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Intervista a Giorgio Alemanni

Inserito da Franz.Rossi il 12/11/2006 alle 08:26 nella sezione storie

RITRATTI DI CAMPIONI: Interviste tra lo sport e la vita

Giorgio, l′elogio della fatica

Una persona semplice e concreta, che ha sfruttato al meglio le sue doti caratteriali per trasformarle in un bronzo ai campionati mondiali di triathlon

Seduti uno di fianco all′altro sugli spalti del campo sportivo di Cormano per il Marathon Day; Giorgio Alemanni ha da poco finito la sua frazione, io sto aspettando per iniziare a riscaldarmi prima della mia frazione.
Ci conosciamo da un bel po′, siamo entrambi membri del Consiglio Direttivo, abbiamo spesso parlato e ci siamo trovati d′accordo su molti punti di vista… e quando non eravamo d′accordo è sempre stato utile confrontarsi.
E comunicare tra noi è sempre stato facile, eppure oggi c′è un po′ d′imbarazzo in Giorgio a rivestire i panni dell′intervistato.
Così lo nasconde dietro agli occhiali da sole e nel distogliere lo sguardo preferendo seguire i corridori in pista.

Fisico asciutto, 67 chili per 174 centimetri d′altezza, plasmato dall′abitudine quotidiana alla fatica. Un volto scavato, incorniciato da una barba ruvida e bianca che mette in evidenza i tratti decisi illuminati da uno sguardo sempre ammiccante.
Un personaggio che sembra uscito dai libri di Mauro Corona, un′icona della montagna, e quando mi dice di essere nato il giorno di natale del 1945 la cosa mi sembra perfino naturale, in linea con il personaggio.
"Erano tempi diversi allora – sorride Giorgio - e nascere a natale era una sfortuna. Nessuno si ricordava di farti il regalo del compleanno"

Giorgio è forse un uomo di poche parole. Ma sono parole dense di significato, distillate nel corso delle lunghe ore di allenamento o di gara, da solo, a pensare. E appena si inizia a parlare delle cose che piacciono l′atmosfera si scioglie.
"Alcuni conoscenti dicono che sono introverso, di poche parole – mi confida – ma quando vengo al Road o parlo con gente dell′ambiente sportivo tutto cambia, mi sembra che sia più facile parlare con persone che capiscono le sensazioni che provo perché anche loro le hanno provate"

Giorgio, cominciamo allora con la parte sportiva, come hai iniziato?
"Beh ho iniziato tardi, fino ai 40 anni ero comunque attivo: sci, tennis, le solite cose, ma non c′era una passione vera, una dedizione costante.
"Poi la scintilla si accese ad una tapasciata, dove ero stato invitato da un amico, ho iniziato a correre e non mi sono più fermato.
"Non dico cose nuove, succede a molti, si inizia con qualche decina di minuti e poi si aumentano i chilometri. Ma a me la cosa che interessava era la fatica, gli sport di fatica."


Perché? Cosa trovi in questi sforzi prolungati?
"Mi sembra che permettano di far uscire meglio il carattere delle persone. Io sono uno a cui piace finire le cose che ha iniziato, uno tenace al limite della testardaggine. Quindi doversi confrontare con se stessi in prove che si misurano in ore, mi permette di rendere al meglio".

E quindi le multidiscipline...
"20 anni fa, più o meno, ho visto un articolo su Correre, si parlava del primo triathlon organizzato in Italia. Nuoto, bici, corsa: mi sembrava naturale provare.
"Ho debuttato al Lido di Ostia, non mi ricordo neppure come sia andata, ma avevo iniziato il mio viaggio.
"Erano i tempi pionieristici del triathlon, non c′erano piani di allenamento, giudici, competizioni regolari. Io correvo, a Claudia avevano chiesto di fare da giudice. Era una stupenda avventura...


