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Il lavoro (dà la) paga.

Inserito da tridemonio il 21/06/2011 alle 00:46 nella sezione triathlon

Genova, domenica 19 giugno 2011.

Sale il sole, spacca le pietre in quel di Genova. Amato caldo, quanto ti ho aspettato! Siamo qua in qualche centinaio alla partenza del Triathlon Olimpico di Genova, io sono voglioso di riscatto dopo una prestazione deludente al primo olimpico in quel di Pietra Ligure (per la cronaca: ritirato per malore dopo aver mandato a farsi benedire degli infermieri che mi pregavano di fermarmi).

Da pietra ad oggi non ho collezionato molto allenamento. Anzi per la verità non ho collezionato praticamente nulla. Qualche – ma si conta sulla punta di una mano, forse – km a nuoto, forse un centinaio di chilometri in bici, meno di una maratona di corsa. La testa mi dice che non dovrei esserci, il cuore mi impone di esserci, perchè il triathlon è il mio sport, a prescindere da qualsiasi cosa. Da abbinare, ma non subordinare, alle altre componenti della vita.

Il nuoto è la solita tonnara, ben intervallata dal bellissimo passaggio fuori dall'acqua con annesso super tuffo tra le barche. L'acqua è sporca?!?! Mah.. ho nuotato in posti molto peggiori (nota: la “cacca” c'è un po' dovunque.. ergo) e sono qui a raccontarlo. Mazzate? Io guardo la boa, finalmente ben visibile... e se oggi il tuo testosterone ti impone di picchiarmi mentre non punti verso la boa, ma verso La Spezia, io ti faccio passare e a buon rendere, non ti meriti né un calcio, né un pugno: io ho altro a cui pensare.

Provo ad uscire dalla banchina... Ma quando faccio per tirarmi su da un pontile, un gentile concorrente si attacca come un Koala al mio corpo. Gli intimo di staccarsi, se non mi lascia, non saliremo né lui, né io. A quel punto arriva un energumento, mi prende sotto le ascelle, e riporta sulla terraferma sia me che l'ospite che, devo dedurne, si era particolarmente affezionato (o era particolarmente spompo, dato che si schianta circa 2 metri dopo contro un gradino, per di più segnalato).

E' ora della bici. Mi sento abbastanza bene. La zona cambio è ancora ben gremita, tranne il mio piccolo “quarto” (forse ottavo) di rastrelliera. Ergo: quelli con il rank simile al mio nuotano forte, ma ancora tanti sono dietro. Parto in bici, raggiungo tre concorrenti, cominciamo a menare come animali feroci.

Raggiungiamo prima un piccolo gruppetto, che si affianca, succhia la ruota, e per fortuna collabora. La velocità sale, non stiamo mai sotto i 40. Continuiamo a recuperare gente, gente che in gran parte collabora, in parte no. E vedremo che questo è importante. Dopo i primi dieci chilometri il primo dei 4 giri è concluso, ho fatto la tara al percorso, so dove si può giocare una buona gara con poca fatica, se gestita bene. Un giro di boa con salita e attacco in falsopiano, un secondo giro di boa con uno strappo prima di ricominciare a scendere lungo la sopraelevata. So cosa fare, come direbbe il Capt, mi sento una “vecchia bagascia”.

Il gruppo, man mano che recuperiamo gente, diventa sempre più nutrito. Arrivano anche i “chiacchieroni”. Quelli che non tirano niente ma si divertono a dare ordini, sulla base di non si sa che. Faccio il mio, sul falsopiano in salita porto il gruppo dai 40 ai 43-44 orari e sfilo. Sfilo indietro. Sento il chiacchierone che, dalla pancia del gruppo, continua a impartire ordini: “Regolari!!! Regolari!!! 30 secondi l'uno”. Ma davanti, a prendere gli schiaffi del vento, a sacrificare la femorale per il bene comune, non l'ho ancora visto. Non ce la conta giusta, chi mena davvero, e chi è leader davvero in gruppo, non chiacchiera. Segnala. Se non tiri, ti incenerisce con uno sguardo.

