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![]() Ventisette, giorno di paga - #3Inserito da Franz.Rossi il 26/03/2007 alle 23:20 nella sezione storie
La maratona, farla o correrla?Treviso, 25 marzo. Ho terminato la mia maratona.Beh, ci sono volute 4 ore e 45 minuti. Molto di più di quello cui sono abituato. Molto di più di quello che - nel mio modo di pensare - significhi correre una maratona. Venivo da un infortunio che mi aveva fermato per cinque mesi. E in questi cinque mesi avevo messo le scarpette solo tre volte, tutte nell'ultima settimana. Troppo poco per correre una maratona. Troppo poco, forse, anche solo per pensare di schierarsi alla partenza. Ma Treviso per me ha un significato particolare: è la terra da cui vengo; è a mio giudizio una delle più belle maratone italiane; è una maratona che (molto più di tutte le altre) si corre tra la gente. Inoltre era la quarta edizione e avevo corso le altre tre. Tra qualche decina di Treviso Marathon, magari, avrei rimpianto questa mancata partecipazione. Ma il dubbio che mi tormentava, in quei primi chilometri in cui sapevo che avrei terminato camminando, era: E' giusto partecipare così ad una maratona? Non sarebbe meglio distinguere tra il "fare" ed il "correre" una maratona?. Nel mezzo del gruppo lento del popolo delle maratone, tra coloro che terminano dignitosamente oltre le 4:30, ho visto gente correre, lentamente, ma correre verso il traguardo. Ho visto gente che "faceva" la maratona, interpretandola con spirito goliardico. C'erano tre alpini, che correvano con pantaloncini e maglietta, e il cappello con la penna in testa, fermandosi ad ogni osteria, in cui venivano accolti con grida di giubilo e con grandi bicchieri di vino. E' sport questo? No, di certo. E' maratona questa? Decisamente sì. Una maratona diversa. Una maratona che non parla la lingua di Baldini, non è fatta di minuti al chilometri, non si nutre di interval training, ma condivide la stessa sofferenza, diluita in molte più ore. Una maratona che - per chi la corre - è una metafora della vita. Una rappresentazione della battaglia quotidiana per battere sè stessi. Andare oltre alle prove che la vita ci propone. Ecco, correre la maratona è un po' lo scopo di chi si allena e si prepara. Fare la maratona è una sfida che ci si pone. Con l'unico scopo di arrivare in fondo. Stessa strada da percorrere, ma motivazioni diverse. Franz
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Libertà non è star sopra un albero, libertà è partecipazione!W il Road (e chi vi partecipa)!
boh!!!
vi farò sapere!
a presto
ignazio
meglio rinunciare.
un saluto
ignazio
Però ho vissuto un sacco di belle esperienze prestando servizio, o anche solo tifando alla Milano Marathon.
Non mollare Ignazio, e torna a correre con noi, un poco alla volta. Senza strafare.
In bocca al lupo
Franz
vabbè
forza Road!
ignazio
io ci sono passato almeno tre volte negli scorsi anni e sempre in momenti in cui intensificavo gli allenamenti in vista di una maratona.
visto che è un tipo di infortunio che è spesso legato alle caratteristiche di appoggio del piede (pronazione, tibia arcuata, ecc, ...) un po' ho risolto con i plantari ... e - ahimè - con il correre meno !
auguri !!
massimo
colpisci sempre al centro con le tue parole.
Complimenti perciò anche da me, che come ben sai corro soprattutto per il risultato (senza però mai dimenticare il divertimento, assolutamente no!!!).
Costretta ad assentarmi da terreni di gara da gennaio, domenica, nonostante il ferro non torni a livelli minimi accettabili, ho deciso di correre la Stramilano.Per divertirmi e basta.Per accompagnare alcuni amici, che approfittando della mia non-salute, mi hanno chiesto di "accompagnarli" per i 21km.E allora, quale migliore occasione???!!!!Un salutone da Twin P.