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Nove Colli per 202 chilometri
Inserito da paulrunner il 24/05/2011 alle 00:51 nella sezione strada
La gara
La Nove Colli Running nasce 14 anni fa per opera di Mario Castagnoli, ultramaratoneta di Cesenatico, sulle orme della Gran Fondo di ciclismo che da quarant’anni ogni anno vede circa dodicimila ciclisti su queste strade. La concomitanza è solo sfiorata il primo giorno ed è simbiosi assoluta il secondo quando sei letteralmente circondato da una massa enorme di biciclette con uomo/donna annessi. Con la Spartathlon in Grecia e la Badwater negli Stati Uniti è considerata una delle tre gare su strada più dure al mondo.
La gara (il traguardo breve di 84,8 km in cima al Barbotto, il quarto colle) era valida per il Grand Prix Iuta di società e vedeva ben tre Road alla partenza (Dario Laurenzi, più volte campione sociale della 100, Paolo Queirolo al rientro dopo un anno di assenza dalle gare ed il sottoscritto). Discreto caldo (ca. 30/31°) e, dopo la doverosa benedizione del parroco, partenza a mezzogiorno per 113 atleti tra cui Ivan Cudin, attualmente il più forte ultramaratoneta italiano.
I primi venti chilometri, per regolamento, vanno fatti al massimo a 10 km all’ora ed al 20° viene data una nuova partenza, proprio all’attacco del primo colle. Sto male già all’ottavo e le conseguenze me le porterò dietro sino al ventesimo perché metà del mio corpo vorrebbe fermarsi e l’altra metà aiutarlo a fermarsi. Ma so per esperienza che un mal di pancia può essere fatale per fare il tuo record in maratona ma è quasi ininfluente in una gara di trenta ore. Si sale, si scende, si cammina e si corre: al 57mo trovo Dario in fase di ritiro, ha fatto comunque un’ottima corsa come sempre, ma oggi è proprio dura, non c’è una nuvola.
Al traguardo del Barbotto invece c’è Paolo e ripartiamo assieme: a metà gara, al 101mo, si ritira anche lui: onore al merito, non faceva gare da un anno ma fisico e volontà ci sono sempre altrimenti non si improvvisano 101 km! Adesso inizia la mia gara che, come sempre e come per tutti, è fatta di due elementi distinti, il corpo e la mente, che vanno ciascuno per la propria strada ma che occasionalmente si ritrovano ed è solo allora che io capisco se questo giorno sarà il mio giorno.
Il corpo
La gara è lunga ma soprattutto molto faticosa, i nove colli ma in realtà anche un mare di saliscendi spezzano il ritmo e affaticano da subito la muscolatura. La prima parte del percorso è sotto il sole ma il tracciato non è sempre esposto e quindi, per quanto affaticato arrivo al traguardo del Barbotto dove c’è un bellissimo ristoro (primi e secondi e dolci e birra e vino: non manca niente): l’anno scorso mi ero fermato tre quarti d’ora ed avevo compromesso il risultato, quest’anno poco più di 10’. Da lì a Ponte Uscio, (a metà gara km 101) corro con Paolo Queirolo che, saggiamente, lì si ferma.
Da adesso sono solo, è l’una e mezza del mattino ed inizia la seconda corsa, quella notturna, hai nove ore per fare 57 km ed arrivare al cancello del 158mo ma anche quattro colli da scalare ed un principio di stanchezza: sembra tanto tempo ma non è così, in salita vado a sei km all’ora, nelle discese corro ma le gambe ed i quadricipiti urlano e tutt’attorno migliaia di lucciole mi fanno luce e compagnia e ricordi. Ogni tanto un cane abbaia al mio passaggio e da una valle vicino ne risponde un altro e poi un altro ancora. Mi salutano. Molto prima dell’alba un gallo si stiracchia e canta e molto prima dell’alba i boschi che fanno contorno all’uomo che corre sono attraversati dal canto di centinaia di uccelli.
Il sole ritorna alle 7.30 e da quel momento non mi abbandonerà più sino all’arrivo: al cancello delle 11 arrivo ancora con 5 minuti di vantaggio ed ora ho sette ore di tempo per gli ultimi 44 chilometri. Dopo la crisi notturna adesso c’è anche quella diurna e per due ore traballo lungo la strada prima di riuscire a convincere il mio corpo che io finirò questa gara nel tempo massimo. Accelero, l’ultimo colle è una specie di verticale asfaltata dove migliaia di ciclisti arrancano ma saranno centinaia quelli che mi incitano e io comincio a crederci: distraggo la mente con elaborati calcoli sui chilometri, la velocità in salita ed in discesa, le percentuali ed intanto ne approfitto per fare andare le gambe, per correre dove riesco e camminare molto più spesso ignorando i segnali devastanti di dolore e stanchezza fisica che stanno raggiungendo il mio cervello, ma non la mia volontà.
A dieci chilometri dal traguardo mi raggiunge un atleta toscano e decidiamo di arrivare insieme: lui è al suo quinto tentativo, io al secondo. Quando vedo lo striscione dell’arrivo sul fondo del lungo rettilineo sul lungomare di Cesenatico non ho neanche più la forza di commuovermi, l’avevo già fatto prima. Sono tra i 50 arrivati in fondo, al 47° posto. E’ il traguardo denominato dell’”uomo d’acciaio”. Non so se lo sono e francamente non mi interessa, è già abbastanza difficile essere un uomo, e questo voglio.