Infatti è così. Sono spettatore di quello che credo sia stato l'incidente più grave. Il nostro chiacchierone, nel suo parlare, ritiene giusto appellarsi anche a quelli dietro. Per girarsi, gira il manubrio, involontariamente. Solo che siamo in tanti, vicini. Solo che stiamo andando sopra i 40.

In un istante arpiona il malcapitato alla sua sinistra. Volano per aria, sono lì davanti a me.. Mi cadono poco avanti. Nel frattempo, d'esperienza mi ero tenuto largo, nel gruppo, ad evitare le cadute. Quello a fianco a me no, penso non stesse manco guardando davanti a lui o fosse sovrapensiero. Impatta in pieno. Sfilo per un pelo il groviglio, sento rumori agghiaccianti, chi del gruppo si salva va avanti, smettendo di pedalare. Ci guardiamo attorno, sull'altra corsia passa una moto della scorta tecnica, stanno tutti zitti, scioccati. Allora io gli ringhio addosso: “Serve un'ambulanza, fate presto, cazzo!”

Il conducente fa un segno con il capo. Il nostro dovere l'abbiamo fatto, non può non vedere cosa sia successo. Arriveranno per tempo i soccorsi. Non posso tornare indietro, rischierei di causare un incidente ancora più grave. Forse è più giusto tornare al nostro destino. Menare.

Continuiamo a spingere, ci ricompattiamo. Si aggiungono altri scalmanati e la velocità sale. Raggiungo il primo ed unico Road incrociato in bici, il Luca. Si unisce al gruppo e filiamo come lippe.

Il numero XX (non lo dico, me lo ricorderò finche campo, credo), è tra quelli inglobati nel nostro blob di pignoni e catene. Ci sono, a volte, anche delle donne, che poco sportivamente si accodano e poi mollano. Dicevo numero XX si comporta come uno alle prime armi. Fa scatti a caso. Ma soprattutto rompe i cambi. Io sono dietro di lui e non riesco a sorpassarlo. Ecco che perde la ruota la prima volta, mi ci tocca mettere la pezza. Ed eccolo ancora, altra pezza. La fatica sale, non sei in forma, tridemonio. Ecco che perde la ruota ancora. Qua sarà più difficile ricucire, perchè non ho visto, ma abbiamo almeno 10 tragici metri di distacco. Do' tutto quello che ho, il tachimetro raggiungerà i 55.4 km/h, la mia più alta velocità di sempre in piano. Ma il gruppo, il mio gruppo.. quello sfila. Non lo prenderò più. Sono stravolto dalla fatica, non riesco a respirare. Numero XX mi supera, niente da fare, non recupero. Mi supera anche Sara, che avevamo ripreso poco prima: mi offre la sua ruota, io sto così male che non riesco a dirle altro che “Vattene, non ce la faccio più”.

Mi mancano ancora un giro e mezzo. Cosa fare? La testa mi gira, sbando. Ho datto troppo mannaggia. Ecco arrivare un nuovo gruppetto, da dietro. La differenza tra una faticaccia e una agonia sta proprio nel riuscire a trovare la forza di attaccarmi. E ce la faccio!

Meniamo, meniamo. Non tanto quanto il primo gruppo, ma bene. Cerco di dare il mio. Inorridito, sfilo a fianco ad una delle persone della caduta di cui sopra. A terra, con il collare, occhi sbarrati. “Rischi del mestiere” mi dico sulle prime. “Ma di che cavolo di mestiere parli, idiota! Non è il tuo lavoro! E' un divertimento!” mi rispondo.

Continuiamo a frullare le gambe recuperiamo persone. Tra cui numero XX, a cui intimo con istinto assassino: “Se vuoi stai dietro, a ruota e ti portiamo a casa. Ma se mi rompi un altro cambio...”.

Recuperiamo ancora, riprendiamo anche Luca e un gruppetto. Prima di arrivare in T2 faccio in tempo gli faccio in tempo a confidare: “Ti prego, non mi umiliare troppo di corsa.” Lui mi fa: “Io? Ma sono stravolto, non credevo fosse così dura!”. Ma io so a cosa sto andando incontro, oh se lo so! O forse ancora no....

Via: scarpe – visiera – gel. Partire!

Comincio a correre. Non so cosa aspettarmi, dato che a Giugno avrò fatto sì e no 20 km totali di corsa.

