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Dedicato a te ...
Inserito da Tortellone67 il 17/09/2009 alle 15:43 nella sezione triathlon
La sveglia finalmente mi libera dal continuo girare e rigirare tra le lenzuola di un letto non mio, con un cuscino indecente (per la “mollezza” non per la pulizia) ed a fianco del buon Marietto che, beato lui, ronfa ancora come un angioletto.
Sono le 4 del mattino ed il Giorno è giunto.
Mi alzo e brancolando nel buio, attento a non svegliare TriGaia e la TriGaia’s Best, consumo la mia sostanziosa colazione raggiunto a breve dal Marietto ancora sonnecchiante.
Ormai è tutto pronto; i preparativi veri e proprio si sono praticamente conclusi il pomeriggio precedente.
Ultimi controlli, vestizione e poi giù nell’atrio dove ci attende uno dei Battaini più tesi che abbia mai visto (e fidatevi perché lo conosco ormai da quasi vent’anni).
Ci guardiamo negli occhi.
Tensione e determinazione sono ben dipinte sui nostri volti.
Senza dire nulla ci avviamo per le tortuose stradine di Montecarlo che ci portano verso la spiaggia del Larvotto, alla Zona Cambio.
Per stemperare il nervosismo iniziano a fioccare le “solite” battute sdrammatizzanti (come al solito Marietto la fa da padrone!!!) e finalmente siamo sul lungomare.
Notiamo subito lo stridente contrasto tra l’incedere lento e silezioso dei triathleti e lo spumeggiante chiasso post-sbronza dei divertiti indigeni monegaschi (da segnalare soprattutto alcune indigene che mettono a dura prova la nostra volontà triatletica).
La domanda sorge spontanea : “Ma chi sta messo peggio?”
Finalmente siamo in Zona Cambio, è ancora buio e così ci dedichiamo agli ultimi piccoli controlli, una routine “scaccia-tensione” tra un via vai sempre più frenetico di compagni di avventura ed i miasmi provenienti dalle contigue toilette mobili (meglio note come “toitoi”) strategicamente piazzate ogni dieci metri a lato della Bike Park.
Lentamente, sempre piĂą vicini alla trance agonistica che ad una cosciente preparazione pregara, defluiamo verso la spiaggia.
E’ l’alba di una giornata metereologicamente perfetta.
Ventilazione inapprezzabile (come diceva il mitico maestro Sandro Ciotti), mare calmo e piatto come una piscina, temperatura ideale, l’ umidità è giusto quella delle prime ore del mattino.
L’orizzonte sembra un vero affresco.
Sembra proprio il preludio di una giornata memorabile, ma il traguardo è ancora lontanissimo, quasi etereo … meglio non pensarci.
Il Marietto attende il ritardatario Andrea, ci perdiamo di vista, ma ci ritroveremo ben presto.
Io ed il Batta ci prepariamo insieme, ci “mutiamo” e ci facciamo reciprocamente coraggio.
Lo incito e lo tranquillizzo insieme (per lui la frazione di nuoto è certamente la più ostica).
Manca meno di mezzora al via, l’attesa è spasmodica. Così ci avviamo verso il mare per l’immancabile “pucciatina”, giusto per prepararsi e riscaldarsi un po’.
Il mare è stranamento piuttosto caldo, non ce lo aspettavamo, e questo ci rinfranca non poco.
Ci avviamo verso la gabbia di partenza e ci ritroviamo nelle retrovie; lo speaker alza i toni della presentazione …. pochi minuti al via.
E finalmente, dopo mesi di duri allenamenti e qualche doveroso sacrificio (soprattutto “culinario”), il VIA … è giunto il momento della verità .
La partenza, come previsto, è praticamente la “Madre di tutte le Tonnare” : prima di raggiungere l’acqua passa un bel minuto e prima di riuscire a distendere una bracciata decente ne passano almento cinque.
Sono come sempre (e stavolta molto più di sempre) “botte da orbi” … ma ormai ci sono abituato, preparato e quindi non mi scompongo più di tanto (giusto quel che basta per restituire qualche “gomitatina”…).
Tutto procede liscio, tengo un buon ritmo compatibilmente con le difficoltĂ di nuotare costantemente circondato da decine di altri concorrenti.
Sono all’ultima boa, si vira per l’ultimo lungo rettilineo che ci riporta verso la spiaggia.
Alzo la testa per cercare un riferimento sulla costa per prendere il giusto abbrivio (anche se non ce ne sarebbe bisogno … basta seguire la tonnara …) ed i miei occhi vengo trafitti dallo spettacolo dato da una Montecarlo illuminata dal sole nascente. Fantastico.
