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ROAD-MOTTARONE= 1-1

Inserito da artiglio il 11/08/2009 alle 10:42 nella sezione vita al club

Domenica 9 agosto: Mottarone!

Dopo la deludente spedizione del 26 luglio, i recidivi Matteo Pirola e il sottoscritto, con la supervisione degli esperti Stefano Leone e Andrea Vasco, l’adesione della oramai veterana Sara Belotti e dell’amico di Matteo, Matteo (stesso nome), e del last minute Riky Ghidotti, ci riprovavano.
Nemmeno la pioggerellina mattutina nell’est milanese delle 6:30 riusciva a fermare la spedizione, e dopo una buona colazione, e il carico dell’auto, ci ritroviamo a Lambrate assieme a Matteo e al suo amico… Matteo sotto casa di Salvatore, che assieme a Rita ci accompagnerà per questo allenamento collettivo, allenandosi pure loro di corsa intorno alle rive del lago di Mergozzo; località che, dopo una pausa nell’area di servizio Verbano est dove ci siamo incontrati con il resto del gruppo (Riky, Stefano, Andrea e Sara), raggiungevamo insieme alle 9:30; il tempo di scendere dalle macchine, preparare le bici, e via, sono le 9:55 e salutiamo Rita e Salvo che opteranno per un allenamento di corsa ciascuno con il proprio ritmo e con la propria distanza. L’aria è calda, qualche nuvola nel cielo non disturba questa che si preannuncia come una bella giornata; nel tratto che da Mergozzo porta a Stresa, ovviamente e come era lecito, rimango indietro al gruppo: speravo in effetti di essere lasciato dalla compagnia prima della salita, ma tant’è, dovrò abituarmi a fare pedalata da solo; a un certo punto un po’ prima di Stresa, a Baveno, giriamo verso l’interno (non so per quale motivo), così attacchiamo la salita ben prima di quanto previsto dalla cartina stampata su Google, che prevedeva il raggiungimento di Gignese una volta giunti a Stresa. Dopo un ultimo ritrovo collettivo prima di affrontare la salita, il gruppo nuovamente si disfa: davanti Stefano, i 2 Matteo e Andrea, poco più avanti Sara e il Ghido, che riesco ancora ad inquadrare per un paio di chilometri, poi quando iniziano le rampe non li vedo più… Ad un certo punto (saranno passati una decina di chilometri da Mergozzo?), leggo un cartello che mi fa ghiacciare il sangue: MOTTARONE 19 km!!