E così hai incominciato a raccogliere successi.
"No, le medaglie sono venute molto più tardi – ride Giorgio – io avevo le mie priorità, le cose da fare, lo sport era uno di quelle, ma c′era la famiglia, il lavoro...
"Comunque mi sono tolto delle belle soddisfazioni, mi ricordo di aver partecipato ad una IronMan in Germania, non so che piazzamento avevo fatto, ma mi ero qualificato per la IronMan delle Hawaii, il mito assoluto per i tratleti di quel periodo.
"E io non ci andai, gli amici strabuzzavano gli occhi, ma io ero già soddisfatto dall′aver raggiunto la qualificazione. Andare avrebbe messo in gioco tante altre cose: non volevo lasciare mia moglie a casa. Insomma era una questione di priorità, come ti dicevo"


Però in questi ultimi anni le cose sono ulteriormente migliorate.
"Ho cominciato a raccogliere qualche soddisfazione negli anni passati, un po′ di bei piazzamenti in gare internazionali, poi nel 2001 l′oro di categoria italiano nel duathlon classico cui seguirà nel 2005 il bronzo mondiale nel duathlon lungo (una gara in cui si alternano corsa, bici e di nuovo corsa come nel duathlon classico ma su distanze quasi doppie ndr), nel 2005 il bronzo mondiale nel duathlon e infine il bronzo mondiale di categoria a Losanna, nel triathlon olimpico."

Una bella soddisfazione, non c′è che dire. Ma qual è il tuo segreto? Sembri – toccando ferro – immune da infortuni.
"Beh anch′io ho avuto la mia parte disavventure: mi sono rotto una clavicola durante una gara a Locarno che mi ha obbligato ad oltre un mese di stop, ho dovuto farmi operare per un′ernia inguinale, ma in effetti non posso proprio lamentarmi del mio corpo. Un amico di qualche anno più giovane mi dice sempre di voler invecchiare come invecchio io. Probabilmente è questione di fortuna e di stile di vita"

E tanta tenacia, aggiungerei io. Come ti alleni?
"Beh, per me l′allenamento è diventato una cosa normale, di ogni giorno, come mangiare e dormire.
"Faccio un allenamento al giorno, di durata diversa a seconda della disciplina. La bicicletta porta via più tempo per l′allenamento; il nuoto invece mi richiede più tempo per la parte logistica, andare in piscina…
"Poi mi regolo in base alle stagioni: d′estate con le giornate più lunghe e le gare che si avvicinano anche gli allenamenti si allungano. Ci sono anche gli allenamenti combinati, con due discipline una dietro all′altra. Invece preferisco non fare mai i bigiornalieri".


Adesso cosa stai preparando?
"Non mi piace tanto parlare dei miei programmi, ma nelle prossime settimane ho il Campionato Italiano di Triathlon".

Mi sono fatto un′idea piuttosto chiara dell′atleta, ma come sei entrato al Road?
" Nel 2000 un amico mi ha proposto di entrare al Road, che io già conoscevo, c′era bisogno di un tecnico certificato dalla Fitri (Federazione Triathlon) per affiliarsi come Road.
"Ho accettato subito e mi sono iscritto. E al Road ho trovato un ambiente completamente affine al mio modo di vivere lo sport. Gli stessi valori, la stessa ricerca personale prima che dei risultati eclatanti. E poi era un ambiente aperto, se qualcuno aveva voglia di fare trovava spazio e sovente appoggio. Anche per le attività un po′ fuori dagli standard del Club."


