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100km?: meglio farli nel deserto
Inserito da Franz.Rossi il 23/03/2010 alle 11:24 nella sezione cross & trail
Una delle cose belle di essere un gruppo sportivo così numeroso è che per ogni tipologia di gara si trovano subito appassionati pronti a declinarla in modalità diversa.
Così succede che, oltre ai 100km tutti di un fiato, c'è chi preferisce correrli a tappe, magari in un clima meno freddo o preferendo al duro asfalto la morbida sabbia.
Così Roberto Nardini e Giovanni Storti hanno deciso la via comoda per debuttare nella distanza a tre cifre...
Via comoda, un paio di ciufoli - si lamenta subito l'amico Roberto - tanto per cominciare siamo arrivati nel deserto, che tu ti immagini caldo e secco, con una temperatura bassissima. E la prima notte di gara ci hanno fatto lasciare le tende a causa del temporale...
Ma riprendiamo la cronaca dall'inizio.
100km del Sahara uno dei sogni ricorrenti degli amanti delle lunghe distanze in natura.
Viene considerata da molti la tappa obbligata d'ingresso a questo tipo di prove.
Ci sono 4 tappe (rispettivamente da 22km, 18km, 42km e 18km) da correre in quattro giorni successivi. La classifica finale somma i tempi delle quattro prove.
L'organizzazione procura l'acqua alla partenza e all'arrivo (più ai check points), cura l'alimentazione, sposta il bagaglio lungo il percorso e allestisce i campi.
Quindi molti la considerano un modo "comodo" di affrontare il deserto, ma non è proprio così...
L'8 marzo i corridori sono stati accolti (dopo il volo e la tappa di avvicinamento in pullman) all'oasi di Ksar Ghilane dove sarebbe partita la gara da un tempo freddo che si è andato scaldando solo con il procedere della giornata.
Il primo giorno di gara, un vento forte (e contrario, ovviamente) ha infastidito i concorrenti trasformandosi via via in una tempesta di sabbia. All'arrivo ci si è rifugiati nelle tende visto il temporale che si è repentinamente scatenato.
Roberto e Giovanni erano in tenda assieme ad altri 4 concorrenti.
Le tende erano quelle berbere, un telo fissato su alcuni montanti in legno, e sono state messe a dura prova dal vento e dalla pioggia. Insomma una notte insonne.
Il primo giorno vede Giovanni 95esimo di giornata in 2:35:14, mentre Roberto è 139esimo in 2:56:07
Il secondo giorno di gara il meteo ha dato tregua e con una temperatura di 15 gradi (in fondo siamo nel deserto) correre è stato più agevole.
Il fatto che fosse la tappa più corta non deve indurre a pensare che si trattasse di una passeggiata: il primo classificato ha impiegato appena più di un'ora a percorrere i 18km di gara.
La sabbia e le dune sono un ostacolo impegnativo, ma i nostri due soci se la sono cavata egregiamente. Giovanni 88esimo in 1:20:00; Roberto 161esimo in 1:39:58.
Terza tappa: la maratona.
Era la distanza più temuta da entrambi che avevano alle loro spalle come unico termine di paragone il Toubkal (42km con 3300 metri di D+).
Inoltre il fatto che venisse dopo due giorni di gara e che i piedi iniziassero a presentare il conto in termini di fiacche e unghie annerite ha fatto sì che partissero calmi.
Il terzo giorno vede Giovanni 114esimo di giornata in 4:53:41, mentre Roberto è 134esimo in 5:18:43
Quarta ed ultima prova: si tratta di concludere e Giovanni fila via veloce, quasi incredulo dell'energia residua dopo i primi tre giorni.
Anche Roberto se la cava bene e si porta a casa con onore la maglia di finisher.
La classifica di tappa vede Giovanni 49esimo in 2:03:57, mentre Roberto è 145esimo in 2:51:02.
In classifica finale Giovanni conquista l'88esima piazza con un tempo complessivo di 10:52:52, mentre Roberto è 139esimo in 12:45:50
Fino a qui la mera cronaca: si mormora di notti insonni al canto dei coguari del deserto, di premi all'odalisca più conturbante, di patti di sangue con i Road Runners di tutta la penisola, ma dobbiamo aspettare i commenti dei diretti interessati.
Robi, Giova, se ci siete battete un colpo!
Franz

La dura vita del deserto (foto Pierluigi Benini)
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poi le note di colore.....
Si sente dire che questa gara sia una passeggiata non confrontabile con le altre grandi gare del deserto in primis la Marathon des sables, e non crediamo sia vero sia per le condizioni climatiche decisamente avverse e difficili per dei “cittadini” caratterizzate da vento (tanto vento), pioggia, freddo (temperature di 1 grado), caldo (anche 35 gradi), sabbia, dune sia per il livello agonistico e di preparazione dei concorrenti. Basti dire che l ultima tappa,dopo aver corso 80 km in 3 giorni, di circa 23 km di cui almeno 10 km su dune e sabbia e’ stata vinta alla media di 4 e 20 al km.
L’ esperienza e’ fantastica per i luoghi magici ed unici, i panorami mozzafiato, le sensazioni particolarissime di correre in mezzo al deserto con lo sguardo che si perde all’ orizzonte e l ‘ emozione di incontrare una carovana di cammelli con il loro passo elegante ed efficiente.
Le albe ed i tramonti poi si tingono di colori che fanno dimenticare il freddo e la fatica e costituiscono un bagaglio di ricordi che affascina e fa venire la voglia di tornare in luoghi simili.
Le sistemazioni sono sicuramente spartane in tende berbere in mezzo al deserto e non sempre rifinite benissimo ma anche questo e’ parte dell’ avventura complessiva.
Tra tutti i partecipanti nonostante le provenienze piu’ diverse sia culturali che geografiche si e’ creato uno spirito comune basato sulla condivisione di valori quali la fatica la voglia di riuscire e la coscienza dei propri limiti e della voglia di testarli, che ha consentito di rendere l esperienza umana particolarmente interessante, direi molto in spirito trail.
L’ organizzazione curata da un nutrito staff coordinato da Adriano Zito sfrutta tutta l’ esperienza delle edizioni passate per gestire con apparente semplicita’ le situazioni anche piu’ complicate e questo consente di godere a pieno di questo viaggio/corsa.
In sintesi una esperienza da raccomandare sentitamente che vi fara’ tornare magari con i piedi ricchi di vesciche e simili ma con tanto tanto… dentro voi stessi.