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TRAIL DELL'ANTOLA
Inserito da piter il 16/06/2009 alle 13:58 nella sezione cross & trail
I LOVE ANTOLA.
Dopo le Porte di Pietra dello scorso anno mi era rimasto un chiodo fisso: tornare a correre sull'Antola.
Domenica scorsa, 14 giugno, ci sono ritornato, iscritto alla Rigantoca 2009, sezione competitiva.
La partenza è fissata per le 6 a.m. nel piazzale d'arrivo della funicolare che da Largo Zecca, nei pressi della Stazione Principe, sale al Righi, che è la prima montagna subito dietro la città ma ancora dentro la città (è la caratteristica forse più suggestiva di Genova, svolti un angolo e improvvisamente ... sei lontano da tutto).
La giornata è stupenda: il cielo è terso, non fa troppo caldo.
Il posto di ritiro dei pettorali è in un bar a fianco della stazione della funicolare, dove si ammucchiano – per fortuna su una fila a parte - anche tutti coloro che debbono iscriversi alla non competitiva.
Non devo comunque attendere troppo: appena il tempo di appuntarmi il pettorale sul calzoncino, scoprire con orrore che ho preso le scarpe sbagliate (quelle da strada anziché quelle da trail), salutare un paio di facce note scappate fin qui, come me, dalle corse domenicali in Piemonte, consegnare la borsa al punto di raccolta (anch'esso posto dentro il medesimo bar!) e ... quasi neanche mi accorgo che si parte.
La meta è il paesino di Caprile, che fornisce l'ultima sillaba a comporre il logo della corsa (Righi-Antola-Caprile, per l'appunto) attraversando il Monte Antola.
La prima parte, dopo un breve raccordo su strada, si snoda sui sentieri del Righi che passano sotto le fortezze militari che ne cingono le sommità: si corre su traccia a mezza costa avendo sulla destra, giù in basso, la valle del Bisagno e la strada provinciale che sale in direzione della Val Trebbia.
Il sole è già alto, è proprio davanti a noi e ci abbaglia.
I primi 10 km si corrono tutti senza particolari difficoltà, mi godo la frescura dei boschi; ma poi inizia una salita molto ripida di 4 km. che risale per la via più breve la china del Monte Sella fino al valico, dove è posto il primo ristoro: qui cammino e faccio molta fatica, sudo molto e bevo altrettanto.
Squarci panoramici si aprono alla mia destra: vedo allontanarsi il Monte Fasce, che un tempo, quando ero poco più che un ragazzo e abitavo a Genova con la mia famiglia, chiudeva l'orizzonte della finestra della mia camera da letto a San Martino: ora è fittamente popolato da ... tralicci di impianti radiotelevisivi.
Ad un certo punto sento il fischio inconfondibile di un treno: guardo in basso e mi accorgo di essere sulla verticale del trenino che da Genova va a Casella, una ferrovia a scartamento ridotto che parte da piazza Manin, collegata alla sottostante piazza Corvetto dalla salita di Via Assarotti.
Questa ferrovia ha oggi molto successo fra i turisti, soprattutto tedeschi, che non mancano di includere una gita sul trenino per Casella nella loro visita della città e della riviera; i genovesi, invece, vanno tutti ... all'Ikea.
Dopo il valico del Sella c'è un sentiero che scende ad Avosso, frazione di Casella.
Complice il fatto che il percorso è segnalato soltanto con segni circolari gialli dipinti su lastre di pietra o da qualche piccolo cartello appeso su qualche albero finisco per sbagliare strada: ad un bivio proseguo sul sentiero sul quale sto correndo e ci vuole un buon km. prima di decidermi a dare retta ai dubbi che mi sono venuti alla mente e tornare sui miei passi.
Tornare indietro è una sensazione piuttosto frustrante: tanto più che, tornato sul bivio di prima, la prima cosa che vedo dipinta per terra – ma dall'angolo opposto a quello dal quale sopraggiungevo in precedenza! - sono le palline gialle del segnale per giunta corredate da una bellissima freccia gialla!
Per forza non avevo visto il sentiero: dal bivio parte una specie di strapiombo che conduce fino alla base della montagna, dove scorre un torrentello tra gli alberi dove la luce del sole non riesce a infiltrarsi e l'aria è fresca e umida.
Scendo a balzi, aggrappandomi a ogni curva – praticamente a ogni passo – ai tronchi dei larici.
E' lungo questa discesa che ho modo di constatare la differenza che esiste fra scarpe da running e scarpe da trail: le prime, cioè quelle che malauguratamente ho ai piedi, hanno pochissima stabilità e il piede scorre in avanti urtando la punta della scarpa provocandomi dolore.
