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Bella gara, il Tor des Geants

Inserito da paulrunner il 17/09/2010 alle 15:40 nella sezione cross & trail

Dura, indubbiamente, ma io ho sempre pensato che fosse duro anche allenarsi e correre un cross, una 10 km, l’unica differenza è che in questo caso stai sulle gambe qualche ora in più… Anche se per me è durata solo due tappe ho potuto catturare suoni e immagini e trasformarli in emozioni e ricordi, come questi.

Domenica sera, stavo scollinando il colle de la Crosatie (2.838 mt): erano le otto ed ero arrivato sulla cresta. Il cielo si era fatto grigio antracite con quei cambiamenti repentini che solo la montagna può dare ed il vento portava già le prime gocce.

Dopo un tratto in corda fissa mi ero fermato dietro un grosso masso per cambiarmi e ripararmi dal vento che scavalcava la cresta con raffiche gelate. Esco allo scoperto e comincio a tremare in tutto il corpo per un attacco di freddo, i movimenti sono scomposti per cercare di creare calore ma non posso neanche correre tra i massi su un filo di cresta, per di più con quel tempo.

Il freddo è diventato panico, facevo fatica a stare in piedi ed allora ho urlato al vento: non gli ho parlato, piano, come avrebbe fatto una qualsiasi persona razionale, no, io gli ho urlato la mia rabbia e la mia disperazione, ho chiesto aiuto a chi non era lì.

Poi ho ripreso tra le mani la mente ed il filo sottile della ragione che stava fuggendo. Nel buio davanti a me ho intravisto un’altra figura che scavalcava piano quegli inutili massi erratici abbandonati da un dio dispettoso.

L’ho raggiunto e siamo scesi assieme per oltre tre ore sino all’arrivo alla prima base-vita: Vittorio, alpino di 72 anni, il più anziano partecipante alla gara, mi ha accompagnato con il suo passo leggero e spesso mi ha aspettato ed intanto parlava, di Torino, del Circolo della Stampa dove aveva lavorato per trent’anni, degli incontri culturali e dei personaggi di quella città e mi apriva squarci di una vita vissuta. Perché io amo ascoltare le storie degli altri, c’è sempre qualcosa che ti rimane appiccicato addosso, dentro.

Lunedì pomeriggio, Eaux Rousses, ai piedi del Col Loson, la cima Coppi del Tor con i suoi 3.296 metri. Controllo e ristoro gestito dagli alpini in questa località di fondovalle: arrivo affamato e stanco, non mangio dalle cinque del mattino eccetto una banana ed avevo già risalito (e ridisceso) tremila metri di dislivello.

Mi butto su pane, prosciutto e formaggio con voracità ed un vecchio alpino comincia a parlarmi: ha 75 anni, la grinta di un ragazzo ed il dna dell’alpino. Accenna ad un bicchiere di vino e quando mi illumino tira fuori dal suo zaino una bottiglia di Morellino di Scansiano e mi versa un bicchierone, poi arriva un collega che invece porta un salame fatto in casa (sublime) e ne taglia fette generose, mancava solo che partissimo coi i cori e facessimo una bella sfilata per le vie del paese…

Più tardi, ormai è buio e mancano un centinaio di metri, infiniti, al passaggio del colle, incontro una ragazza belga che non riesce ad infilarsi i guanti, le mani bloccate dal freddo: per fortuna ci riesco io (ne ha infilati tre paia) e riparto: la rivedrò cinque ore più tardi (e quattro cadute da parte mia), all’una di notte, alla seconda base vita e mi ringrazierà ancora ma io non avevo fatto proprio niente.

Era stato solo un contatto umano in un momento di crisi, come era successo a me la sera prima, un contatto che ci aveva fatto capire come la distanza tra la sofferenza del corpo ed il disagio della mente è solo un soffio.

Tornerò, al Tor come alla Nove Colli, per correre, per vincere, per perdere, per capire.

Paolo Valenti

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Commenti
  • IM5enon4daunpo'Max 18/09/2010 alle 17:21:57 rispondi
    Mitttico
    Ciao
    Max
  • enrico.grimaldi 18/09/2010 alle 17:34:16 rispondi
    Complimenti innanzitutto e ...racconto emozionante!
    Enrico "Diesel" Grimaldi
  • sgiannetti 21/09/2010 alle 10:43:25 rispondi
    Ciao Paolo ,
    hai condensato nel racconto bello e poetico l'essenza di partecipare a queste sfide estreme con se stessi , al di là
    del risultato finale .Qualcosa lasciano sempre di indelebile
    e indimenticabile nell'aqlbum dei ricordi .
    Ciao.
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