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I Colori del Vento

Inserito da tridemonio il 29/03/2010 alle 17:36 nella sezione triathlon

Premessa:
Ieri si è disputato il Duathlon Sprint di Manerba, al quale hanno preso parte 17 Soci a collezionare ben due podi di Categoria (primo Giorgio “il Grigio” Alemani, seconda Federica Cataudella, al debutto assoluto nel duathlon Sprint!!). Lascio spazio al puntuale Bollettino della Multidisciplina per l’analisi dei tempi, dei risultati e della partecipazione.

Prima di entrare nel vivo del mio intervento, voglio fermare il tempo per una breve reminescenza. Giusto l’anno scorso, nella stessa sede e per la stessa gara, Io, Marco e Stefano ci presentavamo ad Emilio di Toro esponendogli il nostro progetto “Sardegna” che come saprete è sbocciato in una splendida avventura, ancora in atto. Come diretto interessato, vedere quello stesso progetto presentato in queste serate su di una rete televisiva nazionale mi riempie di un sano orgoglio, ma allo stesso tempo lascia l’amaro in bocca perché so quanto Emilio avrebbe voluto (e meritato) di essere lì, a presentare una creatura anche sua. Ma ancora prima come triatleta, manca e parecchio la sua presenza nel campo di gara. Tralasciando la sua inesauribile energia, il suo essere schietto e sincero, il suo avvicinarsi e complimentarsi con ogni singolo finisher su ogni campo di gara, abbiamo assistito ieri ad un contenzioso di tre – dicasi tre – ore per avere le classifiche finali, pronunciate da uno speaker sul quale non mi pronuncio per non essere giustamente censurato. Ecco Emilio non avrebbe mai permesso tutto questo. Non avrebbe mai permesso un simile trattamento ai “suoi” ragazzi e ragazze.
Da questa considerazione nasce un senso malinconia che mi ha accompagnato sulla via del ritorno, una paura forse ingiustificata (sicuramente sarà così) di non aver ancora realizzato appieno che cosa abbiamo perso, come triathleti e prim’ancora, come uomini e donne di sport.
Tuttavia, per indole personale, non lascerò che questo retrogusto amaro mi faccia mollare la presa, e spero di essere seguito da tutti i Tri-Road.

Entriamo nel vivo, quindi.


I Colori del Vento

Complice un inverno fatto di tanta (per i miei standard) bici e poco nuoto e corsa, causa infortuni assortiti e probabilmente coda del coronamento del sogno “M-puntato”, mi ritrovo ad avere una confidenza eccezionale nei miei mezzi ciclistici in questo duathlon sprint di Manerba. Devo dire che i consigli avuti dal Capt, dal Grigio, da Sami e Gio e dal buon Fandango hanno funzionato.

Mi trovo immerso nei magnifici territori del lago di Garda, sponda Bresciana, in una giornata baciata da uno splendido sole primaverile. La corsa è andata via abbastanza bene, tutto sommato. Ora siamo in bici e mi sento davvero un Dio. Dopo qualche schermaglia iniziale e qualche “ciuccia-ruota” abbandonato al suo destino (è la dura legge del pignone, quante volte mi ha presentato il conto!), il gruppo procede compatto ed ordinato, a velocità alta. Il paesaggio scorre via come in un film, il mio destriero nero-grigio-rosso mi regala sensazioni fantastiche, in gruppo il suono familiare dei mozzi, della risonanza delle ruote a profilo medio, dei segnali dati inter-gruppo mi portano in uno stato di trance agonistica assoluta… e come spesso accade mi porta a vedere – e forse lo vedo solo io – un lato “poetico”.

Immerso in questo treno che fila via che è una bellezza, coccolato dai compagni di ventura e quasi dispiaciuto che tutto questo finirà “solo” dopo 20km, mi sovviene un ricordo. Ci sono giornalisti che, dopo decenni di attività sul campo a raccontare le gesta dei più grandi ciclisti degli ultimi anni, parlano dei grandi giri non solo in termini agonistici, ma anche di suoni, di colori, della vibrazione ad esempio percepibile in Corso Sempione e sugli Champs-Élysées poco prima del passaggio del “peloton” (cosa che confermo, avendo presenziato a Milano). Cerco di trovare un’analogia con quanto sto vivendo adesso, in maniera esaltante. E mi convinco che in quel momento siamo dei “colori del vento”, esseri senza corporeità, ma solo scie leggere e rapide formate dalle nostre livree, siano esse il nostro club, la nostra città, semplicemente noi stessi. Un fruscio nella natura che ci abbraccia, ci guida, ci apre un passaggio. Ci si protegge in discesa e si soffre insieme in salita, alternandosi, uniti dalla solidarietà e da una logica di squadra non scritta.

