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DOMENICA D'AGOSTO... (il mio primo 70.3)
Inserito da BikeMan il 01/09/2010 alle 17:53 nella sezione triathlon
Visto che gli articoli languono, e che i nostri colleghi “mono sport” sono molto più attivi, per i pochi appassionati de miei resoconti, vi aggiorno ad una anno e una trentina di gare trascorse con l’ennesimo esordio in una nuova distanza del triathlon il 70.3.
Cogliendo l’occasione per ringraziare tutti coloro che mi hanno aiutato in diverso modo a portare a termine la mia “mini impresa” nonchè obiettivo dell’anno, che siano stati compagni di allenamento come Lorenzo, Paolo, Davide, o che mi abbiano semplicemente dato un buon consiglio o una preziosa informazione sulla gara o sulla preparazione come il Capitano Bucci, il Grigio, Giancarlo e tanti altri.
I due giorni che precedono il 70,3 di Bellagio non sono stati proprio l’ideale di un pre-gara, per una serie di coincidenze alcune astrali ma più che altro terrene accumulo un totale di 2 lt. di birra e 5 ore di sonno (certo sarebbe stato peggio il contrario).
La notte prima della gara poi è un disastro (scopro che l’ansia è direttamente correlata alla quantità di km da affrontare), la stanchezza e un po’ la strizza per la fatica che non conosco (prima gara che duri più di tre ore) unite ad un risentimento ad un polpaccio (che tira quando mi alzo per fare pipì durante la veglia) lo stomaco totalmente sottosopra, mi convincono mentre mi rotolo fra le lenzuola fra le 3 e le 5 di mattina, a non presentarmi al via, in ogni caso non riesco ad addormentarmi quindi decido di andare a guardare gli atleti (quelli veri) che partono (trovandomi ovviamente già in loco).
Questo almeno fino a dieci minuti prima di uscire dal monolocale in affitto, quando forse la consapevolezza del mio corpo che ha interiorizzato km e le ore di fatica per affrontare la distanza decide per me, spazzando via le paturnie da ragazzina isterica che mi avevano fino a quel momento tormentato, mi trovo in sella al mezzo con tanto di body sociale casco e tutto il necessario per la giornata di ordinaria follia diretto verso la zona cambio.
Trovo un’atmosfera del tutto rilassata quasi da “scampagnata”, il tutto contribuisce ad aumentare la mia sensazione di tranquillità. Acqua calda, ore 7,15 partenza. Prima novità in partenza non esiste la frenesia di uno sprint o di un Olimpico, si ha quasi attenzione per chi ti sta vicino, forse perchè un metro guadagnato in più con una spallata è veramente poca cosa quando devi percorrere in vario modo 110 km abbondanti, così il nuoto procede, è quasi uno sport diverso questo 70.3, ogni bracciata è mirata a consumare il meno possibile ad ottenere il massimo del rendimento per lo sforzo che ritieni di essere in grado di sostenere.
Dopo i primi 1000 mt. (ne mancano 109.000 abbondanti) mi accodo in scia di un gigante buono e come quei pesci che nuotano dietro gli squali e le balene mi faccio condurre senza troppa fatica (insieme ad altri due colleghi pesci scrocconi) in zona cambio, anche qui relax totale non c’è la frenesia del secondo risparmiato, io però riesco a dimenticare il pettorale sul manubrio della bicicletta ringrazio il gentile vicino di rastrelliera che me lo fa notare subito prima di partire.
Sulla bici sono tranquillo anche qui si cura molto il risparmio energetico, la posizione, la circolarità della pedalata, bere ogni 5 km, mangiare ogni 15 ecc... il percorso rispetto all’originale del Segrino è stato semplificato meno salita ma è in ogni caso meraviglioso (per i conoscitori della zona non si va alla Colma di Sormano e il Ghisallo viene affrontato dalla parte più lunga ma anche più dolce). Mentre vado, mi chiedo come mai le strade così vuote per una domenica di metà Agosto, realizzo che non sono ancora le otto di mattina.
In gara mi coglie quello stato di ipnosi che pensavo fosse caratteristico solo delle distanze più corte e che non ti fa notare e pesare il tempo che passi a faticare, dopo circa 65 km, caratterizzati da vari sorpassi subiti ed effettuati da un rischio di caduta e da qualche furbetto che non ha letto bene le disposizioni Fitri sulla scia, inizio l’ascesa verso la Madonna (del Ghisallo ovviamente) dove non ci sono scie che tengono (per questo adoro la salita è come dire…sincera, dopo un tempo indefinibile in salita vedo quel meraviglioso effetto ottico di ogni fine salita (vedi un meraviglioso e amabile dosso che non lascia più vedere asfalto verticale), sollievo indescrivibile anche perché nel frattempo ha iniziato a far molto caldo...