Ed è ovvio che si perda appoggio: accade così che lungo quella discesa ad un certo punto inciampo col piede sinistro e faccio un volo discretamente pericoloso; riesco a cadere di spalla e a bloccarmi appena fatta la volta proprio sul ciglio del sentiero; così me la cavo con una sbucciatura a un ginocchio e un paio di spine piantate nella mano destra, che estraggo con i denti.
Sono stato fortunato.
Dalla base del monte Sella inizia un lungo sentiero tutto a mezza costa che conduce fino alla cima del Monte Antola.
Si corre sempre sul costone della montagna in mezzo a boschi di larici, su un sentiero che all'inizio sale di brutto, poi prosegue fra saliscendi continui, per poi tornare a salire nella parte finale, quella che porta alla vetta, dove incontra una carrareccia vera e propria: la riconosco, è la stessa che ho percorso alle Porte di Pietra.
L'Antola è frequentata, soprattutto in questa stagione, da molti escursionisti e anche da famiglie con bambini, che vengono quassù soprattutto per ammirare le fioriture pimaverili.
Anch'io ne resto affascinato: mi attraggono soprattutto alberi di media grandezza che hanno infiorescenze gialle, tipo glicine, che pendono a centinaia dai rami: ve ne sono di isolate mentre altre formano dei boschetti tutti colorati di giallo che mi regalano la sensazione di correre dentro un dipinto di Renoir: non hanno un profumo particolare (ebbene sì, mi sono fermato ad annusarli), ma l'effetto scenografico sotto i raggi del sole è semplicemente magnifico.
Arrivo alla vetta senza particolari problemi, non ho “tirato” al massimo, preferendo assaporare le sensazioni che il correre o anche soltanto il camminare in quell'ambiente così bello e accogliente mi ha regalato, un ambiente così diverso dalle montagne aostane o dolomitiche, privo com'è di “cattedrali” di pietra, ma anche più piacevole e accogliente: i sentieri corrono tutti in mezzo a boschi di larici, all'ombra e tra i fiori, avendo all'intorno nient'altro che smisurate distese di boschi e qualche minuscolo villaggio in lontananza.
Sulla vetta decine di persone hanno disteso i teli per il picnic e si godono la giornata di riposo; qualcuno mi applaude, altri offrrono cibo (tanto – penso sogghignando fra me e me - sanno benissimo che non mi fermerò).
Dalla vetta dell'Antola a Caprile ci sono 4 km. di discesa molto ripida fra distese di prati sotto il sole: giù in fondo il lago (artificiale) del Brugneto con la sua diga (la riserva d'acqua di Genova); in lontananza centinaia di mucche al pascolo dal colore rossiccio fanno risuonare i loro campanacci.
Ad un tratto avverto un rumore sulla destra: mi volto appena in tempo per scorgere un capriolo scappare via di corsa.
Vorrei davvero fermarmi qui a riposare sull'erba, mangiare pane e salame e bere un buon bicchiere di vino, ma ho preso un impegno e continuo a scendere.
A 100 metri dall'arrivo, ormai dentro al paese, non resisto alla tentazione di fermarmi vicino a una fontana d'acqua che scende abbondante, fresca e morbida.
Ancora pochi passi e c'è l'arrivo, c'è la medaglia, c'è il vino, il pane e il salame.
E soprattutto il piacere dell'impresa compiuta.
Ci sarebbe anche un ottimo piatto di pasta, ma devo rifiutare: annunciano che c'è un autobus che parte fra 5 minuti: quindi ancora una corsa, sacca in spalla, per raggiungere l'autobus messo a disposizione dall'organizzazione che, attraverso Torriglia e Bargagli, ci riporta a Genova.
Tornerò, tornerò a correre su questi sentieri; adesso conosco la strada.
Ci tornerò da solo in un giorno che avrò voglia di sentirmi libero.
Piermario Sasso

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Sfrutto il tuo post per fare i complimenti anche a Filippo Stucchi che lo stesso giorno ha corso il Trofeo Oasi Zegna.
E' la natura girovaga dei trailers... difficile inquadrarsi in un gruppo preciso, seguiamo le nostre voglie.
Prossimo appuntamento (passata la Monza Resegone) è alla Biella Camino, dove se tutto va bene avremo un cicerone d'eccezione: l'architetto M.Pirola
Franz
Me ne parlavi in pista qualche settimana fa!
Stasera alle 18.30 siamo al XXV Aprile, magari ci becchiamo!
Complimenti ancora!
Luciano
Cristiano
Massimo
ci sarò anch'io a Interlaken e saà un'altra bella storia da raccontare.
WIlRoad!
Antonio