Bevo e mi rovescio acqua abbondante in testa. Ma sento che sto per non averne più. Spero che il Gel faccia un po' di effetto, ma mi conosco troppo bene per non sapere che una fine tipo Pietra è vicina.

Dopo i primi due km e mezzo Luca è già distante una vita. Io comincio a sentire male ovunque. Sono in palese iperventilazione, lo stomaco mi fa malissimo. Ho una sete dannata. “Tieni duro!” mi dico. Mi trascino sul lungo mare, entro nel parcheggio della fiera dopo il primo giro e lì sono così bollito che manco mi accorgo di andare ad inciampare contro la transenna. Per poco non vado giù di faccia.

Arrivo al giro di boa. Ho una sete terrificante o almeno così interpreto i segnali catastrofici che mi invia il corpo. Prendo una bottiglietta, provo a bere qualcosa, ma non riesco a scrollarmi di dosso male e, soprattutto, affanno. Vorrei oltremodo accomodare la testa in un Toi-Toi. Qua finisce come a Pietra, mi dico.

Poco dopo il ristoro, la testa gira sempre di più. Devo fermarmi un attimo, non mi reggo in piedi e non riesco manco più a respirare. Sento la voce di Novelli che mi urla di non mollare, ma non riesco neanche a rispondergli. Mi ri-passa Sara, che si ferma offrendomi di correre con lei, ma sto male. E le devo una risposta. Per cui raccolgo le ultime forze e la sgrido “Vattene, vai.”. Forse ci rimane male, ma forse mi capisce. Sta di fatto che prima di abbandonarmi mi dice: “Non ti puoi ritirare anche oggi, devi farcela”.

Per diana, ha ragione.

Parto a camminare. Novelli mi bercia addosso qualcos'altro – grazie, Marco – ma manco lo sento. Quello che sento, è che devo dare di corpo. Resilienza, tridemonio, resilienza. Devi dare di corpo? Hai già dato a Bardolino 2008. 1h e passa per fare i dieci km. Quelle aiole ancora ti ricordano. Se devo dare, darò.

Piano piano, sono circa 5-600 metri.. sto quasi meglio. Un percorso in cui non so distiguere se ciò che sentivo addosso fosse il sudore, o l'acqua del mare che scendeva ancora dai capelli, o anche lacrime che sotto gli occhiali mi dicevano, quasi: “Ma come ti sei ridotto, miserabile!”.

5-600 metri che mi ricordano due chilometri di tanti anni fa, in uno schifosissimo parchetto di Corsico.

Il male passa, o meglio passa al punto da non diventare asfissiante. Posso ricominciare a correre, o almeno ad avere una “fase aerea”. Sta a me la scelta, come al parchetto di Corsico: vuoi correre, o vuoi dirti:”Come ti sei ridotto”.

Oggi voglio correre, o almeno provarci.

Parto a correre, ed i pensieri escono senza soluzione di continuità. Come a Nizza, come in tantissime altre occasioni. Incontrollabili, esaltanti, sconclusionati, assolutamente politically scorrect (con un bel ecchissenefrega, con buona pace di tutti). Motivanti.

“Ci metterai una vita e allora? Anche Giuseppina Capra ci mette il suo tempo, te la ricordi ai Mondiali di Rimini?!?! Ma lei arriva, lei ce le ha davvero, lei fa il suo meglio, lei ha decenni più di te, lei rappresenta davvero lo spirito sportivo, a differenza tua che oramai sai solo piangerti addosso e dare importanza a vaccate. Datti una mossa!”

“Dici in giro che vorresti qualcosa di meglio, ridi di chi crede che il vento del cambiamento nella tua città arrivi da 62enni (con tutto il rispetto), che più conosci il mondo e più vorresti impegnarti per volerlo diverso, che vuoi gente che sia davvero disposta a scombinare le carte.. E tu?!!? Tu sei qua che ti lamenti e piagnucoli. Che speri di svenire, che ti facciano una flebo, aspetti di avere un alibi per ritirarti. Vigliacco. Magari se potessi tagliare, adesso, lo faresti. Proprio come i politicanti e simili che odi. Vergogna! Hai tradito te stesso”.