Non siamo ancora arrivati a Gignese, sono in salita già da un paio di chilometri, e la velocità rilevata dal Garmin in quel momento segna 9,2 km/h…!! Riuscirò mai ad arrivare in fondo (anzi, in cima), considerando che abbiamo da fare una nuotata nel lago e soprattutto ci attende l’ultima frazione del combinato con le gambe sotto il tavolo… Ma l’idea del riposo mi lascia quasi subito: più salgo, più apprezzo il panorama mozzafiato (ancora sul versante del Lago Maggiore), più mi concentro sul movimento, sulla pedalata: ricordo quanto consigliatomi da Bruno e Mario nell’ultima uscita, quella del tentativo fallito al Mottarone di fine luglio dell’armata Brancaleone: pedalare, alzare il culo dalla sella ogni tanto, anzi spesso… all’inizio non mi ritrovo: il sudore comincia a fare capolino, cerco di non mettere il rapporto più agile, in previsione di strappi ancora più duri, e vado su, vado su… non ci sono molte auto: sembra che il Mottarone non interessi a nessuno stamattina, poi di colpo mi vedo in senso inverso un bel gruppo di ciclisti scendere a palla verso Stresa, penso quindi che un po’ di movimento lo vedremo su in alto… Finalmente Gignese: siamo ai piedi della salita vera e propria (ma perché, fin’ora abbiamo scherzato?), gli altri del gruppo non li vedo più, nella speranza che ogni tanto la salita degradi, continuo a salire, a salire… E’ qui il punto più duro della salita da questo fronte, intorno alla frazione di Alpino, con pendenze maggiori del 10%… raggiungo la casetta del pedaggio, scopro che le biciclette passano sulla sinistra, senza pagare: ma Matteo non doveva fermarsi e fare qualche foto in questo punto? Vabbeh, superata la casetta, la strada sembra diradare, ma che dico, sono in discesa, che bello, si rifiata! Macché, sarà durata neanche 1 chilometro: il tempo di bere, ristorarmi e di nuovo la strada risale, risale… Si è letteralmente immersi nel silenzio del bosco, in mezzo agli alberi: il posto è da favola, e il pensiero di starlo a percorrere in bicicletta e di respirare a pieni polmoni (un respiro affannato dalla fatica, comunque) mi riempie di gioia, tanto che quando passa il primo veicolo a motore la cosa mi disturba alquanto.
Ad un certo punto, dopo una curva, la strada spiana leggermente: vedo una fonte dove si approvvigionano tutti, e vedo con mia gioia Matteo, Andrea e Sara, che mi stanno aspettando (o si stanno riposando semplicemente?). Gli altri sono più avanti, il tempo di bere dalla fonte, piccola pausa e via ripartiamo… ripartono, nel senso che Matteo tira il gruppettino, Andrea si incarica di tirare Sara, ma nessuno pensa di tirare il sottoscritto… qualche rampa, un paio di curve, e sono di nuovo da solo: vabbeh, questa pratica la devo risolvere per mio conto, mannaggia al fatto che non amo la bici, che ho pochi chilometri sulle gambe, ecc. ecc. ad un certo punto noto dei segni sull’asfalto: uno in verde segna 3 km, poi un altro dopo un paio di minuti che pedalo segna in rosso lo stesso chilometraggio: quale sarà quello giusto? La strada sembra impennarsi, la velocità del Garmin segna 5,0 km/h , alzo il culo sui pedali, ma dopo neanche 4/5 secondi lo riappoggio, le energie rimaste sono poche, e noto che il blu del cielo ha lasciato spazio ad un bianco impenetrabile, ad un certo punto sento 2 gocce, e maledico il fatto di essere così indietro con la preparazione… urlo nel silenzio del bosco un vaffanculo che immagino abbiano sentito solo gli scoiattoli: la mia preoccupazione non va al fatto di dover salire, ma penso alla discesa, al fatto che sono un c… sotto: già a scendere vado piano (perché, a salire sono una scheggia?), ma fare la discesa con la pioggia proprio no!! Inoltre non ho con me l’antipioggia, nel dubbio se portarmelo o meno l’ho lasciato in macchina, ho solo una maglia senza maniche di ricambio e maledico la mia decisione. Fortunatamente le gocce sono rimaste tali, nel senso che non piove: il bianco che era in alto, adesso lo ritrovo… ovunque: praticamente sto entrando nella nuvola, sono in mezzo alla foschia, non si vede a 100 metri di distanza: oramai dovrei esserci, mi dico, e dopo una curva vedo in lontananza alla curva successiva il mio gruppo di sventura che mi incita(che carini!), fermi alla curva del bivio per la cima e Armeno in discesa. Mi fermo perché non ne posso più: manca ca. 1 km alla cima, sono tutto sudato, ovviamente gli altri hanno già indossato l’antivento (o antipioggia), in vista della discesa… qualche perplessità di Sara che vorrebbe già cominciare la discesa: ma come, siamo arrivati fino a qui, e non arriviamo su in cima? Ma stiamo scherzando? Quando mai (mi ) ricapiterà un’occasione del genere? Per rompere gli indugi, prendo l’iniziativa e dico: “vabbeh, io intanto mi porto avanti, tanto mi superate tutti”, e comincio a pedalare verso la cima. Ho un conto in sospeso con il Mottarone, ho promesso che mi farò fare una foto particolare quando arriverò lassù…
Infatti dopo qualche centin… decina di metri, mi raggiungono tutti. A cominciare da Stefano, poi Matteo l’amico di Matteo, quindi il Pirola, Sara, che piano piano (senza alzarsi dalla sella), mi va via, e infine il Ghido che con un rapporto impossibile lo vedo in piedi sui pedali… E finalmente siamo su.
Mi aspettavo un panorama incredibile, ma siamo proprio in mezzo alle nuvole, peccato: non si vede niente.
Ci sarebbe piaciuto restare di più , ma sono le 12:30, dobbiamo ancora fare la discesa, e fare un bel pezzo di strada, perciò qualche foto di rito, e soprattutto la foto che mi ero ripromesso di fare: scusa, Mottaro’ la mia non è irriverenza, è più una scaramanzia, dopo la figuraccia di fine luglio, me lo dovevi…!
Ovviamente chi si presta a immortalarci per la foto di gruppo? Ma un triatleta, ovviamente, uno del Varese triathlon, e ovviamente IronMan Finisher: qualche scambio di impressioni con Stefano, in quanto entrambi (più Andrea ovviamente), hanno fatto Nizza quest’anno…
Bene il tempo di inforcare le bici, di cambiarmi la maglia e mettermi quella asciutta senza maniche… ma dove sono finiti tutti? Mi trovo di nuovo solo, gli altri sono già partiti, la fame si fa sentire, inoltre Matteo, l’amico del Pirola deve rientrare prima, mentre noi ci fermiamo a fare il bagno e poi a pranzo… Comincio la discesa verso Armeno, dove siamo d’accordo per ritrovarci dinanzi alla fonte, discesa molto frenata (le pendenze sono belle toste), anche perché sento freddo… poi un’ape o qualcosa di simile si infila a 45km/h in mezzo al casco, mi fermo e mi tolgo il casco per controllare: ok tutto a posto, si prosegue, ho quasi i crampi alle mani, la discesa è bastarda: se ti rilassi un attimo è finita, non hai soste, se ti devi asciugare il sudore mentre scendi, rinunci a frenare e acquisisci all’istante velocità, vai giù, vai giù…

