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Una gara che ci rimarrà per sempre nel cuore!
Inserito da Franz.Rossi il 22/06/2010 alle 22:09 nella sezione cross & trail
Sono mesi che aspettiamo questo momento e finalmente la mattina del 19 giugno è arrivata. L’agitazione è al culmine, ora non ci resta che correre!
Alle 14 a Milano sembra New Delhi sotto un monsone indiano, e il colore del cielo non fa sperare in nulla di buono, la preparazione dell’abbigliamento è una vera incognita.
Alle 19,00 mi metto in auto e raggiungo Angelo a Villasanta, uno dei miei due compagni di avventura, il capitano della squadra, questa sarà la sua quarta monza-resegone, io e Danilo siamo invece al debutto.
Alle 20,20 siamo a Monza davanti all’arengario dove sul palco, un inarrestabile speaker racconta la storia della Monza-Resegone giunta alla sua 50° edizione.
Non piove. L’atmosfera si scalda, ormai sono arrivati tutti i 600 partecipanti.
Partiremo con il pettorale 180, quindi dovremo aspettare un bel po’ prima di salire sul palco.
Marina, moglie di Angelo, inizia ad assisterci almeno psicologicamente già sulla piazza dell’arengario.
Lei ci dovrà seguire in auto per passarci i ricambi e qualche gel.
Ci cambiamo e indossiamo pantaloncini leggeri e canottiera, la temperatura è attorno ai 16 gradi, perfetta per correre.
Alle 22 parte la squadra numero 120.
Sono in ritardo di oltre 20 minuti rispetto alla tabella annunciata. Si sente qualche goccia cadere, osserviamo il cielo, ma ormai è notte fonda e il cielo è diventato nero.
Finalmente alle 22,32 è il nostro turno, siamo la seconda di una serie di 4 squadre dei ROAD RUNNERS di MILANO.
Saliamo sul palco, facciamo la foto davanti e dietro per far vedere la nostra maglietta perché su retro delle canottiere abbiamo fatto stampare il logo di HARD ROAD e i nostri nomi……….
5 secondi alla partenza….osserviamo lo scivolo ripido e umido
4…. t’immagini che “figura” se scivoliamo proprio qui alla partenza
3…. ci guardiamo ci mettiamo a ridere
2…. Ok ci siamo
1... via !
Danilo prende la testa abbiamo deciso di tenere la media di 5,20 fino al km 32 ma la voglia di correre è tanta e bisogna richiamare Danilo che si sta facendo prendere la mano.
Gli incitamenti continuano anche fuori dal centro, davanti ai bar, ai ristoranti, agli incroci, ci sono sempre gruppetti di persone che incitano e urlano FORZA RAGAZZI.
Noi ringraziamo tutti, soprattutto per l’uso del termine RAGAZZI, il più delle volte le persone si mettono a ridere insieme a noi.
Le gambe iniziano a scaldarsi e dopo 3 km raggiungiamo la giusta velocità di crociera, 5,20 al km. Dopo un chilometro inizia a piovere!
Ci sorpassano alcune squadre partite dopo di noi. Hanno un bel passo.
Il nostro “capitano” ci guarda e ci richiama all’ordine dicendo: “noi teniamo questo passo, tanto poi quelli li riprendiamo in salita…. quella “vera”, dove incomincia la monza-resegone”.
Piove sempre più forte e ormai la strada è piena di pozzanghere, le scarpe sono fradice, la maglia anche.
Al km 16 Marina ci sta aspettando, facciamo il primo cambio di maglietta, inizia a fare freddo ma il morale è altissimo.
Al km 25 un altro cambio maglie e dose di integratori. Piove continuamente.
L’ultimo cambio di maglie supportato da Marina, lo facciamo a Calolziocorte prima dell’inizio della salita che porta a Erve.
Salutiamo Marina che non può proseguire oltre; il suo contributo è stato essenziale. Se non avessimo cambiato 3 volte l’abbigliamento non so come sarebbe finita.
Come inizia la salita avverto una sensazione molto preoccupante, ho l’impressione che mi stiano arrivando i crampi.
La testa è a posto, ho bevuto tanto, mi sono alimentato correttamente, tuttavia il freddo non era previsto e so che può giocare brutti scherzi.
Arriviamo alle prime scorciatoie. Dopo un paio di chilometri devo camminare perché i crampi non sono più una sensazione ma sono molto molto vicini.