“Porca miseria tu sei o no il TriDemonio?!?! Quello che scriveva “Fino alla fine, fino in fondo”. Quello di cui aveva parlato Aldo Rock prima di Nizza, per cui ti erano arrivate decine di telefonate e messaggi che ancora conservi. Onora te stesso. Onora chi ha creduto che in quello che avevi detto ci fosse della verità. Onora chi, forse grazie a quello che dicevi, ha provato a volerti bene e a credere in te, dannazione!”.

“Una volta questo diecimila l'avresti corso in 42-44 minuti. Oggi in un'ora e forse più. E allora? Hai dovuto sacrificare gli allenamenti, in questi ultimi anni. Per motivazioni che ti sono sembrate giuste. Ma non eri tu quello che in Sardegna ha detto a tutti quanti: “Non è quello che siete, ma come l'avete fatto che vi ha qualificato e vi deve rendere orgogliosi”?!?!? Ora cosa fai? Ti lagni? Piangi perchè non vai come una volta? Da oggi abbiamo deciso che o-le-gare-le-corro-in-un-certo-modo-o-mi-ritiro? Siamo caduti così in basso?!?! Ma non eri quello che aveva giurato a se stesso che del cronometro se ne fregava, perchè cercava altro, perchè nel fare la triplice aveva incoronato un sogno? Devo pensare che sei solo fuffa? Un truffatore? Un millantatore? Devo pensare che sei uno di quelli che ti rapinano ogni giorno tempo prezioso ed ai quali immeritatamente dedichi un bel travaso di bile? Muoviti, non farà mai abbastanza male, lo sai.”.

“Ricorda cosa diceva quel folle che ha fatto da Lima a Rio a piedi: “La sconfitta non è mancare l'obbiettivo. La sconfitta è quando ti arrendi””.

“Il mondo ti sembra cattivello ultimamente? Questa è la tua occasione! Urlaglielo: “NTUCULU!”. Fino alla traguardo, un piede andrà avanti all'altro”.

“Ma vuoi davvero deludere Sara, che forse è l'unica ancora a credere che tu le abbia?”

E trovo il sorriso dicendomelo. Vado piano, molto piano, ma trovo il sorriso. Tanti Tri-Road, nel passarmi o incocrociarmi, mi incitano. Mi offrono una spugna, un incitamento, addiritttura una “ruota” fino all'arrivo. Ma oramai non serve più. Arriverò al traguardo, lo so. Vedo la fiera di Genova come, due anni fa, vedevo l'arrivo di Nizza. E come allora, rallento – se sia possibile farlo - per urlare un “Viva gli Alpini!” ai volontari – giustappunto alpini -al giro di boa.

Arriverò in fondo, alla fine. Non farò in tempo ad accasciarmi al suolo che uno dopo l'altro tanti Road verranno da me. Per merito – o per colpa – loro, i pensieri che mi hanno portato alla fine illuminano, come principi, la mia vita, con alti e bassi (siamo umani).

Ma io, un IronMan da cui sarebbe lecito – secondo la morale comune – aspettarsi l'inaspettabile... Capisco oggi che devo ricominciare... da uno sprint. E mi va bene!

Tempo fa promettevo a Claudia che finire un IronMan non avrebbe portato alla fine della mia avventura nella triplice. Nonostante – non lo nego, anche con vergogna – l'agonia provata mi abbia portato a chiedermi: “Ma chi te lo fa fare?!?!? Sei stanco morto, lo eri ieri, non sei allenato, non sei alimentato, e vieni qua a spalmarti sul terreno?”... la voglia è viva. Il fisico è indietro? Lo aggiusteremo. Ci vorrà del tempo, magari più del preventivato, ma non è degno di questa vita arrendersi.

Questo è il tri. Nascita e morte. Passione forte, delusione cocente. Scoperta. Democrazia. Giustizia. Il lavoro paga, e chi non lavora... Non arriva.

Basta non gettare la spugna una volta, solo una, quando tutto sembra perduto.. Per passare da essere quello che chiacchiera e fa cadere gli altri a quelli che.. Stanno zitti e, forse, nel bene o nel male, gli altri li ispirano a dare il meglio.

Grassie Road,
AUW!
Tridemonio.

