Stralugano 20-09-09

Sabato 12, corricchiando con i Podisti da Marte, suggerisco a Giuliana (presidente Montagnetta's Skyrunner e amica d'infanzia) un simpatico lungo a Lugano per la domenica successiva: "sono 30 km e il percorso è ondulato come piace a te; se vuoi andiamo insieme".

Tra me e me penso che dopo la Armeno-Mottarone, la Devero-Crampiolo, la Sgamelaa in Val Vigezzo e la 5 laghi di Ivrea, un percorso un po' nervoso mi farà il solletico, nonostante il mio peso non proprio "forma".

In realtà sono ansioso di misurarmi con lei su strada, dato che in tutte le occasioni precedenti su misto- sterrato con pendenze elevate, o mi aveva stracciato o mi aveva aspettato per arrivare insieme.

Mi iscrivo molto battagliero e due ore dopo ho una febbre da cavallo, che va e viene per il resto della settimana, permettendomi comunque due allenamenti tirati e con un effetto collaterale che mi alleggerisce il venerdi di un paio di chili.

Sabato sono contento: non ho febbre e sono dimagrito: domani farò miracoli!

Domenica apprezziamo la precisione svizzera che ci guida passo passo dall'autostrada al parcheggio – poi la navetta fino al lungolago – poi il percorso che parte dal ritiro pettorale – passa agli spogliatoi – deposito borse e infine ti permette di raggiungere la linea di partenza.

Sono contento perchè mi permettono di scaldarmi fino a 10 minuti prima del via e poi dentro le gabbie divise ogni 200 pettorali. Durante il riscaldamento saluto alcuni Road più giovani e veloci (siamo una ventina in tutto). Mi metto in coda per raggiungere la mia gabbia ma ecco che la gran massa di italiani presenti salta le transenne e le gabbie spariscono con grande disappunto svizzero. Fortunatamente siamo solo un migliaio e il percorso è molto ampio per alcune centinaia di metri... quindi con preciso conto alla rovescia si parte puntualissimi.

La prima parte è una passerella in città con tanta gente a fare il tifo dietro le transenne, poi si torna sul lungolago e si corre il periplo del promontorio che si infila tra le acque. Appena la strada sale di pochi metri il panorama diventa ancora più bello.

La strada scorre sotto i piedi senza problemi e andiamo facilmente alla media che ci siamo prefissi, scambiandoci spesso delle battute.

Al primo vero strappo Giuliana, come d'accordo, mi lascia indietro facilmente; poi io la raggiungo altrettanto facilmente in discesa trascinato dal mio peso; però mi rendo conto che se non forzo non la distanzio neanche se aiutato dalla forza di gravità. Comincio ad avere dei dubbi...

La temperatura è magnifica e il percorso (chiuso al traffico) anche.

Ai 10 km siamo ampiamente in anticipo sulla tabella di marcia e mi scappa un “siamo dei missili!”

Intanto il percorso è un continuo dolce salire e scendere, di quello che i “montagnettisti” amano tanto e che io non riesco proprio a digerire...

Ai 15 km siamo ancora in anticipo ma io non parlo più: sfido il mio stomaco con uno schifosissimo gel di glucosio perchè c'è ancora così tanta strada da fare! Soprattutto dopo il cancello della mezza maratona c'è l'ultima e più impegnativa salita dove ancora una volta, fin dai primi metri, non posso che ammirare quanta forza riesce ad esprimere una persona che pesa 20 chili meno di me... e appena vedo un paio di podisti che camminano... li imito.

Li imito per almeno un paio di minuti ma alla fine si scollina. Ho ancora un po' di energia per spingere la discesa e non subirla, ma in cuor mio spero che la mia amica stia ormai facendo la sua gara. Invece siamo ancora in discesa quando la vedo girarsi per cercarmi e quindi forzo ancora per raggiungerla.

Tornati sul lungolago c'è ancora il giro finale per il centro città: una passerella che non finisce mai e che percorro ad andatura decente solo grazie all'incitamento incessante della mia amica, che è ancora fresca come una rosellina e sostiene che sia solo questione di testa. In realtà ho davvero finito le energie: i muscoli non mi fanno male (mi presenteranno il conto il giorno dopo) e le pulsazioni sono ok, ma non riesco comunque a spingere.

Giuliana mi suggerisce all'ultimo km di cambiare faccia e di sorridere, e allora cerco di togliere la smorfia che penso di avere, ma alla fine, nonostante lei non accenni nemmeno a sprintare, arrivo forse sufficientemente dietro da non rovinarle la foto del traguardo (come avevo fatto a Crampiolo).

Dopo l'arrivo, anche se un po' in trance, apprezzo immediatamente i ragazzini che danno una salviettina, altri che mettono al collo una medaglia davvero bella, e infine una fila di ragazzine sedute per terra che mi tolgono il chip dalla scarpa, evitando così di vedermi svenire piegato nel tentativo di slacciarmi i lacci. Mitiche!

Alberto Tasca