Anche se la velocità si è ridotta di parecchio iniziamo a superare molte squadre. Non vedo l’ora di arrivare a Erve, dove abbiamo l’auto che useremo al ritorno e dove abbiamo lasciato l’ultimo cambio.
Il morale è sempre buono. Abbiamo ancora la forza di scherzare con i runner disponibili allo scherzo, anche se la maggior parte ha pensieri rivolti solo alle proprie gambe.
Le luci di Erve sono sempre più vicine, continuiamo a correre e camminare, correre e camminare. La strada la conosciamo, l’abbiamo provata, so che dopo quella curva, la salita spiana e si entra a Erve. Continua a piovere.
Finalmente arriviamo all’auto. Mi tolgo tutto quello che ho addosso e mi rivesto completamente con pantaloni che coprono la coscia, booster, calza asciutte, scarpe asciutte, maglia invernale a maniche lunghe.
Perdiamo un po’ di minuti perché dobbiamo anche spostare il chip sulla nuova scarpa. Dopo 5 minuti ripartiamo.
Mi scaldo subito e la vita inizia di nuovo a scorrere per il verso giusto. La sensazione dei crampi scompare subito. Dopo circa 15 minuti siamo sotto il famoso PRA DI RAT.
Una scia di led bianchi attaccati agli alberi indica il percorso; il sentiero si impenna bruscamente, mancano 500 metri all’arrivo, solo che si parla di dislivello e non di distanza, qui la distanza non conta più.
La pioggia ha reso il sentiero viscido, bisogna stare attenti a non scivolare. Si sale aiutandosi con le mani.
Raggiungiamo subito un gruppo di persone ferme perché ci sono dei componenti con i crampi. Uno è in una posizione assurda, con le gambe piegate e non riesce a stenderle dai crampi.
Noi proseguiamo appena troviamo un varco dove passare. Si continua a salire. Le luci dei led, salgono dritte verso il cielo, nero.
Agganciamo e superiamo il gruppo che ci ha brillantemente superato all’inizio della gara; il capitano ha uno sguardo che sembra dire “cosa vi avevo detto! Andavano troppo veloci, se consumi tutte le energie quando arrivi qui che cosa fai?”
Il garry dice che mancano 250 metri di dislivello, siamo a metà salita e la pioggia non molla nemmeno un minuto.
Le luci bianche puntano sempre verso il cielo, sempre nero.
Arrivamo alla fine del PRA DI RAT, qui c’è l’ultimo punto di ristoro.
Un gruppi di alpini ha attrezzato una tenda con the, acqua e biscotti. Prendiamo un the caldo al volo e ripartiamo ormai non manca molto, 15/20 minuti al massimo.
E’ l’ultimo sforzo, si iniziano a sentire le voce delle persone che sono già arrivate, accelleriamo.
L’orologio segna 4h e 30m. Abbiamo ancora la forza di ridere per la gioia. Arriviamo sotto gli scalini che portano alla terrazza del rifugio, facciamo la foto di rito e tagliamo il traguardo.
Ci abbracciamo contenti. Il più è fatto.
C’è una marea di persone ed è praticamente impossibile entrare nel rifugio. Troviamo riparo sotto una tenda e ci cambiamo velocemente.
Dopo aver bevuto un po’ di the, decidiamo che non conviene fermarsi troppo, ma iniziare la discesa, già perché la corsa è finita ma la fatica no.
Dobbiamo ancora scendere lungo un sentiero più facile di quello fatto per salire, ma solo quando arriveremo alla macchina sarà davvero finita.
In discesa ci incolonniamo con altri runner e iniziamo a raccontare della corsa, delle sensazioni vissute, della fatica che si fatto e della grandissima soddisfazione provata all’arrivo.
Un sogno che è divenuto realtà!
Quando arriviamo all’auto le pile frontali non servono più.
E’ chiaro, sono le 5 e 30. Sta iniziando un nuovo giorno e ci sentiamo le tre persone più felici sulla faccia della terra.
Riccardo

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E' bello sentire le proprie emozioni raccontate da chi per la prima volta le ha sperimentate.
Bravi Hard Road, complimenti Riccardo
Franz
Bella la foto, anche se il lato b di Angelo mi sembra un pò piatto :-)
Vi prego, mi fate fare un giro con la vostra mirabilante canotta?
W Hard Road!
roberto (la trinità)