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Commenti
  • roberto arti 21/06/2011 alle 10:34:14 rispondi
    Tu lo sai
    perchè te l'ho detto più di una volta....TRIDEMONIO!
    A proposito, vorrei ricordare che il copyright è mio :-))
  • artiglio 21/06/2011 alle 10:37:13 rispondi
    domenica era davvero dura...
    domenica, per il tipo di percorso, il vento, il falsopiano in bici e ancora di più in corsa (tutto il primo pezzo fino al giro di boa x 2 volte quindi in leggerissima salita), e soprattutto per il gran caldo, era veramente dura.
    Andrea, forse non sai che quando ti ho incrociato al secondo giro volevo urlarti "Non farti raggiungere da me..." o qualcosa di simile... :-)) invece ti ho urlato un altro incitamento... e ce l'hai fatta! Bene
    Alla prossima.
  • tri-bat 21/06/2011 alle 12:00:14 rispondi
    come sempre.....
    Commovente il racconto.... GRANDE ANDREA... e come ti capisco quando dici che il lavoro (dà la) paga.

    Nota: a 55 km/h non arrivo nemmeno in macchina!!!!!
  • fravit 21/06/2011 alle 13:33:57 rispondi
    Grande Andrea!!!
    Ma hai visto che sulla sopraelevata c'era il controllo della velocità????
    Sapevo che: "chi non lavora... non fa l'amore", d'ora in avanti il motto sarà "chi non lavora... non arriva"
    e cmq tu sei arrivato alla fine!!!

    Quando avrò momenti di difficoltà in gara penserò sicuramente a come hai portato a termine la gara a Genova.

    Grande Andrea!!!

    Fra
  • francy.fracassi 21/06/2011 alle 15:42:28 rispondi
    Grandissimo Andrea!!
    Che sia un ironman o un olimpico non cambia niente, la soddisfazione nel terminare una gara viene dal sapere di aver dato il massimo e aver tenuto duro nei momenti difficili e tu sei riuscito ad arrivare in fondo stringendo i denti, grandissimo!!!

    Francy
  • Tortellone67 21/06/2011 alle 16:43:02 rispondi
    Come diceva il saggio ....
    ... la sofferenza nobilita il triathleta!!!!!
    Domenica a Genova la resilienza si percepiva e si annusava ogni benedetto secondo e centimetro ...
    Non si molla MAI!!!!
    Bravo Demonio ...
    PS Dopo l'abbuffata pescarese almeno qui potevi risparmiarci la citazione su Aldo Rock ;-))))
  • Atman 21/06/2011 alle 17:21:04 rispondi
    grande fatica
    Rileggo nella tua fatica sensazioni che ho avuto la fortuna di provare anche io domenica a Genova. Caos gioioso nel nuoto, euforia immotivata nella bici, patimento doloroso nella corsa. Tralasciando la gioia e l'euforia, mi soffermo sul patimento, in tante gare podistiche fatte negli ultimi anni non avevo mai arrancato bovinamente come mi è successo domenica, mi sentivo un tapascione allo sbaraglio (senza offesa per i tapascioni), avevo persino male al fianco, sensazione che non provavo dalle scuole medie. Infine il caldo, io lo soffro molto ma domenica era solo un aggravante in più. Ultimo ma non meno importatnte il body Road, l'ho maledetto più volte, sembrava un armatura del medioevo chiusa ermeticamente sul davanti, invidiavo gli altri road, quelli con il body "vecchio" con la fantastica cerniera aperta sul petto che potevano godere di un po' d'aria diretta sul corpo. "mi dite perche siamo passati a questa versione tipo armatura". comunque nonostante tutto è stato un bel divertirsi.
    Gianpiero
  • tridemonio 21/06/2011 alle 17:46:05 rispondi
    Cerniera davanti
    Richiamino sull'RT (sempre che non sia cambiato).

    Il body, se ha la chiusura sul davanti, NON può essere slacciato, pena ammonizione e, se reiterato, squalifica. Questo per motivi di "decoro" e "pudore".

    Il body, se ha l'allacciatura dietro, PUO' essere aperto (sempre che la zip sia di lunghezza regolamentare) e darti sollievo.