ad un certo punto proprio dinanzi alla curva delle foto della sconfitta di fine luglio, squilla il telefono: è Stefano, mi chiede a che punto sono, gli dico che sto arrivando, 3 minuti e sono in Piazza ad Armeno…
neanche il tempo di arrivare, riempire la borraccia che nel frattempo era rimasta vuota, e ripartiamo: una volta ancora mi distaccano tutti, l’ultimo il Ghido, che si lancia letteralmente in discesa: li riprendo tutti poi ad un passaggio a livello, poco prima di immetterci sulla provinciale per Omegna… passato il treno, facciamo “trenino”: io, il Ghido, il Pirola, Andrea e Sara: Stefano e Matteo sono già avanti… Omegna, poi Gravellona e finalmente il bivio per Mergozzo: mancano 4/5 chilometri, ormai la strada la conosco: dico agli altri che proseguo con un passo più lento (perché, fin’ora ero stato veloce?) e finalmente raggiungiamo il “campo base”: sono le 13:45, volendo fare il bagno, non saremo a tavola prima delle 14:15-14:30 Rita si incarica di avvisare il ristorante, e caricate le bici in macchina e recuperati gli occhialini, ci immergiamo: assicuro che farsi il bagno dopo una sforzo di più di 3 ore è decisamente rigenerante, oltre a lavare via il sudore… ma poi l’acqua del lago di Mergozzo è stupenda, si fa il bagno volentieri…
Ma la giornata non è finita: il sole è alto nel cielo, che è sempre più blu: una volta asciugati, rimpinzati al ristorante, il nostro Cicerone del posto Stefano Leone ci induce a percorrere parte del Sentiero Azzurro: un ciottolato degno dei Trail di Franz, ci porta dal Centro di Mergozzo fino alla base del Montorfano: lo spettacolo che si profila è davvero appagante, nonostante qualcuno inveisca perché si trova a percorrere il sentiero in… ciabatte. E scattiamo le ultime foto, così immortaliamo anche Rita e Salvatore che hanno vissuto la mattinata senza bici.

Alla fine che dire? Mi rendo conto che un racconto del genere forse non vale la pena per un allenamento in bici, che per qualcuno è ordinaria amministrazione, dovrebbe essere riservato ad una gara tosta, che so ad un Ironman: ma per il sottoscritto quella di domenica 9 agosto 2009 rappresenta una vera e propria impresa: da considerare che non sono neanche arrivato a percorrere in bici 500 chilometri dall’inizio dell’anno, gare comprese, e che ho fatto più chilometri di corsa...

In Fototeca le immagini della "gita"...
ArtiglioSegriglio

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La conquista del Mottarone da parte dei Road
La conquista del Mottarone da parte dei Road
Commenti
  • artiglio 11/08/2009 alle 10:48:06 rispondi
    Anche Francesco Vitale l'ha conquistato
    ... mi dicono le cronache, e da solo...
    e anzi, la sua fatica è stata ben più tosta della nostra.
    Attilio
  • bobgros 11/08/2009 alle 12:15:45 rispondi
    MITTTIKKKIIIII
    Artiglio, con dei polpacci come i tuoi il Mottarone e' poco + impegnativo della Montagnetta!!
    Allenati perché se mi dai meno di 10 ' a nuoto in bici ti arroto ... ( Lido of course ! )
    Rob BobGros Mattonella
  • mbell1957 11/08/2009 alle 15:27:46 rispondi
    però ...
    ... la posa di Segriglio nella foto fa pensare ad una bella schiena anchilosata !


    :))
  • Matteo Pirola 11/08/2009 alle 19:22:23 rispondi
    bè, alla prima Armata Brancaleone,
    forse mancava proprio il Leone (Stefano) : )

    ora manca solo la "bella".
    salire da Armeno, e mettere un'altra bandierina...
    l'Armata Settembrina si prepari.

    ciaociao, m


    PS
    Artiglio, eri proprio cotto in salita: la fontana dove hai trovato me, Andrea e Sara era prima, molto prima, del casello e del bosco...
    dettagli a parte, bellissimo racconto e resoconto della tua imprevedibile impresa. tostissimo.
  • ferroghido 11/08/2009 alle 23:33:36 rispondi
    Scfizzero !!!
    Dopo un racconto così minuzioso e preciso però devi concludere elencando:
    1) cibi (e bevande) ingurgitate da ogni commensale !!!
    2) lunghezza ed altimetria della ciabattata post-prandiale !
    3) tempi di percorrenza "da casello a casello" di ogni veicolo sulla strada del ritorno :))))
    Riki 42/23 Ghidotti
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