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Il mio Passatore

Inserito da paulrunner il 04/06/2009 alle 23:45 nella sezione storie


Il mio Passatore è stata una corsa lunga 99 chilometri ed una gara lunga 1 chilometro.

La corsa è partita sotto il solito sole fiorentino: davanti a tutti si intravedeva il cappellone da brigante del Passatore e dietro milletrecento folli atleti.

E’ stata una corsa lunga, di quelle in cui ad un certo momento cominci a sentire il dolorino al ginocchio, al muscolo, al piede, dove ti viene sete un istante dopo aver bevuto e vai in crisi in discesa invece che in salita, una corsa, cioè, che mette sotto assedio le tue risorse fisiche e mentali.

Ma anche una corsa dove incontri gli amici delle altre società, dove trovi sempre qualcuno che ti aiuta: nel mio caso Paolo Baldon, ex-road ma sempre-road nel cuore che, nella discesa nella notte mi ha prestato prima una k-way e poi una maglietta e poi Mirko che faceva appoggio in bicicletta e che, a dieci chilometri dal traguardo, mi ha riempito le mani di uva passa e la borraccia di acqua.

La corsa è vedere il sorriso aperto e felice di Simonetta e Walter (con il megafono) ai lati della strada.
La corsa è un tuffo nel buio, illuminato di tanto in tanto dai fari delle auto, è un appuntamento a lungo rinviato con le lucciole che danzavano ai bordi della strada, un’immagine d’altri tempi.
La corsa è, come al solito, pensieri in libertà, pensieri dedicati.
Ma la corsa è anche calcolo e cuore, quando hai finito le risorse fisiche e devi inventarti gli ultimi trenta chilometri per arrivare sotto le dodici ore (io mi sono imposto otto chilometri all’ora e li ho tenuti per quattro ore, guadagnando ogni chilometro qualche secondo per avere un po’ più di tranquillità nel finale).
La corsa è bere solamente per dodici ore, con l’unica eccezione di tre banane ed una manciata di uva passa.
La corsa è questo e molto altro, la gara è un’altra storia.

La mia gara è iniziata quando ho visto il cartello dell’ultimo chilometro appeso ad un albero, ai margini dell’abitato di Faenza.
La strada era illuminata dai lampioni che diffondevano una luce giallognola, irreale, nel silenzio dei palazzi mentre poche figure sparse si preparavano alla passerella finale.
La gara è iniziata quando a circa duecento metri da me ho visto Marco ‘garmin’ Dari. Con Marco, socio-amico e socio-avversario ci eravamo già avvicendati ma senza mai correre insieme.
Troppo diversi per caratteristiche, io parto sempre forte (si fa per dire…) e negli ultimi chilometri devo fare appello a tutte le mie risorse mentali per resistere, lui è uno straordinario passista, regolarissimo.
Dunque Marco mi aveva raggiunto intorno al 43° chilometro, prima del Passo della Colla, l’avevo poi superato in discesa, al 50° ed ero stato nuovamente raggiunto e superato al ristoro del 65°.
Da quel momento, complice anche l’oscurità, l’avevo definitivamente perso di vista ma guardando i passaggi intermedi al 90° aveva un chilometro di vantaggio.
Poi l’ho visto.
Duecento metri in meno di un chilometro (e dopo 99..) possono essere tanti, se non ci si crede.
Ma sono o non sono il capitano della squadra UltraRoad, che diamine! Un pò di dignità!
E’ un attimo, ho sempre deciso in fretta ma questa volta mi supero, in una frazione di secondo la mente ha già trasmesso i comandi.
Accelero, accelero ancora, supero una serie di stralunati concorrenti che, come me un attimo fa, aspira solo a passare il traguardo.
Marco si avvicina, penso di non farcela ed allora alzo le ginocchia, allungo il passo, si vede ormai la piazza ed il gonfiabile dell’arrivo, siamo a poco più di 100 metri dall’arrivo, l’ho raggiunto, lo saluto (Forza Marco!), continuo sino al traguardo, arriva anche Marco, abbiamo vinto!!!

Anche questo è il Passatore.

Paolo Valenti

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Commenti
  • claudio72 05/06/2009 alle 09:32:13 rispondi
    Senza parole
    Davvero non ho parole per descrivere le emozioni che questo racconto, come altri, mi hanno dato. Io che al massimo mi trascino lungo i 42K di una maratona rimango affascinato dalle vostre imprese.
    Queste parole mi torneranno in mente in qualsiasi momento di difficoltà, sia esso in una 5K o nella prossima maratona. Grazie e complimenti!!!
    W il Road!
  • sbono 05/06/2009 alle 10:49:55 rispondi
    a ciascuno il suo Passatore
    Caro paolo è stato emozionnate vederti passare. Avremmo voluto fare da supporto a tutti i road ma le distanze sul percorso non ce lo hanno permesso. I tuoi racconti fanno sempre vivere le gare a cui partecipi. Ci sentiamo un po' tutti in corsa quando ti leggiamo. grazie. continua ancora. simonetta

  • salvatore.raciti 05/06/2009 alle 10:51:50 rispondi
    Se accetterai la pena di essere un uomo...
    sarai un grande maratoneta!
    Ma se correre per 42 km significa arrivare vicini al limite delle proprie possibilità atletiche, concludere una 100 km significa dare fondo a qualsiasi risorsa fisica e mentale, concepire la fatica come una cara compagna di viaggio che ti segue lungo il percorso.
    Isolano, Antonio, Paolo e tutti gli altri Road che hanno concluso il Passatore mi hanno dimostrato di essere, più che grandi atleti, grandi uomini, capaci di preparare una gara così impegnativa nonostante i 1.000 impegni di tutti i giorni.
    Per noi giovani siete voi, più che i Tergat o i Gebresilasie, i veri miti da cui prendere ispirazione nei nostri allenamenti quotidiani, quando magari la voglia di faticare vien meno.
  • mbell1957 06/06/2009 alle 21:33:50 rispondi
    emozioni ...
    Paolo
    avendo vissuto tre edizioni del passatore seguendo in bicicletta un amico, comprendo bene le emozioni sia di chi si è cimentato in una gara così impegnativa sia di chi ha seguito la gara in diretta sul campo.
    La calda salita verso Fiesole, l'interminabile salita verso la Colla, il tramonto, la discesa alla sola luce delle frontali, dei lampeggiatori rossi e qualche volta delle lucciole, l'arrivo a Brisighella che prelude al trionfo finale ... e poi gli interminabili ultimi chilometri fino all'arrivo in piazza a Faenza con la faticossima salita dei tre/quattro gradini del podio.
    Emozioni alternate con fatica, voglia di mollare e poi ancora voglia di continuare.
    Da provare almeno una volta nella vita.
    Grandissimi !




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