    Quindi i Road con il body con cerniera frontale aperta... Domenica se la potevano vedere brutta :D

    Spero di non aver detto una belinata, in caso correggetemi.
  • ldammora 21/06/2011 alle 18:58:54 rispondi
    Grande Andrea! Grazie per aver condiviso con il tuo racconto le sensazioni ed emozioni che hai vissuto domenica, davvero molto coinvolgente, complimenti.
      
    Riguardo al risultato sportivo, fossi in te non mi butterei così giù, con l'allenamento che hai detto di avere alle spalle io non avrei finito neanche un tri-kids...:-)
  • gio 21/06/2011 alle 19:24:06 rispondi
    "CUORE E MARONI"
    ..se non sbaglio, avevi coniato tu questo motto vero?

    è in queste situazioni che viene fuori il meglio di noi, sei un campione e ritornerai più forte di prima.
    Io ci credo!!!

    UANEMAAAAA
  • Gian 21/06/2011 alle 19:25:17 rispondi
    Cuore e maroni
    Caro Andrea, hai perfettamente messo a fuoco (come sempre del resto sai fare tu) una particolare situazione che può venire a crearsi in una gara apparentemente “semplice”, almeno sulla carta (nuoto in acque calme, nel porto; bici e corsa piatte, dislivello quasi zero), che si trasforma per cause non dipendenti dalla nostra volontà in un delirio, da cui soltanto un sano cocktail di “cuore e maroni “ ci può portare fuori. A volte il cocktail suddetto non riesce subito, al primo colpo, bisogna perseverare nella preparazione, ma alla fine l’importante è che, anche se ci mette un po’ più di tempo, il cocktail venga bene e funzioni, cosa che mi sembra ti sia riuscita.
    Hai anche accennato ad alcune problematiche che sono emerse, su una delle quali in particolare vorrei soffermarmi, e precisamente il problema della cacca: quando siamo passati vicino al barcone nero, dal quale evidentemente avevano da poco scaricato nelle acque del porto il liquame che si trovava nelle casse che contenevano gli scarichi dei loro gabinetti, la puzza che si sentiva era tutt’altro che piacevole, e, se pesavi che ci eri immerso, ci stavi nuotando dentro e che quella roba ti entrava in bocca e nei pori della pelle, ti passava la voglia di andare avanti, se non altro per istinto di conservazione. Mi risulta che sia vietato scaricare in mare la merda, soprattutto nei porti, farlo poi quando sai che ci devono nuotare dentro i partecipanti a una gara, mi sembra poco carino. Pensavo di fare presente la cosa all’organizzatore, non per polemica, ma per metterlo al corrente di un problema spiacevole che si è venuto a creare in occasione della sua gara (senz’altro qualcun altro glielo avrà detto, ma magari ridirglielo non guasta).
    A presto in ZC … e… “CORAZON Y MARONES”
        Gian
  • Gian 21/06/2011 alle 19:28:35 rispondi
    Cuore e maroni !!!!
    Caspita, Giovanni mi hai preceduto di una frazione di secondo !!!!
        Gian
  • Tortellone67 21/06/2011 alle 21:26:16 rispondi
    Ragazzi ...
    .. per problemi di cacca dopo Pescara abbiamo la fortuna di avere tra noi un esperto !!!! iihihihihihi
    Per questioni di privacy non rivelo, ma se avete bisogno vi fornirò maggiori dettagli in privato ;-)))))
    Bruno AgentediMrCacca Tortello
  • mauro 21/06/2011 alle 22:29:39 rispondi
    bella Tridemonio!
    incrociandoti quel paio di volte nella corsa avevo notato che, da stravolto, andavi via via reagendo. Però mi hai incitato, alzando il pollice, sempre. Come tutti i Road, anche quelli che non conoscevo e di cui non ricordo il nome. Non sai come mi abbia fatto bene. Come si fa a non dire un bel grazie, a tutti e a te, dopo aver letto quello che hai scritto?
  • kinkie 22/06/2011 alle 00:39:23 rispondi
    Che Storia!
    Grande Demonio,
        per quello che hai fatto e per come lo hai saputo condividere.

    I risultati arriveranno, il cuore rimane.