Inizia la discesa dove riesco, prima di affrontare un tornante ad impennare con la ruota anteriore in frenata estrema, per evitare un frontale con una macchina che in uscita aveva eseguito una traiettoria, come dire, fantasiosa, vedo la Madonna una seconda volta questa volta non del Ghisallo e penso che in ogni caso mi abbia tenuto una mano sulla testa e mi abbia evitato un ciocco ai 40 km/h, mi prendo i complimenti (come se lo facessi ogni giorno), del motociclista dell’organizzazione che mi seguiva, e ringrazio i miei santi in paradiso. Dopo l’episodio tutto sommato la discesa va bene anche perché vengo passato da un atleta elite al doppio della velocità (che ovviamente stava partecipando al lungo) cui copio le traiettorie da lontano cosa che mi da una mano per arrivare in fondo ad una velocità dignitosa e senza troppi rischi. Unica notazione non positiva di un’organizzazione per il resto eccellente è stata l’ultimo km in un traffico da circonvallazione ora di punta.
Infine inizia la corsa, diciamo che il podismo non è proprio la mia tazza di te, tre giri da 7 km, con strappetti, fondo asfaltato, fondo ghiaioso, fondo fangoso, scale, ecc..., tutto in una cornice meravigliosa per carità, ma che non sono riuscito a godermi concentrato sotto la visiera del mio cappellino nel portare a termine l’impresa.
Il primo giro affrontato molto piano addirittura frenando un po’ la gamba, con il senno di poi cioè del secondo giro ho fatto stra bene, perché arriva grande crisi in salita, risolta con un gel che mi ha dato due km di autonomia, terzo giro di nuovo salita, ma il gel non fa nulla…solo ormai calcoli e pensieri che danno forza, del tipo:
“mi rimangono fra i 20 e i 30 minuti di corsa” oppure “7 km, è la stessa distanza che ho fatto ogni giorno della mia vita quando tornavo a casa dalle scuole medie”, “mi rimangono da bruciare le calorie contenute in un kit kat” ed altri mantra del podista più o meno dementi uniti ad ogni pensiero che aiuti a far passare i metri, mi ritrovo così nel tratto di discesa finale impegnato in un improbabile sprint con un atleta della canottieri Posilippo che poi scopro deve ancora affrontare un giro (visto da fuori sarà stata veramente una scena patetica).
Per me è finita... non riesco a guardare nemmeno il tempo, mi seggo sull’erba non riesco a parlare per circa venti minuti... giuro che per una settimana non voglio sentire parlare di fatica. Invece il mercoledì mi ritrovo a tirare i 40 km/h lungo la statale per Pavia con altri scriteriati, la domenica successiva sono a Sarnico, un giudice che ho conosciuto durante l’assistenza al Milano city triathlon appena mi vede mi dice: “ma sei di nuovo qui?“
Le sorrido saluto entro in zona cambio pronto per l’ennesima festa.
Fabio

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Ma cmq hai vinto lo sprint con l'altleta di Posillipo???
Ovviamente complimenti per la gara e l'anno prossimo bisognerà raddoppiare il 70.3 ... chissà che all'Elba 2011 non trovi un compagno in più!!!!!
Bruno futuro(sispera)IronTortellone Meneghetti
...l'atleta del posillipo battuto e non riesce ancora a smettere di ridere...io pure...
Comunque bravo e complimenti sempre per l'ironia dei tuoi racconti.
Marco Bagai Battaini
Fabio: vai veramente forte !
Leggere il tuo racconto è stato veramente emozionante :)
Ovviamente bravissimo per l'impresa :)
Mi piacerebbe però dirvi che non è che io vada forte o piano tutto è un concetto relativo (in fin dei conti fra le donne sono arrivato 4°) andiamo tutti forte per avere dei figli, delle famiglie, degli acciacchi, un lavoro, chi più chi meno. In questo senso, Roberto ad es. che prima della gara e di una pera di muscoril, non era in grado di allacciarsi le scarpe è andato molto più forte di me, o altrettanto Marco che teneva per mano suo figlio 5 minuti prima della partenza come ogni giorno farà per almeno buona parte dei suo tempo libero(io devo pensare solo alle scatolette per il gatto). Allo stesso modo la nuoatatrice di successo che non fa i 400 ai mondiali perchè è stanca, va molto meno forte malgrado abbia da poco vinto due medaglie. In un articolo Fontana (che allena un gruppo in DDS) diceva mi sembrano dei pazzi questi age group che si svegliano la mattina alle 7 per andare a nuotare o corrono di sera in inverno con la neve...E' questo spirito che tento di trasferire con i meiei resoconti sperando che più persone possibile leggano, facendo nel mio piccolo un favore allo sport che nella mia vita mi dato è insegnato tanto sperando che il nostro movimento diventi sempre più grande.
Stessa notte insonne, pensieri, preoccupazioni, dubbi su una preparazione massacrante ridotta a noccioline nel corso di una notte a pensare.
Entusiasmo e passione, ossia cuore e maroni come dice il trivasco, sono l'alimentazione del nostro sport.
Complimenti per il racconto veramente entusiasmante.
Complimenti, sei un'ispirazione :)
Mauro B