E quindi il tuo impegno in Consiglio
"Avevo incominciato a proporre attività nuove, organizzare gare, creare un nucleo di atleti interessati alle multidiscipline. Da lì a candidarmi ad un ruolo attivo nel Consiglio non c′è voluto molto.
"Sono una persona che ama darsi da fare. Anche da ragazzino ero uno dei capibanda, sai quelli che organizzano le cose e poi le dirigono. E′ il mio carattere. Nel 2003 mi sono candidato, non ho preso abbastanza voti, ma poi un consigliere si è ritirato, io ero il primo non eletto e ho preso il suo posto.
"L′anno successivo si votava di nuovo e questa volta sono stato eletto subito, un premio per l′impegno profuso e un segno che anche il triathlon al Road sta uscendo dal periodo di svezzamento"


In effetti la sezione sta raccogliendo risultati lusinghieri (se ne parla lungamente in altra parte del giornale NdR).
"Siamo un gruppo numeroso, con tanta voglia di fare. E i risultati stanno venendo. Vorrei citare, senza far torto a nessuno, Ricki Ghidotti, ideatore, fondatore e capitano a vita della sezione duathlon/triathlon; e poi Alessandro Bucci che è un po′ l′ispiratore del gruppo, il capitano on the road, e l′effetto collante è tutto merito suo.
"Abbiamo primeggiato al NameLess Tour 2006, nella classifica italiana stiamo scalando posizioni su posizioni, oggi siamo al 17simo posto e contiamo di salire ancora prima della fine dell′anno
"La cosa che più mi piace è che la sezione triathlon, poi, si fa vedere regolarmente anche nelle altre competizioni del Road è attiva non solo quando si parla di multidiscipline".


E poi abbiamo avuto alcuni atleti che quest′anno hanno debuttato all′IronMan, la madre di tutte le gare
"Sì, tanto di cappello ai vari Ale, Max, Luisella, Giovanni (ma l′elenco sarebbe lungo e sicuramente non menzionerei qualcuno di meritevole) e specialmente ad Alberto che si sta preparando ad andare alle Hawaii, la gara del mito, la NewYork dei triatleti, però...

Però?
"Beh vedi, io non ho mai trovato giusto questa tendenza che ha la società di oggi di privilegiare la grande impresa. Appena si inizia a correre si pensa alla maratona, come se non esistessero tutte le altre bellissime distanze, che sono altrettanto dure e spettacolari.
"Credo sia un po′ la tendenza a spettacolarizzare qualsiasi cosa, e un po′ la necessità che ci viene instillata a fare sempre di più, ad andare sempre oltre. E non credo sia giusto"


Detto da uno come te, la cosa fa particolarmente effetto.
"Ma no. E′ importante dare spazio a tutti. Anche noi al Road, sul sito, sul Runner′s Post, parliamo delle grandi imprese. Mi piacerebbe vedere un po′ più di storie normali, quelle che viviamo ogni giorno, quelle che fanno la grande parte dei nostri soci".

Proviamo ad andare un po′ sul personale. Il tuo rapporto con Claudia è sotto gli occhi di tutti, è la tua prima supporter...
"E′ anche molto di più – sorride e lo sguardo si addolcisce – spesso in gara, nei momenti duri ho bisogno di motivarmi e penso a Claudia che mi aspetta al traguardo.
"La famiglia può essere un grande aiuto o un ostacolo insormontabile. Io ho voluto coinvolgere subito la mia famiglia, mio figlio che oggi ha 34 anni, ha corso con me alcune gare di Triathlon come juniores, mia figlia aveva la passione del nuoto sincronizzato prima come atleta e poi come istruttrice".


E poi c′è Claudia.
"Già. Con Claudia non ho fatto davvero fatica. E′ una persona che ama stare con la gente e apprezza gli ambienti sportivi. Si è trovata subito amici sia al Road che in tutti gli ambienti che frequentiamo. E poi non è una che ama stare con le mani in mano: come accennavo prima, in passato mancavano giudici e lei si è fatta avanti e per anni ha contribuito alla buona riuscita di tante gare.
"Vivere in un ambiente sereno, che capisce le tue esigenze, il tuo stile di vita è molto importante".