    AUW!
  • Matteo Pirola 22/06/2011 alle 03:40:03 rispondi
    caro 3demonio
    come ti capisco,
    e per chi era a Pescara capisce me : )

    bravo, bravissimo, braverrimo!
    tenere duro è la colla che lega la fatica al piacere,
    moltiplicato per tre e per te!

    e w l'estate,
    calda e a puntate!
    ciaociao, m
  • Marc 22/06/2011 alle 11:02:23 rispondi
    La sfiga della foratura....
    ...mi perseguita e anche stavolta ho bucato. Adesso posso veramente dire che devo controllare le ruote!
    Ho forato a poco più di 2 km dalla fine della frazione bici... mille pensieri "che faccio mi ritiro? no non posso, ho nuotato nella merda, ho fatto 38 km di bici e per una foratura mi ritiro, a così poco dalla fine... domenica prossima faccio ben peggio, 2 km di corsa più altri dieci li faccio tranquillamente. Ma sì vado e chissenefrega, tanto non è più una questione di tempo!!!" insomma un fantastico "'ntuculu!" alla Tridemonio.
    Mentre correvo mi passavano vicino gli altri atleti chiedendomi che c'era e se andava tutto bene... un altro road mi hanno passato un fast (Adriano, era senza adattatore per la valvola presta) , altri mi passano incitandomi con un "Vai grande, dai che manca poco!!" . In quel momento mi sono reso conto che stavo facendo la cosa giusta, stavo bene, ero tranquillo e sicuramente non ero solo. Prima di arrivare alla zona cambio uno della scorta tecnica mi chiede se mi volessi ritirare... gli dico di no e subito controbatte dicendomi che non sono sulla bici e che doveva dirlo ai giudici, gli risposi di dirlo a chi voleva, che arrivavo a piedi ma che non mi ritiravo... mi avvicino alla zona cambio e Novelli nel suo stile fa una battuta, gli rispondo che lo faccio solo per far vincere i suoi, mi sorride applaudendomi. Arrivo di corsa alla linea di zona cambio con il giudice di gara che mi applaude dicendomi "hai il casco e hai portato la bici... bravo! dai che manca poco!" Ancora pochi metri e appoggio la bici, sento Attilio che mi incita, sono entrato in ZC con lui.... metto la bici in "rastrelliera" mi infilo le scarpe, vuoto le borracce sulla testa e parto. Mi aspettano altri 10k sotto il sole ma sono felice. Sento che sto facendo la mia piccola impresa, Verso la fine del primo giro incrocio Vasco sta camminando ha la faccia contrita subito penso a Pietra, questa volta non mi dice non ne ha più, buon segno, il solito scambio di incitamento faccio pochi metri entro in curva guardo indietro vedo Andrea correre... bene è ripartito non molla! Parto per l'ultimo giro di corsa incrocio tutti gli altri road li incito chi risponde con un "Alè!" chi risponde con un pollice alzato... Ultimi 100 metri, nelle gambe ho ancora benzina, posso superare quello che ho davanti all'arrivo penso al senso di questo allungo dopo una gara del genere, rallento ed arriviamo assieme al traguardo... Questa gara me la ricorderò per sempre per tanti motivi, mi è servita a capire tante cose, ma la mia Gara con la G maiuscola ce l'ho domenica. Come sempre Andrea con i suoi racconti riesce a darmi la carica e ad emozionarmi...
    Grande Andrea!
    Alè Road
  • IM-ale 22/06/2011 alle 13:02:58 rispondi
    @marc:
    uè pistola, ma domenica monta bene la camera d'aria, perchè 142km a piedi non so se te li puoi permettere prima della maratona......
  • bobgros 25/06/2011 alle 18:25:47 rispondi
    L'HO LETTO TUTTO
    e ormai sono veramente poche le cose che leggo fino in fondo. devo fare selezione. Ci sono in giro troppe cose da leggere , vedere , sentire e troppi strumenti che sovraccaricano la mente, i pochi bit dei miei cassetti di memoria ( bob jhonny mnemonic !!.)Di solito non vado oltre le 150 battute ... Nel tuo caso non mi sono nemmeno accorto del 1/4 d'ora passato a leggere e ho provato vere emozioni.
    Comuni sentimenti. E ne avevo bisogno. GRAZIE. BoBGRos
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