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24 ore di Torino: una gara fredda
Inserito da paulrunner il 19/10/2010 alle 11:14 nella sezione strada
Fredda e soprattutto umida, bagnata da una pioggia che ci ha accompagnato per sei ore e ci ha introdotto alla fase notturna, quella più difficile (psicologicamente) nel peggiore dei modi.
Innanzitutto i complimenti vanno fatti a Marco < garmin > Dari che ha fatto una prima assoluta e, dopo aver pensato di correre solo 15/16 ore ha tirato dritto con il suo passo tranquillo ed ha chiuso con un eccellente piazzamento (con km 155,103 è 26° assoluto e 7° nella fascia B del campionato italiano master che, per la Fidal, copre l’arco dai 50 ai 65 anni).
Io invece sono un po’ stanco, in queste sei settimane ho macinato quasi 470 chilometri di gare in varie condizioni (strada, pista, montagna) e questo ha senz’altro influito sul risultato finale.
Come al solito mi ero preparato alcune ‘tattiche di gara’, poi ho deciso per la tattica Valenti: partenza veloce (tutto è relativo…) finchè finisce la benzina perché la crisi è come il Natale, quando arriva arriva, a te spetta solo il compito di gestirla.
Sono passato in 3h59’ alla maratona ed alle 6 ore avevo percorso sessanta chilometri. Poi la crisi è arrivata, come al solito, verso la sedicesima ora, in piena notte, questa volta un po’ aggravata dalla pioggia precedente e dal freddo umido: mi sono ripreso solo nelle ultime tre ore quando ho percorso ventiquattro chilometri e rimontato cinque posizioni.
E’ importante, in queste gare, riuscire a ritrovare la lucidità che spesso si perde insieme ai pensieri, scivola per terra tra sudore e pozzanghere e fatica e anche se cerchi dappertutto non la trovi più.
Quando hanno appeso la classifica della 23ma ora mi sono accorto che un concorrente aveva solo un giro di vantaggio su di me: poteva essere un chilometro come dieci metri, il chip ti registra il passaggio ogni giro/chilometro, non può dirti in che punto del percorso eri allo scadere dell’ora.
Ho cominciato la ‘caccia’ e l’ho individuato ma aveva quasi 400 metri di vantaggio, correvamo tutti e due quindi era impensabile raggiungerlo ma ho allungato il passo. Tre minuti alla fine, ripasso sotto il chip per il 174mo passaggio, tra due minuti il primo colpo di pistola prima del secondo quando si lascia per terra il segnale che i giudici misureranno e aggiungeranno al’ultimo passaggio.
Cento metri davanti a me il concorrente si è fermato a chiacchierare con amici e parenti a bordo pista, molti lo fanno negli ultimi minuti ed è comprensibile dopo 24 ore. Parto alla massima velocità possibile sperando che lui non sapesse che il numero 94 (io!) era così vicino a lui, ma questa per me è una gara, è addirittura il campionato italiano ed io la corro fino all’ultimo secondo come ho sempre fatto.
Appena prima dello sparo lo supero e lui rimane fermo, non fa una piega, allora accelero e poi ecco il secondo sparo, l’ultimo, il mio PB (km 174,351), il dodicesimo posto assoluto del campionato, il terzo posto in una categoria atipica e per me difficile in un campionato Fidal (a 50 anni in Italia ci sono due nazionali azzurri da oltre 200 chilometri e uno era anche in gara) e il secondo posto nella classifica per categorie classiche (quindi MM55) voluta dagli organizzatori.
L’ultrasquadra ora è saldamente al terzo posto ad una sola gara dalla fine di questo campionato (Palermo fine novembre – campionato italiano 24 ore su pista): una squadra che ha sempre saputo partecipare con diversi atleti a tutte le gare e che adesso sta per vedere premiato questo impegno, una squadra che le due compagini più forti (Bergamo e Roma) hanno unanimemente definito, non più tardi di domenica scorsa, la terza forza del Grand Prix e la vera novità di quest’anno nell’ultramaratona.
Una squadra del Road Runners Club Milano. Noi tutti.
Paolo Valenti

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Ciao Daniel