Lo stile di vita mi fa venire in mente una domanda interessata: come ti regoli con la dieta? Come fai ad avere un fisico così asciutto?
"Buona parte dello sforzo l′ha fatto madre natura donandomi un metabolismo elevato. Poi ho sempre rispettato alcune regole tipiche dell′atleta: mangiare controllato, non eccedere con grassi e alcolici.
"Ma devo dire che una svolta decisa l′ho avuta durante la serata organizzata dal Road in cui Luca Speciani presentava il suo libro sulla dieta Gift. Sono stato folgorato da alcune considerazioni di Luca.
"Non si tratta tanto della dieta in se e per se, ma dalla mentalità che la dieta Gift sottende: il pensare a mangiare anche per evitare possibili malanni nel futuro, il regolare meglio la cadenza dei pasti giornalieri, il bilanciare i vari nutrienti...
"Io, ad esempio, esageravo con i carboidrati. Ho modificato il regime alimentare e ne ho tratto subito beneficio, ho perso un paio di chili ma, soprattutto, ho eliminato una serie di piccoli disturbi: qualche dolore allo stomaco, di tanto in tanto difficoltà a digerire.
"Insomma una controprova che la gestione equilibrata di se stessi porta solo risultati positivi. Quindi un grazie extra ai fratelli Speciani".


Bene Giorgio, la nostra conversazione è finita, vuoi mandare un messaggio ai nostri soci?
"Messa così sembra che ci sia io da una parte e poi tutti gli altri. Invece non è così. Al Club ci sono un sacco di persone che fanno tante belle cose. Io sono sempre stato uno di quelli. Qualche settimana fa il riflettore si è fermato su di me per i risultati che sono venuti quest′anno, ma è una ruota che gira e io non vedo l′ora di tornare a fare la mia parte nel gruppo.
"C′è però una cosa che mi sta a cuore e per la quale mi sono impegnato. Tra poche settimane scade il mandato del Consiglio e abbiamo fatto un grosso sforzo per organizzare le cose al meglio e portare quante più persone a votare.
"Allora vorrei aggiungere un mio appello personale a partecipare numerosi. Allargare il numero dei votanti è indice di democrazia e pluralismo, che sono l′anticamera per una crescita naturale del Club.
"Da parte mia continuerò a darmi da fare, da dentro o da fuori il Consiglio, per far conoscere il duathlon ed il triathlon tra i nostri soci".


A questo punto toccava a me scendere in pista per la mia frazione, mi sono cambiato e ho iniziato il riscaldamento, perdendo di vista Giorgio.
Appena sono partito però l′ho ritrovato a bordo pista ad incitarmi e, a fine frazione, è stato uno dei primi a complimentarsi e a prendermi in giro per lo sprint iniziale terminato dopo 200 metri.
Ha proprio ragione Giorgio, è lontano dai riflettori che scorre la vita vera, le amicizie cementate dallo sport, le grandi imprese fatte di attività normali.
E′ una gran dote, quella di Giorgio, di saper ritrovare specchiata negli altri la propria voglia di migliorarsi.
Fa apprezzare le persone, anche quando rimangono lontane dal podio, anche se scelgono le tapasciate invece delle gare internazionali e si cimentano con il Grignone e non con l′Everest. Perché è sempre fatica salire o correre, e ci vuole tenacia per arrivare al traguardo. A prescindere dall′obbiettivo che ti sei posto.
Giorgio Alemanni è stato dichiarato campione molte volte e in molte lingue. Ma credo che il titolo se lo sia guadagnato di più con la sua carica umana, con la sua inesauribile energia, con il suo vulcanico modo di affrontare e risolvere i problemi.
Quindi speriamo che continui così, non tanto e non solo per il palmares suo personale e di conseguenza della nostra società, ma soprattutto per il Club e per noi soci che abbiamo davvero qualcuno su cui contare.

Franz Rossi

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Giorgio è concentrato, ma Claudia, sullo sfondo, sembra spingerlo con il pensiero
Giorgio è concentrato, ma Claudia, sullo sfondo, sembra spingerlo con il pensiero




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