Tuttavia molto spesso i momenti di massima trance sono anche quelli in cui la gioia ed il dolore ballano sul filo del rasoio… e per questo motivo colgo ancora l’occasione per ringraziare ancora una volta pubblicamente tutti i Roads che, con i loro consigli, mi hanno risparmiato anche questa volta a due cadute piuttosto brutte avvenute a centro gruppo in alcune fasi critiche (e ai “nuovi” mi permetto di dire questo: stare in gruppo è bellissimo, ma ha delle sue precise regole, sia etiche che “tecniche”. Niente di trascendentale eh, ma meglio non andare “allo sbaraglio” prima di farsi e fare male a qualcuno… Al Road ci sono ciclisti con i “contro-pignoni” – non io - a cui chiedere consigli ed informazioni per divertirsi nella massima sicurezza!). E’ sempre brutto sentire l’eco stridente del tonfo perché l’asfalto, sopra i 40 km/h, fa molto male.. e qualcuno lo sta “assaggiando”. Ma per fortuna il percorso è discretamente presidiato ed i superstiti stessi riescono ad informare i volontari della caduta poco indietro. Arrivati in zona cambio e ringraziati – come da rito quando tutto fila come dovrebbe – i compagni di ventura, mancano solo gli ultimi 2.5k di corsa, fatti decisamente in sordina data la condizione approssimativa nel podismo… ma alla fine chissene.

Non posso/voglio imporre a me stesso un approccio alla triplice di stampo agonistico/concorrenziale e credo che la forza del TriRoad sia proprio il fatto che questa tendenza all’auto-fagocitazione non sia mai emersa al di fuori di limiti ben precisi. Per me è semplicemente gioia, una sfida con e solo verso di me. Non ho cronometri e non mi interessa conoscere il mio piazzamento di categoria, non è nella mia indole. Non cerco rivalse o rivincite verso qualcuno in particolare, nello sport. Cerco semplicemente parte di un riscatto, il quale non passa in alcun modo attraverso i centesimi di secondo in meno, come essere umano ingabbiato in un mondo matto, e questo mi basta. Approccio da “perdente”? Forse sì, io credo di no, perché per esperienza le migliori prestazioni mi sono sempre piovute addosso proprio quando non lo ho cercate. Sono rimasto come usanza Road a vedermi i body blu-arancio tagliare il traguardo: l’espressione soddisfatta di un finisher è forse lo specchio di quello che il mondo dovrebbe essere.

Mi è molto dispiaciuto, il sabato prima della gara, scoprire che nell’uscita di gruppo in bici qualcheduno sia rimasto indietro e sia stato costretto a tornare a casa. Mea culpa, diamoci del tempo e non demordiamo: è un’iniziativa assolutamente nuova e ha bisogno di rodaggio e piccoli aggiustamenti per andare a regime, per cui ritorniamo numerosi già dal prossimo appuntamento.

Alla fine, memore di quanto vi ho provato raccontare, vorrei augurarvi, di quando in quando, di diventare semplici “colori nel vento”.

AUW! W il Road, ci vediamo in zona cambio… perché adesso tocca a noi!

Tridemonio

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Rimini 2008, abbastanza tempo fa, abbastanza colore nel vento :)
Rimini 2008, abbastanza tempo fa, abbastanza colore nel vento :)
Commenti
  • IM-ale 29/03/2010 alle 21:41:00 rispondi
    allora.....
    ....posso pettinarmi come voglio.....
  • artiglio 30/03/2010 alle 09:20:34 rispondi
    beh...
    anch'io do il mio contributo alla pettinata....
    comunque basta andare sul sito del gs manerba per scoprire il motivo dei ritardi e delle classifiche non pubblicate...
    AIO'
    Ma lasciatemi dire: domenica era soprattutto una bella giornata, 23 gradi sfiorati in riva al lago, tanto che due dei nostri (e chi potevano essere se non i "soliti" 2 pazzi scatenati) si sono letteralmente "GETTATI" nel lago... una pucciata e via, il bagno è fatto! All'alba del 28 marzo! Lascio a voi indovinare chi erano i 2 temerari (un uomo e una donna!!!)
    Artiglio
  • Fabio.Cusimano 31/03/2010 alle 10:50:05 rispondi
    bene
    Andrea l'approccio allo sport che hai non è da perdente (a mio avviso) anzi solo i veri vincenti non solo nello sport (che è una bella metafora della fatica nella vita di tutti i giorni) sono capaci di un approccio corretto ed equilibrato in cui accanto hai un compagno di fatica da cui imparare o che ti sta tirando la volata, non un avversario che domani o ieri sarà più forte o più debole di te a cui domani o ieri hai dato e potrai chiedere una mano.
    L'agonismo è meraviglioso se ben vissuto se da la possibilità di imparare dai più forti ed insegnare a più deboli sapendo bene che è un momento e che la gara perfetta si fa sempre con l'aiuto degli altri, aiuto non solo mirato a risparmiare una manciata di secondi ma che insegna anche a saper perdere e ancora più difficile saper vincere.
    Fa parte della nostra natura animale cercare di migliorarsi e di prevalere è evoluzione è un istinto forte in noi, far parte della nostra natura umana quella di farlo con rispetto di tutto ciò che ci circonda e con l'aiuto degli altri. Dispiaciuto per sabato perchè anche io ero in gruppo per domenica perchè non c'ero.
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