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La mia prima crisi, alla roma-ostia 2011

Inserito da lorgorg il 28/02/2011 alle 17:01 nella sezione strada

Ciao a tutti!
Corro solo da 16 mesi nei quali (al di là di un infortunio al ginocchio che mi ha rallentato per qualche tempo ma non mi ha reso inattivo visto che ho praticato del nuoto come cross training) ho sempre sperimentato la gioia di migliorare, di abbassare ogni giorno di l'asticella delle prestazioni, in gara e in allenamento.

Nel frattempo ho letto tanto sul running (come succede a tutti noi nei primi tempi, almeno credo) e l’argomento “crisi in gara” era sempre uno dei miei preferiti, sia per la paura di incapparci, prima o poi (e quindi cercare qualche dritta per uscirne) sia per la l’aspetto di rivalsa che tanti di voi mi hanno raccontato quando siete riusciti a gestire e superare la crisi.

Beh, ieri durante la Roma Ostia ho anch’io provato l’esperienza della crisi. E’ stata una giornata durissima, una lezione di vita che non scorderò mai.

Ho impostato la gara per chiudere sull’1h40m, seguendo i pacemaker, e nella speranza di scendere sotto quella soglia. Ho corso i primi km in piena scioltezza, nessuna fatica a tenere il ritmo (4’45 al km) e anche la prima salita della gara è passata senza problemi. Mi sentivo abbastanza bene, forse non al massimo, ma stavo seguendo i pacemaker senza problemi e non volevo strafare.

Poi arrivo in prossimità della salita più dura (la famigerata salita del "camping" della RomaOstia lunga 1,3 km) e comincio a sentire le gambe pesanti. Rallento il ritmo per salire comodamente e non soffrire, passo il 10° km in linea con i miei tempi e scollino. Sono stanco, ma ora il percorso è comodo e le salite sono finite.

Riprendo il ritmo e torno sui 4’45” al km, anche meglio nel primo tratto di discesa.
Poi, verso il 13°km, avverto che c’è qualcosa che non va. Le gambe fanno una fatica sovrumana anche in discesa e comincio a rallentare. Ora non supero più, vengo superato.

Provo a fare tutto quello che mi era stato suggerito di fare in momenti come questi (concentrarsi sul movimento, spingere con le braccia, guardare avanti, bere, ecc ecc), aspettando che la crisi sparisca, così come è venuta.

Passano i metri e purtroppo soffro sempre di più, ora non riesco più a correre sotto i 5’ al km e il tricipite femorale sinistro è praticamente marmoreo. In prossimità del 17° km un runner urla: dai mancano solo 4000metri..è il panico per me! 4000 metri sono mentalmente difficilissimi da digerire, faccio il calcolo che sono più di 4000 passi e che faccio fatica a farne uno, figurarsi 4000!

A quel punto sono tentato dal ritiro, non guardo più il crono, vado avanti cercando di non pensare e trascinarmi al traguardo.
Al 20° km intravedo l’arrivo e finalmente comincio a pensare di farcela, l’ultima svolta sul lungomare per lo sprint finale e quindi dopo pochi metri vedo lo striscione dell'arrivo.

Prima di tagliare il traguardo penso che sarò sicuramente oltre l’1h45m ma poi mi rendo conto, finalmente più lucido, che i pacemaker dell’1h45m non mi hanno mai superato.
Alzo lo sguardo per vedere il cronometro ufficiale e leggo 1h42m8s. E’ il mio personale, nonostante tutto.
Dovrei essere contento, ma resta la brutta sensazione della crisi, dei continui sorpassi subiti, della fatica indicibile.

Aspetto la mia compagna che dopo una settimana di influenza arriva comunque al traguardo in un tempo vicino ai suoi personali (bravissima!!) e poi comincia la giornata di riflessione, sulla gara, sulle sensazioni e sulla corsa in generale.
Alla fine penso che dopo 35 anni in cui ho sempre praticato sport e in cui ho spesso pensato di dare il massimo, ho finalmente capito che la corsa è la miglior palestra di vita che si possa fare.

Sacrificio, costanza, passione possono darti il risultato atteso, ma ci sono tanti fattori che possono influenzare, tante variabili da considerare.
Ho imparato oggi che impegnarsi al 100% può non essere sufficiente, ma che bisogna ugualmente onorare il sacrifico e l’impegno, perché altrimenti si perde di vista l’obiettivo finale: stare bene con se stessi, divertirsi, fare di tutto per migliorare, ma senza fare drammi se ciò non succede. Ieri ho vissuto questa esperienza con la maglia dei Road, che credo rappresentino benissimo lo spirito che io voglio dare alla corsa.

Forza Road!!!

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Commenti
  • Lucky 28/02/2011 alle 22:12:55 rispondi
    Davvero Bello!
    è proprio vero quello che scrivi ...la corsa non è uno sport di squadra dove magari puoi "nasconderti" ...siete tu e lei e ci sono tantissime variabili ...

    Io una crisi vera e proprio non l'ho mai provata, ma per un infortunio alla maratona di Roma sono stato sorpassato da migliaia di persone eppure volevo arrivare ...

    Trovo che sia stata una grande lezione di vita e perdere così pochi minuti dal tempo obbiettivo dovrebbe renderti raggiante e lavorare ancora di più per arrivare ben presto ai miglioramenti tanto "sognati" ...

    Attento ai bicipiti femorali, riposo e successivamente qualche seduta soft di potenziamento per arrivare sempre più pronto muscolarmente alle gare!

    cmq complimenti un PB è sempre un PB!
  • kinkie 01/03/2011 alle 09:03:26 rispondi
    Bravo!
    Complimenti!
    E` dalle difficolta` che spesso arrivano le lezioni piu` belle, e tu hai saputo trasformare questa esperienza in uno stimolo.
    Io ero dietro di te, sono arrivato in 2h portando la bandiera dei Podisti da Marte e accompagnando Hanna (che e` stata bravissima, PB anche per lei in condizioni non facili).

    Siamo proprio una squadra fortissimi :)
    (20 road all'arrivo - sappiamo distinguerci sempre!)

    W il Road!
  • cristiano.neri 01/03/2011 alle 12:56:52 rispondi
    La crisi di Lucky:-)))
    Mi ricordo perfettamente la crisi alla maratona di Roma di Lucky, a poche centinaia di metri ha sentito un forte vento arrivare da dietro: era Lord Blacks che stava arrivando come un fulmine:-))))
  • Lucky 01/03/2011 alle 17:56:54 rispondi
    ah ah ah ...
    Per 800 metri non ti ho battuto ...con una gamba sola :-)))))
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