Ma presto ecco l’inghippo … una gara di Triathlon non è tale se non c’è l’inghippo dietro l’angolo …
E l’inghippo è serio perché mi ritrovo a nuotare in mezzo ad una moltitudine di meduse : quando affondo la bracciata ne vedo decine passare ad un palmo di naso …
Le più impudenti mi pungono, vado un po’ in affanno perché, per il timore di … ingoiarne una, decido di respirare solo con il naso.
Ad un tratto una si avvinghia ad un piede e devo letteralmente scalciarla via.
Ho il timore che l’incubo non finisca più quand’ecco che di colpo, nel giro di due o tre bracciate, torno a scorgere solo la limpidezza dell’acqua, qualche pesce e qualche scoglio sul fondale.
E’ praticamente fatta e dopo pochissimo sono entro gli scogli diretto alla Zona Cambio.
All’uscita dall’acqua vedo TriGaia e la sua Best che mi incitano (e come da precedenti ferree dispozioni immortalano fotograficamente l’epico momento).
E la prima è andata.
Il piede mi fa male per colpa della medusa.
Entro nel tendone per prepararmi alla frazione in bici e poco dopo vengo raggiunto dal Batta.
Mi sorprendo perché lui solitamente è più veloce di me, essergli davanti mi dà ancora più carica; poi scopro dal rossore dei suoi occhi e dalla sua viva voce che ha avuto seri problemi con gli occhialini …
Di lì a poco inforco Tortellissima ed inizio la frazione che mi ha causato più incubi nei giorni precedenti alla gara.
La strada inizia immediatamente ed inesorabilmente a salire (sarà così praticamente per tutti i primi 15 km).
Le sensazioni sono ottime, la gamba fortunatamente gira a dovere.
Pochi minuti dopo vengo affiancato da un baldanzoso Marietto (che scoprirò poi essere uscita prima di me dall’acqua, ma essersela presa con più comodo al cambio) con il quale farò praticamente tutta la salita.
Marietto è molto carico e mi tocca pure trattenerlo da un attacco “ormonale” (chissà … sarà l’incombente andropausa …) : ad ogni fanciulla raggiunta (o che ci raggiunge) parte una tribale forma di corteggiamento … “Allez Monique … Allez Catherine …”.
Da buon maschio mediterraneo quando vede un posteriore come si deve (e su quella salita ne abbiamo visti non pochi!!!) la quantità di testosterone endogena supera alla grande quella di adrenalina e … così parte il “tacchinaggio”.
Verso metà salita ci raggiunge il Batta che, con la tipica “andanseuse” dei grandi scalatori, ci saluta e ben presto diventa un puntino lontano : non pensavo di stargli così tanto davanti e questo mi rinfranca (grazie Batta è già la seconda volta).
Giunti praticamente al termine dell’ascesa la strada spiana in un falsopiano in leggera salita e mi accorgo (non sentendone più gli echi corteggiatori) di aver distanziato Marietto.
Marietto che però mi raggiunge e mi stacca alle prime avvisaglie di discesa che io affronto con molta calma per le difficoltà che presenta : è molto tecnica (continui tornanti e curve pericolose), il fondo stradale è “inguardabile” e per giunta fa veramente freddo.
Fa tanto freddo che in fondo alla discesa, quando diventa tanto pedalabile da farmi superare i 60 km/h, non vedo l’ora di tornare al sole … che vedo in fondo alla vallata, ma che non arriva mai.
Tutto procede bene, mangio nei momenti giusti, bevo molto (seguendo i Galliena-consigli rivelatisi molto preziosi).
Ogni tanto, sui lunghi rettilinei, vedo in lontananza il Marietto che ha preso vantaggio, ma che tengo sempre nel mirino.
La seconda salita arriva e passa; sento sempre la gamba “buona”.
Giunge poi l’ultima asperità che, dopo quasi 70 km, è certamente la più dura a causa delle tossine finora accumulate.
Appena la strada inizia a salire raggiungo Marietto e mi accorgo che è in crisi nera.
Mi affianco e cerco, per quanto riesco, di incitarlo e sostenerlo psicologicamente.
L’intenzione è di stargli vicino per condurlo il più possibile verso la vetta.
Ed invece è lui, con grande generosità d’animo, ad esortarmi a proseguire al mio passo perché il suo, a questo punto decisamente più lento, mi avrebbe penalizzato oltre modo.
Grazie Mario.
