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Qua e là, tra una specie di moratoria e una speciale maratona.

Inserito da Matteo Pirola il 11/11/2009 alle 17:41 nella sezione strada

Ho letto in questi giorni, su siti, blog, forum, tante critiche, osservazioni, delusioni, sulla più "famosa" maratona del mondo.
C'è chi si lamenta dell'organizzazione, chi della città, chi del tempo, chi delle attese, chi dei ristori, chi del percorso più lungo, chi della zona arrivo (vedi Podisti.net). Manca solo, che qualcuno si lamenti del tifo... ma sicuramente ci sarà.
Io ero alla mia seconda maratona di New York, tre anni dopo la mia prima maratona di New York.
Vorrei commentare le argomentazioni lette, ma forse alcune sulle altre chiedono più attenzione, o curiosità. E perplessità.
Ho letto parole come "moda", "bellezza", "commerciale", e sinceramente non capisco cosa c'entrino con la corsa. Con la maratona poi. Dette da maratoneti poi.
Personalmente corro per divertimento, sfogo, godimento, per mettermi alla prova, provare a migliorare, stare meglio. Per me stesso, o semplicemente per condividere con alcuni amici la stessa passione. E mai una volta mi è capitato di avere tempo o fiato o pensiero per quelle parole, e mai mi è capitato di sentirle pronunciare direttamente sulle strade di gara. Mi è invece capitato di sentirle a gambe ferme, a sudore asciugato, a occasione sfumata.

Forse, soprattutto per noi milanesi, il fatto che la nostra "fantasmagorica" (leggi prima fantasma) maratona, oggi o domani, si chiami “The Fashion City Marathon”, potrebbe far scattare qualche ragionamento in più…
La faccio breve, la maratona di New York non devo certo difenderla io. Ma forse diffonderla, sì.
Quindi, commentando la mia esperienza nella New York City Marathon 2009, non posso far altro che parlare di sensazioni, di fatica, di commozione, e di tutto ciò che di positivo posso aver registrato.
Sarà forse che per carattere registro solo le cose positive, anche quando sono poche, o anche quando le premesse non sono altrettanto positive. Sarà forse che per carattere cerco di condividere le stesse cose positive. (Altrimenti non saprei proprio rispondere alla domanda: perché corri?)
Dunque non posso far altro che consigliare a tutti, di correrla una volta. Ogni tanto.

Là. Le attese volano, curiosando nel mondo intero che ti circonda.
Il percorso sale, scende, sale, scende, tra i sali che scendono e quelli che ti ricaricano. Brividi della commozione che confondono i brividi del freddo.
Urla del pubblico che at-tirano fuori anche le tue, senza che te ne accorgi.
Scariche di adrenalina, che a fatica ti fanno rallentare, per andare comunque più veloce che puoi.
Infermi, fuori dal percorso. Atleti, comunque, in gara con te.
L’unico posto al mondo, dove ci si può sentire soli, in così poco tempo, tra milioni di persone.
Altro. Ancora.
Sicuramente qualcosa di denso.
Poi arrivi, comunque.
E dopo sei una persona più speciale, come minimo e soprattutto, per gli altri, quelli che ti riconoscono grazie a un fiocchetto al collo, o ad una camminata strana. Sconosciuti che ti parlano, ti chiedono conto, ti offrono un ingresso al museo, o come minimo, con un sorriso, ti fanno le congratulazioni. Ancora.
Per cosa poi?
Per la cosa più normale del mondo, per un maratoneta, ma che per un maratoneta di New York diventa un po’ più speciale.
E lascio alla fluidità delle chiacchere i dettagli, il resto e la mancia.
Grazie al Comandante Pistis (che atletico, ci supervisionava).
Grazie al Capitan Milani (che ci ha diretto sul campo).
Grazie al Milano Road Runners Club Team (che ci siam fatti una bella compagnia).

