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Non c’è uno senza due.... (segue dalla prima volta con trentatre trentini)
Inserito da artiglio il 11/09/2009 alle 12:01 nella sezione triathlon
Non mi sveglio alle 5 come per il triathlon ma molto più comodamente alle sette, valuto meglio tutti i tempi di trasferimento direzione Cremona centro stradivari, per la mia prima volta in un triathlon sprint tradizionale (seconda volta nella multidisciplina per chi non avesse letto il post la mia prima volta con Trentatre trentini).
Sarebbe ripetitivo descrivere tutte le emozioni di una buona o cattiva gara, (discreta questa volta), per di più a lettori che nella stragrande maggioranza dei casi hanno già provato queste emozioni.
Quello che mi fa piacere descrivere è invece la differenza che ho notato e su cui mi sono fermato a riflettere, la differenza rispetto alle mie precedenti esperienze sportive personali, riflessioni che magari non tutti con un passato professionistico da agonisti hanno maturato.
Non la voglio fare lunga noiosa e rutilante, ma per anni, in realtà decenni, ho praticato il canottaggio a livello agonistico con discreto successo a livello nazionale indossando una volta anche la maglia tricolore di campione italiano e almeno una decina di volte quella di campione regionale in diverse specialità (doppio, singolo, pesi pesanti, leggeri, iole, coastal rowing), vincendo anche una gara internazionale con la maglia della nazionale.
Rispetto a quei tanti anni ho rilevato piccole importanti differenze:
per esempio la differenza fra godersi le ore pre-gara distesi nel prato stemperando la tensione con chiacchiere amabili e coccole ad un delizioso esemplare di Shitzu, Volé (parte integrante della comitiva dei Road) ed essere invece mangiati dalla tensione ringhiando (a differenza di Volè, educatissima) al primo che ti passasse a tiro;
la differenza fra godere non solo del risultato finale ma anche della prestazione in corso di svolgimento godere della fatica che esalta i sensi;
la differenza fra trovare scuse per un equipaggiamento di qualità in meno, o invece fare o ricevere un complimento per il mezzo che inforchi e di cui sei orgoglioso come un bambino;
ancora la differenza per una mano di incoraggiamento battuta durante la corsa da un tuo compagno di squadra e l’invidia nella migliore delle ipotesi silenziosa.
Forse perché nella multidisciplina i valori sono netti e differenziati, forse perché chiunque arrivi è un buon risultato per tutti i partecipanti alla manifestazione, forse perché la buona prestazione nell’endurance è immancabilmente frutto di litri di sudore e km percorsi e non da adito a scuse o interpretazioni.
Insomma dopo tanti anni ho imparato tanto sullo sport in questa 1h,13’ (questo per la cronaca il tempo di chiusura), e per questo volevo ringraziare i cinque compagni Road, Matteo, Massimo, Mario, Stefano, Attilio.
Da ognuno di loro ho preso un sorriso, un consiglio, un incoraggiamento, e molto altro ancora, per cui ancora grazie, mi spiace di non avervi potuto salutare personalmente, spero di ripagarvi con un estratto del servizio fotografico che l’indefessa Alice ha realizzato e che metto a disposizione a seguire (se volete vedere la versione completa contattatemi su face book)…ci vediamo a Lido, è il caso di dirlo, comunque vada sarà un successo…
Fabio Cusimano

Da non dimenticare di portare in zona cambio....
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Ma anche quel diavolaccio di SteScal ... e meno male che ... dice lui ... non sa nuotare !
Benvenuto nel gruppo !
E adesso tutti al LIDO !!
Massimo
Però, per aver fatto tutta la prima frazione a rana, non è andata male. Confermo anche che il tri-Road è una allegra compagnia di pazzi. E' sempre bello gareggiare con voi. Non manca mai un incitamento per tutti, in partenza, in gara e all'arrivo. Avanti così!
Alla prossima.
Ste