Ed in effetti l’ultima salita è un crescendo di ritmo, recupero svariate posizioni e sono pochi quelli che viceversa riescono a passarmi.
Quando giungo in vetta dò un’occhiata al cronometro (la prima nella frazione ciclistica) e con grande sorpresa mi accorgo di essere di circa venti minuti sotto la tabella dei passaggi che mi ero preparato.
E’ una scarica di adrenalina e con questo nuovo bagaglio di forze mi butto a testa bassa nell’ultima discesa; in un baleno vedo Montecarlo e raggiungo la Zona Cambio.
E anche la seconda, la più temuta, è andata.
Affiancato da un volontario (approfitto per un applauso all’organizzazione … PERFETTA!!!) che mi assiste in tutto il cambio, mi tiene la borsa e si occupa pure di riporla nel tendone così che io possa al più presto iniziare l’ultima frazione, mi accingo ad affrontare il mio “terreno preferito” : la corsa.
Certo, la frazione è molto temuta causa Santa Devota da affrontare ben cinque volte, ma ormai sento l’impresa a portata di mano. Non posso non farcela.
Le sensazioni sono ottime, le gambe hanno ancora forza, tuttavia mi ripropongo di fare il primo giro leggermente sottoritmo per capire poi, dopo i primissimi chilometri, quanta benzina ho ancora nel serbatoio.
Mentre sono assorto nei miei pensieri, mi affianca e mi sorpassa (ovviamente) il Batta che, mano sul fianco, apparentemente dolorante, mi incita.
Gli chiedo : "Che giro?". E lui risponde : "Il primo!!!".
Ancora una volta è un gran messaggio per me … vuol dire che starò intorno alla mezz’ora di distacco dal Batta (che io avevo pronosticato tranquillamente sotto le 6 ore).
Questo di colpo cambia le mie prospettive, comincio a pensare al tempo finale e non solo a finire.
E comincio a guardare, forse un po’ troppo, il cronometro.
Giungo alla prima Santa Devota, la affronto tranquillo, il più possibile sciolto … ci sarà tempo per dare fondo alle ultime energie.
Sfrutto con molto gusto le rinfrascate garantite dalle docce alla zona arrivo e dalle annaffiate con la canna che un volontario elargisce senza ritegno poco prima della salitone.
I primi due giri scorrono senza problemi, la gambe, seppur stanche, fanno ancora piĂą che degnamente il loro lavoro.
All’inizio del terzo giro, scorgo, sul rettilineo prima del tunnel noto per essere parte del percorso affrontato dai bolidi della Formula 1, due “TriRoadBody” in lontananza e temo di essere preda di un miraggio.
Mentre mi avvicino velocemente riconosco Andrea e Pietro, li affianco e (non me ne vogliano) a doppia velocitĂ li supero.
Sono praticamente a metà dell’ultima frazione e quando passo per la terza volta in cima alla Santa Devota sono certo di avere a portata di mano un tempo sotto le 6 ore e mezza : mancano infatti due giri il cronometro post all’arrivo segna 5 ore, 41 minuti e spicci.
Se riesco a mantenere questo ritmo posso veramente farcela, anzi per la verità potrei pure calare un po’ senza rischiare troppo.
Ma a questo punto l’adrenalina è tale che viceversa mi ritrovo a spingere; è giunto il momento di dare sfogo alle ultime energie.
L’ultimo passaggio dietro al Casinò mi dà la certezza : sono a 6 ore e 4 minuti.
Gli ultimi chilometri sono da pelle d’oca.
Milioni di pensieri mi passano per la testa, mi godo ogni passo, ogni respiro, ogni singolo istante cercando di immortalare per questo splendido quadro nella mia testa.
Sono sopraffatto dalle emozioni pensando a tutto ciò che ho affrontato prima e durante la gara, a chi mi ha aiutato e supportato, a coloro che mi hanno “sopportato” in questi lunghi mesi di preparazione … insomma a tutti coloro che hanno reso possibile questa indimenticabile esperienza che, solo un paio di anni fa, non solo non avrei minimamente immaginato, ma nemmeno lontanamente potuto concepire.
Ed a questa lista (vi assicuro ben nutrita) un posto speciale ad una persona speciale che è stata il “cardine” di questa mia “seconda vita” e senza la quale non avrei mai avuto il privilegio di provare simili emozioni.
Ho ricordato, ormai un anno e mezzo fa … per la precisione il 9 Marzo 2008, il mio debutto nella Multidisciplina in un Duathlon a Cumiana quando, arrancando per l’inesperienza e per la poca preparazione, giunsi addirittura penultimo terminando però la frazione in bici all’ultimo posto ed abbandonando poi la fatidica “maglia nera” durante la corsa.