La mente
Sono partito stanco nella mente, stanco di mesi e settimane e giorni ed ore spesi a lottare e sono arrivato stanco nel corpo, ogni stramaledetto muscolo provato, anche il cuore, ogni maledetta fibra consumata, quasi consunta. Ma nel corso di questi lunghi chilometri (perché i chilometri di un uomo stanco sono lunghi, molto più lunghi, a volte quasi infiniti) mente e spirito, che sembrano un tutt’uno ma non lo sono rinascevano passo dopo passo, ad ogni colle, ad ogni ricordo di qualcosa del mio passato che, chissà come e chissà perché, riemergeva dalla notte della fatica come a dire “Ma come? Ti eri dimenticato di me?” ed allora sorridevo, piangevo, ridevo ma comunque vivevo perchè questo, in fondo, è quello che amo fare.
Il sole si acquieta e si dà il cambio con la notte e la pila non serve perché la luna sbianca la strada con la sua luce e dietro ogni pianta, ogni cespuglio vedo figure, uomini e animali e oggetti che poi svaniscono magicamente quando mi avvicino ma già poco più avanti altri ne appaiono e così per tutta la notte ed i passi seguono le contorsioni della mente e la linea retta si perde in una corsa a singhiozzo, in un passo balbettante, obliquo. Il buio è dentro e fuori di te. Fuori ti avvolge ma dentro si espande e se ami correre nella notte vuol dire che un po’ di quel buio, di quel nero, è anche parte di te.
Adesso la strada tace ma anche il silenzio ha un suono, sia quello dello strascinare delle tue scarpe sull’asfalto sia il latrato di un cane ansioso o il chicchirichì in piena notte di un gallo che ha perso il suo destino e, rivoluzionario a modo suo, cerca di svegliare il mondo. E poi, nel silenzio i pensieri non si danno pace: senza distrazioni possono correre liberamente e cozzano gli uni contro gli altri, si insultano, si arrabbiano ma poi si danno la mano.
Quando sale la notte (chissà perché la notte deve sempre ‘scendere’, come un sipario scuro, forse per la nostra ancestrale paura del buio) sai che il peggio è passato e guardi il taschino: tua moglie si è appisolata dopo i tanti incitamenti durante il giorno domani si godrà lo spettacolo di mille e mille e ancora mille ciclisti che vedrà sfrecciare via veloci.
In quel taschino speciale del cuore ha sempre corso con me anche se i suoi passi non hanno speranza. Quando torna il sole tutto diventa chiaro e dovrebbe acquistare una sua ragione ma quando sei troppo stanco per capire cosa c’è attorno a te, in realtà tutto si accavalla, si attorciglia i silenzi con i rumori, i brusii con le voci. L’arrivo è la fine che qualcuno chiama anche traguardo, cercato, voluto e quindi comunque giusto: né buio né luce solo libertà di essere...
Paolo
Nove Colli Running (202k) - Cesenatico (FO) - 21/05/11 |
Pos | Atleta | Distanza | Tempo |
47 | Valenti Paolo | 202k | 29:48:35 |
69 | Queirolo Paolo | 101,2k | 13:34:00 |
95 | Laurenzi Dario | 57,6k | 07:00:00 |

Commenti
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Grande Paolo, non hai mai mollato anche nei momenti peggiori, sempre al limite dei cancelli orari..
..e nonostante la fatica avevi sempre un sorriso anche per me!
complimenti e adesso....chissà cosa ci riservi!
un abbraccio
i&L.
Ghido
Fortissimo e delicato
Grande ammirazione
a presto
pietro
piermario
Prima, perchè io ho fatto la "corta" da 130km, ma in bici.
Seconda, perchè forse non ti ho riconosciuto! Spero di no, non dirmi che correvi con la maglia UTMB, se si, ero io il ciclista che mentre piegava in curva negli ultimi 30km ha riconosciuto non te ma la maglia, e ha urlato un incitamento che neanche ricordo...
Grandissimo!!!
Max TroppoPigro Marta
Oltretutto sono andato a vedere la classifica sul sito iuta e se non lo hai visto sei il concorrente meno giovane di età essere arrivato.
Grande testa e grande coraggio e solo nella sofferenza si puo' capire la felicità dell'arrivo
In questo ho ancora bisogno di qualche lezione
Ma sabato facciamo insieme il passatore ?
un abbraccio
E tu che mi dicevi, per la 100 km a Seregno: "mi raccomando..." sono davvero tanti, gestitisci al meglio e e e ..., ed io..., mumble mumble che sognavo di tagliare il traguardo!!
Be...!!, non credo esistano parole, ne aggettivi, ne similitudini, ne espedienti per pensare e poi "premiare" la tua "impresa" nella sua "ciclopica grandezza"!
La tua prova di forza, coraggio, tenacia e caparbietà, sicuramente aiuterà tutti noi road alle prese con il prossimo "Passatore", te compreso, ( ma per te, d'ora in poi..., una semplice "mezza!").
Grande grande grande, non vedo l'ora di stringerti la mano!
La sintesi perfetta della mentalità Ultra ; ultra prima di diventarlo lo si è dentro e tu incarni questo spirito .
Complimentissimi !!!!
STEFANO