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Ironman Langkawi, Malaysia, 24.02.2007
Inserito da IM2Max il 26/02/2007 alle 10:46 nella sezione triathlon
Sono le 5 di pomeriggio, sono all'aeroporto di Langkawi e mi aspettano 20 ore di viaggio per Vienna via Kuala Lumpur, 4 in più per moglie e figli che proseguiranno per Milano.
Stamattina sono tornato in zona cambio per recuperare le 3 borse, T1 T2 e generica, e la bici che avevo lanciato/lasciato nelle mani di uno degli efficientissimi addetti dopo la seconda frazione.
Bici oggi smontata e riposta nella valigiona prestataci dagli amici del Brianza TRI.
Dai tabelloni esposti con i risultati non ancora finali risulto 245 assoluto su 700, 42 di categoria e, cosa divertente, che mi fa pensare a quanto discusso in sede RRCM sull'andare in bici senza calze e lasciando le scarpe fissate o no ai pedali, risulto 55 assoluto nel T1, avanti anche a svariati PRO!
Il giorno prima la gara.
Sveglia alle 4.30, colazione con mio figlio e alle 5,30 il pullman per la Partenza.
Arrivati lo speaker annuncia che dalle 6,45 potremmo scaldarci al buio nell'Oceano a nostro rischio e pericolo, considerando che l'alba è attesa per le 7,15 ora del Via.
Sono tra i primi a trovare il coraggio per un tuffo nel buio dal pontile, pensando che l'ultimo bagno a mare lo avevo fatto ad Agosto.
Sensazione bellissima, mi sento carico, l'adrenalina sale.
La gara.
Alle 7,14 dichiarano 3 minuti al via ma puntualissimo alle 7,15 il colpo di cannone che mi coglie casualmente sulla linea di partenza, e io che volevo partire defilato per evitare calci e gomitate come a Zurigo...
Il percorso finale prevede una linea retta verso il mare aperto per 1900 metri e ritorno.
Dopo la prima metà guardo il Polar e mi accorgo di non averlo avviato, cosa che poi mi darà un vantaggio di qualche minuto quando dopo 10 ore mi chiama un "memory full" lasciandomi senza riferimenti cronometrici.
Seconda parte in scia ad un atleta con il body della THAILANDIA sul mio azzurro la scritta ITALIA.
Ogni volta che provo a passarlo aumenta la frequenza e mi tiene dietro, ma sono primo sul pontile.
Lancio cuffia e occhialetti ARENA (stupendi neanche una goccia d'acqua negli occhi), doccia per togliere il sale, prendo la mia borsa gialla T1 entro nella tenda, metto il solo casco e via verso la bici mentro sento urlare il mio nome da moglie figli amici arrivati da Milano, Kuala Lumpur e Vienna.
La bici.
Esco dalla zona cambio e saltato in bici chiamo 3 volte la ola al pubblico che risponde, spettacolo!
So che la seconda frazione inizierà con una salita molto ripida che ho provato 2 giorni prima.
Stringo i denti e salgo al rallentatore.
Percoso con salite e discese ogni 500/1000 metri per tutti i 180km, un massacro per il cambio che spero tenga visto l'incidente occorso durante il viaggio che aveva causato un danno che era poi stato brillantemente riparato dai tecnici dell'organizzazione IM solo 3 giorni prima del via quando iniziavo a pensare di cercare un'altra bici.
La parte del percorso non provata e fare 2 volte mi accoglie con salita, discesa mozzafiato, nuova salita dove non credo ai miei occhi un concorrente scende e inizia a spingere la bici a piedi e sono certo di essere nella prima metà della classifica provvisoria.
Il percorso si snoda sull'isola di Langkawi, nord della Malesia all'altezza del confine con la Thailandia.
A bordo strada ci osservano attive scimmie e sonnolenti bufali d'acqua, ma visto che nel briefing tecnico ci avevano ripetuto "expect the unexpected" vigilo, specie pensando al King Cobra che lo scorso anno aveva tagliato la strada ai concorrenti.
Il percorso non è chiuso al traffico e improbabili motorini ci superano o vengono da noi superati.