Alla fine della frazione in bici, quando i primi erano già al pasta party e neanche più uno spettatore presidiava la zona finale del percorso ciclistico, ricordo nitidamente il suo volto sorridente incitarmi ancora nonostante l’impresentabile prestazione.
Credo che questa sarà l’immagine di lei che terrò per sempre nel cuore.
Sono già all’ultima Santa Devota, vedo e sento ormai l’arrivo, scorgo TriGaia e la sua Best che mi attendono per accompagnarmi nei fantastici ultimi metri.
Ormai il cronometro non conta piĂą.
Sono certo che da dove sei sarai comunque orgogliosa di me e di cosa sono riuscito a fare ... questa impresa non è solo la mia … è la nostra.
Asciugo una lacrima … mi devo preparare per le foto di rito … in ogni modo la vita deve continuare.
Grazie Claudia.
Bruno Il Tortello Meneghetti

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Io mi inserisco di prepotenza nella tua lista dei pensieri, avendo vissuto parte della tua preparazione e condiviso almeno una volta quelle tre salite di Monaco...
Bravo Bruno, bravi tutti, sono felice di sapere che te la sei goduta.. è proprio quello che dovremmo fare a ogni gara!
Tri-Sara
Ero sicuro che ce l'avreste fatta perchè forse le "paure" che avevate erano semplicemente degli auto-vincoli.
Voi non avete mollato e la gara vi ha restituto tutto. Forse anche voi oggi penserete come me che vale la pena di spendere "un capitale" in una gara di questo tipo, perchè ti ridà tanto... Troppo. Forse noi in Italia dovremmo arrabbiarci di più, perchè ad esempio a Mergozzo abbiamo trovato macchine a bloccarci in salita, in bici.. Ed era campionato italiano.
Cmq basta con le polemiche, io spero che l'anno prossimo avrete il coraggio di fare l'ultimo passo che vi manca da compiere... Se lo farete, sarò onorato di unirmi a voi. Non trovate scuse, perchè bisognerà sì prepararsi.. Però bisogna in primis avere C&M e voi credo cominciate a credere di averne a sufficienza!
W I ROAD MONEGASCHI!!!
X Marietto: non so chi abbia vinto quest'anno, ma se vedevi la vincitrice dell'anno scorso.. Mi sa che dovevano sedarti con il metadone :)
Bravò Brunò!
Super Chapeau!
L'IM di Montecarlo è anche questo ...
Bruno
Marco tribagai Battaini
No, no sono afflitto da una sindrome che pare colpire anche alte cariche istituzionali; non sono in perenne tempesta ormonale... E' solo il mio modo -ormai lo sapete - per allontanare il pensiero della fatica, stemperando la tensione dell'animo (mio e di chi mi sta intorno). E domenica 6 settembre ce n'era MOOOLTO bisogno. Ma sapevo che non avrei MAI mollato. Per niente al mondo. Perché c'era un altro pensiero che mi aveva accompagnato negli allenamenti: una promessa. Tutte le volte che avevo sentito la fatica sopraffarmi, la voglia di soffrire venir meno, l'energia mancare sulle salite, le gambe chiedere fermarsi, l'acqua diventare pesante, ho continuato ripetere: "Lo faccio per te".
Grazie Claudia, anche da parte mia.
Marietto Marseglia
Non credo che sia questione di non mollare mai, ma del fatto che ci si diverte talmente tanto...
Per Mario sei un attore nato, i tuoi passaggi erano sempre uno spettacolo
Per Andrea, verrĂ il tempo anche per noi
Marco
PS consigli preziosi? nulla che già non sapevi e che già avevi dentro, perchè come dice IronMax (che se ne intende:-))) il finire un triathlon lungo comincia trovando la forza di iscriversi......
spero di riuscire a infilare un'ultima gara di triathlon prima della fine dell'anno, diversamente se ne riparlerĂ per il 2010.
prima delle vacanze estive avevo parlato con Matteo "padellone" e Ale "il conte" per cercare di organizzare un gruppetto per un 1/2 IM l'anno prossimo, spero che siate ancora dell'idea di fissarci questo obbiettivo per il 2010, soprattutto dopo aver letto i racconti di chi l'ha terminato :)
in bocca al lupo a tutti per il w-end al Lido!
ci vediamo presto!!!!
Giulio "le petit prince" Graziani
Gian