei primi e poi correndo incontro al "flusso " dei normali tra l' una e le quattro del pomeriggio .
    Comunque nel 2012 sarò della partita ...

    Ciao.

    STEFANO
      
  • fedecata 30/08/2011 alle 16:08:50 rispondi
    grazie Franz!
    indescrivibile!
    Un abbraccio a tutti voi.

    Feda
  • titotraildente 02/09/2011 alle 14:11:03 rispondi
    I DID IT
    Vivo un momento complesso della mia Vita ,con il timore di chiudermi in me stesso e di non riuscire deciderne la direzione.
    Pochi allenamenti,molta fatica ma determinato a portare in cantiere un idea che vada oltre il mio
    un limite mentale ,con la possibilità di recuperare l'autostima smarrita
    100 Km e/o 24 h di corsa sono effettivamente Ultra Obiettivi.
    Con la partecipazione e la conclusione della CCC ritorno orgoglioso di me stesso ,
    Trovo molto difficile spiegare le difficoltà di una gara del genere.
    La distanza? Chi dice 95 km e chi ha rilevato con il gps 98 Km, comunque tantissimi, talvolta interminabili .
    Il percorso? Modificato causa previsioni meteo infauste ,non si è rivelato particolarmente tecnico.
    Il vero problema (per tutti) è stato non essere a conoscenza del profilo altimetrico della seconda parte che ha comunque ha conservato dei passaggi molto impegnativi.
    Il tempo ? Circa 23 ore per me , il che vuol dire saltare una notte di sonno, ma con tutta l'adrenalina che si ha in corpo si può fare. Prima o poi si arriva e si recupera.
    Il clima? La parte diurna di gara è stata a noi favorevole ,sole ,sufficientemente ventilato. Tutto cambia in piena notte ,durante l'ascesa da Martigny (23.55) fino al Col Forclaz (1.50)1000m+ in 6 km dove ad attenderci troviamo un vento fortissimo gelido e la pioggia. Risultato un bel principio di congelamento ,che ha messo a dura prova la nostra voglia di proseguire.
    Il passo? Personalmente non ho mai corso, se non per pochi km in discesa. Ma in salita ho spinto continuamente grazie all' ausilio dei bastoncini, preziosi compagni anche nelle discese più tecniche.
    L'alimentazione ? Vale la regola di bere continuamente acqua con e senza sali e cola ,senza attendere la sensazione della sete. Sono bastate le normali gelatine e barrette varie associate alla frutta secca ,più un buon piatto di pasta col burro!! a metà gara. Il brodo con pane e formaggio consigliato da Franz ,non sono proprio riuscito a mangiarlo!!
    L'abbigliamento? Tutto il necessario per affrontare temperature dai +30° ai -2°e la pioggia. Nulla è risultato superfluo,dai 3 paia di calze al telo di sopravvivenza, dai pantaloni antipioggia ai panni riscaldanti Body Warm. All arrivo lo zaino pesava quasi il doppio della partenza per via dei ricambi inzuppati.
    Riesco molto più facilmente a descrivere i momenti di gioia.
    Tante montagne verdi e innevate , i ghiacciai, persone e bambini ad incitarti,tanta solidarietà.
    Fondamentale per il mio successo è stato aver incontrato una giovane trailer Valentina con cui ho condiviso tutta la seconda parte della gara ,la più difficile ,riuscendo a superare proprio quei momenti che ti possono inchiodare lungo il cammino .Parole sante MAX.

    Un grazie a Stefano, Marco F, Marco P e Lorenza che con i loro sms mi hanno simpaticamente dopato durante tutta la gara ,ed a Sabina, Robino e Alessandro xl'accoglienza all' arrivo e l'ospitalità successiva.
    Un grazie particolare al Maestro Franzsan che ha spinto qs modesto uomo della bassa ad affrontare imprese per lui ,fino a poco tempo fa ,improponibili ed a riconquistare l'autostima.
    http://www.youtube.com/watch?v=TFWDUsvLCoE&NR=1

    Mauro Trailman

    All'arrivo ,Sabina mi ha chiesto un parere ed io per risposta le ho detto <> ,
    ma dopo l'esperienza in gara con Valentina ,cercherò di cogliere la richiesta di Iron6Max per il prossimo UTMB.

    Concordo DU IS MEI CHE UAN.
      Quindi arrivederci Mont Blanc.
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