La media è comunque sopra i 30km/h ma il sole è in agguato, il caldo della giungla inizia a farsi sentire e il ritmo cala.
L'alimentazione prevede acqua, simil-gatorade e banane, il tutto dispensato dai punti ristoro a meno di 10 km uno dall'altro.
Ultimi 10 km in spinta con le lacrime che scendono.
La maratona.
Al T2 mi aspettano tutti, mio figlio mi urla che sono ben 10 minuti avanti rispetto alla tabella, 7ore e 50 rispetto alle 8, si ma lui non sapeva come mi aveva cotto il sole.
Dopo un T1 da 1'55'' resto nella tenda del cambio per ben 8 minuti raccogliendo la motivazione per affrontare la temperatura che so mi aspetta fuori.
Esco, sorrido, pose plastiche per foto di rito mentre inizio la Maratona, qualche battuta e cerco di andare, almeno ci provo, ma avrò bisogno di qualche minuto.
Al Km 2 botta di fortuna inattesa e incontro il mio amico/collega Gernot (già 6 IM con un 10h 06' a Klagenfurt) che mi aveva anticipato di un giro e si trovava al km 12.
Insieme proseguiamo per 25 km poi lui gira verso il traguardo dove chiuderà con un superbo 11h52'.
Fatichiamo insieme, alterniamo la cadenza stile Passatore, ci fermiamo a tutte le stazioni di ristoro 1 ogni km per immergere le braccia nelle vasche di ghiaccio, lasciare che ci versino sopra secchi di acqua e cubetti di ghiaccio, riempiamo ogni volta la tasca del boby e il cappello di cubetti di ghiaccio e versiamo acqua nelle scarpe per abbassare la temperatura quasi irresistibile.
Nessuno ci aveva mai detto che sarebbe stato facile.
Le ambulanze fanno la spola.
A 6 km dalla fine mi passa con la sua guida il Campione Olimpico di Maratona alle paraOlimpiadi di Atlanta, legally blind.
Che emozione, li avevo incrociati più volte sul percorso, corsa elegantissima ma andatura molto controllata focalizzati su un solo obiettivo quello di tutti.
Ma a quel punto scemata la paura di non finire allunga il passo e le lampade verdi che dopo le ore 19,15 tutti avevamo sulla schiena spariscono avanti nell'oscurità.
L'arrivo.
Ci sono.
A 500 metri dalla fine incrocio mio figlio che mi aspetta per passarmi il tricolore, sento chiamare dallo speaker il mio nome, sento la musica, sento "from Italy", sento il mio nome ancora urlato da amici e parenti, vedo la striscia rossa tesa sotto l'arco d'arrivo preparata per tutti dal primo all'ultimo per 700 atleti da 38 nazioni.
Come era scritto sui poster che tappezzavano Langkawi: "the toughest game on earth".
Tempo 13 ore e 34 minuti.
Nota importante: Avrei probabilmente dovuto citare dall'inizio alla fine e ringraziare ogni riga il mio amico/coach Alessandro Bucci capitano di noi triatleti del Road Runners Club Milano.
Con lui mi sono allenato il week-end, ha sopportato le telefonate di panico dalla Malesia per il ginocchio e la bici scassati, ha ascoltato le sensazioni post seduta con unica agopunturista trovata durante il Capodanno cinese, mi ha dispensato consigli sulla gara e si è tenuto in contatto telefonico con mio figlio durante la stessa.
Grazie Capitano!

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Mitico, neppure un'ora di permesso per recuperare.
E il racconto ha saputo trasmetterci tutta la fatica della gara e l'entusiasmo vissuto.
Aspetto do vedere le foto.
Franz
spero tra dieci giorni di poter raccontare le stesse cose dal deserto.
La fatica che si mischia all’orgoglio di dovercela fare a tutti i costi .........
L’amore della propria famiglia che ti incita fino alla fine ......
... e mi accorgo di avere un “groppo in gola”...
Non sono abituata a così tante emozioni tutte insieme.
Ci sarĂ pure una tecnica che renda piĂş forti in queste circostanze?
Ma che dico !!!… perché togliermi l’intima gioia di emozionarmi?
Grazie Max
Sabina FrĂ