A rivederci New York, tra qualche anno, per un ricorso, di corsa.
Ciaociao, Matteo Pirola

PS Assecondo il Capitano, Bianca, lanciando la campagna:
“Franz soon to New York”

Letto 851 volte
Accampati, con lo spirito del Brianzolo, ma senza gazebo, e sotto il Verrazzano. Fotografati dal mitico Mandelli.
Accampati, con lo spirito del Brianzolo, ma senza gazebo, e sotto il Verrazzano. Fotografati dal mitico Mandelli.
Commenti
  • Franz.Rossi 12/11/2009 alle 09:13:34 rispondi
    Bianca & Matteo
    Va beh ragazzi,
    già sbavavo prima, adesso che leggo i vostri racconti mi trovo ancora più coinvolto...

    Bravi, bravi, bravi

    Franz
  • facorra 12/11/2009 alle 10:01:44 rispondi
    confermo
    Non posso che confermare tutto quello che hai scritto, avendo corso vicino a te per parecchie miglia, avendoti visto entusiasta, dare il cinque a decine, centinaia di persone, donne e bambini, bianchi , neri, gialli e di tutte le razze, proprio questo e' new york, proprio questo riesce a fare new york, avvicinare le persone, renderle "gruppo", loro sono avanti anni luce, e ci fanno sentire protagonisti dell'evento; noi, eh eh, noi scendiamo dall'aereo e capiamo subito di essere tornati in italia.
    Grazie a tutti coloro che hanno partecipato !!!!!!!
    Fac
  • salvatore.raciti 12/11/2009 alle 10:07:25 rispondi
    Maratona e trail, due mondi opposti...o no??
    Mettendo di fronte due mondi molto diversi,quello del trail, di cui Franz è ormai consolidata guida nonchè portatore sano di entusiamo e follia, e la maratona, che offre personaggi, scenari, rumori e odori completamente diversi, mi rendo conto che le due esperienze più che escludersi si completano a vicenda.
    Anche io guardo con sospetto e diffidenza alla Maratona di New York, ma dopo i vostri racconti sarà difficile resistere alla tentazione di assagiare la Grande Mela!

    Salvo

  • tridemonio 12/11/2009 alle 10:26:08 rispondi
    relatività!
    Premetto subito che ho avuto l'onore di andare a NYC due volte in vita mia, per un totale di una ventina di giorni circa... Ed è una città che mi è entrata nel cuore, come ancora di più amo visceralmente quella meravigliosa gente che sono i knickerbuckers.
    Provo ad immaginare quanto possa essere esaltante misurarsi in una prova come la maratona basandomi sul mio amore per il luogo e la mia passione per la corsa. Leggendo questi racconti poi... La voglia monta, forte.

    Una sola considerazione:
    Io trovo un evidente problema culturale che lega la maratona di NYC ai concetti di "moda" ed è il seguente. Forse è dovuto allo strapotere mediatico dell'evento, al concetto di "business" che ci rotea attorno e che investe un "rookie" come potrebbe essere il sottoscritto... ma esiste una "mentalità" di fondo - è inutile negarcelo - per la quale se non hai fatto NYC non sei un runner, così come se non hai fatto l'IM non sei un triathleta... Il potere del marchio sulla disciplina. E questa è una cosa che può e anzi credo debba dar fastidio. Questa considerazione ovviamente non deve portare ad un boicottaggio, figuriamoci!!! Ho in canna di provarla prima o poi in primo luogo per ritagliarmi un nuovo soggiorno nella grande mela o "second home" (e chissà.. magari non tornare più indietro, come volevo fare nel 2005). Ma così come sono sicuro che se e quando verrà il momento sarà un'esperienza indimenticabile, sono sicuro che là fuori esistono altre mille sfide non "strombazzate", magari semplicemente sussurrate, che possano regalarti soddisfazioni simili. Ecco: il problema è quando questo "tutto il resto" viene perso. Credo che Padellone sia d'accordo con me.. no?

    Evviva la maratona di NYC, evviva i Newyorkesi!!! (li vedo benissimo a congratularsi con tutti i finisher, sono davvero una spanna sopra noi italiani).
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