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![]() Il Trail della MerlaInserito da Franz.Rossi il 26/01/2009 alle 18:22 nella sezione cross & trail
E' da un po' che ci stiamo aprendo al fantastico mondo della corsa fuori strada.
Prima provaLa squadra OFF ROAD presente al Trail della Merla è composta da Federica Cataudella, che con Stefano Leone ha deciso di fare solo la prima frazione; Paolo Visigalli che vanta parecchie notevoli prestazioni in questo genere di gare, IronMax Marta che pensa agli allenamenti in bici quand'è in montagna e a quelli in montana quand'è in bici, Paolo Valenti appasionato di queste gare, reduce da quasi un mese di attesa per ottenere il benedetto certificato medico e consapevole che la distanza è troppo corta per lui, Stefano Giannetti, altro veterano dell'off road e reduce dal Raid in Oman; Luciano Burro, sempre fuori allenamento ma con una determinazione che lo porta sempre all'arrivo, Giovanni Storti, neo acquisto del Road che ha debuttato sulla distanza corta con una buona dose di incoscienza e di forza di volontà ed infine il sottoscritto.Grande confusione in centro a Tortona, dove le signore impellicciate ci guardavano passare con gli occhi divertiti (immaginate oltre duecento runners correre in fila, con una lampada sulla fronte e uno zaino sulle spalle) ma senza tralasciare di domandare cosa avremmo fatto o di augurarci buon divertimento. Varie foto di rito (Giovanni qualcuna più di noi), punzonatura con passaggio del chip, fumogene rossi accesi (il marchio di fabbrica degli Orsi), conto alla rovescia e si parte. Dopo un paio di chilometri, e il suggestivo passaggio di fronte ad un piccolo cimitero rischiarato da decine di candele, lasciamo l'asfalto e imbocchiamo un sentiero tra i campi che diventa presto un tracciolino fangoso. La neve scende e i fiocchi volteggiano davanti alle frontali accese creando dei caleidoscopici giochi ottici. Corriamo tranquilli, risparmiando energia anche per il giorno dopo. Poco avanti la strada attraversa un avvallamento. In mezzo c'è una grande pozzanghera, i runners si disopongono velocemente in due file ordinate che passano a destra e a sinistra dell'acqua. Scelgo la sinistra, meno affollata. A destra un ragazzo ride per aver perso la scarpa nel fango. E noi proseguiamo. Finalmente il gruppo si è sfilato e riusciamo a correre agevolmente in fila indiana. Attacchiamo la prima salita e dopo un po' il fiato è pesante ed il gruppo più silenzioso. Qualcuno cammina, in molti corrono. Poi si sale ancora, le scarpe tengono bene la neve, il ghiaccio non è un problema. Giungiamo in cima alla prima collina, accompagnati dal latrare dei cani del canile municipale. Si chiamerà Monte Canino per questo? Qui si svolta a sinistra e dopo un breve alternarsi di saliscendi leggeri, ci si lancia a capofitto in una discesa resa corribile dal manto nevoso. Procediamo a balzi, ridendo e gridando come bambini. Appena ci si avvicina troppo al bordo della strada si compie un salto laterale e si rientra. Percorriamo al volo la lunga discesa e, attraversata una strada asfaltata, ci apprestiamo a salire la più impegnativa delle rampe (almeno per questa sera). E' un misto fango neve che appesantisce le scarpe. E' il momento di rifiatare. Pensiamo ai primi che saranno passati di qui leggeri e di corsa. Noi saliamo, saliamo, fino ad un gruppetto di case: Sarezzano, dopo l'incrocio in centro al paese dove veniamo incitati dai volontari, con un'ultima rampa innevata e dopo aver superato due corridori svedesi (!) giungiamo al primo ristoro. E' un ristoro in puro spirito trail: bottiglie d'acqua (no bicchieri) con cui riempire i propri camelbag, niente cibo (è una gara in cosiddetta semiautosufficenza), e tanto calore umano Siamo a metà tappa. Si riparte su asfalto, si sale rapidi e dopo aver lasciato le ultime case del paese ci si butta su un crinale. Il vento freddo ci soffia in faccia la neve gelata. E' il momento più duro da un punto di vista meteo, ma quello più divertente per la corsa. Daniela ed io siamo rimasti isolati dagli altri corridori. Seguiamo un sentierino battuto sulla neve e le omnipresenti balise (i segnavia) con il catarifrangente: lampi di luce nella notte. Corro seguendo il chiarore della lampada di chi ci precede di una trentina di metri. Ricordo (da una precedente uscita su questa strada) che al mio fianco ci sono dei vigneti e che la strada finisce in un bosco, ma è troppo buio per orientarsi. L'unico aiuto viene dai cambi di pendenza che ho ben impressi nella mente. Finalmente il bosco e so che a breve ci sarà una salita corta e tosta che ci porterà in un terrazzo panoramico. Ancora discesa, a rotta di collo, protetti dalla neve. Ancora luci da raggiungere e superare, volontari che appaiono nella notte e ti incitano, svolte improvvise e cambi di pendenza. "Bravi ragazzi! Qui girate a destra, occhio alle rame" Ci infiliamo in una strettoia tra canneti e cespugli, si corre in fila indiana, ma poco cambia siamo soli. Raggiungiamo un gruppetto dopo una lunga progressione su campo di neve morbida. Procediamo per un centinaio di metri e troviamo altri corridori che si interrogano sulla strada da prendere. Abbiamo sbagliao strada, siamo paralleli al sentiero, ma basta saltare giù da un muretto ed eccoci di nuovo in gara. Altro incrocio, altro volontario: "Mancano solo tre chilometri" Ancora campi innevati e terreno morbido. Le gambe sono pesanti ma quando arriva l'asfalto rimpiangi la terra. Più avanti vedo le luci di Paolo Valenti (che indossa delle lucine rosse sulla schiena per aiutare chi segue ad orientarsi), lo ragiungiamo e nel farlo individuo più avanti tre corridori che scambio per degli amici. Acceleriamo ancora, Daniela mi maledice un po' ma tiene il ritmo. Siamo in paese, lontano si scorge l'obelisco con Sant'Orione, ancora un paio di curve ed ecco il gonfiabile dell'arrivo: 2 ore e un paio di minuti. Tornati in palestra, fatta la doccia, aspettati gli amici per cenare tutti insieme al pasta party, la serata passa veloce tra commenti e battute. L'orario del coprifuoco inizia alle dieci, ma sono già in diverse decine a dormire con il capo dentro il sacco a pelo. Appena spenta la luce, alcuni irriducibili accendono le frontali per leggere, mentre io decido di ricaricare le pile il più possibile... Seconda provaSveglia alle sette. Mentre si va in bagno a lavarsi i denti osserviamo il tempo: fuori non piove ma il cielo è coperto. Si mormora di temperature intorno ai meno tre.Gli Orsi ci stanno servendo la colazione. Mangiamo, chiudiamo i sacchi a pelo, indossiamo abiti asciutti (i più previdenti si sono portati il doppio cambio) mentre c'è chi raccoglie dai vari termosifoni la roba messa ad asciugare la sera prima. Briefing e passeggiata verso il centro. Il sole inizia a fare capolino tra le nubi. Oggi sarà una giornata lunga. Altro conto alla rovescia e altra partenza dalla stessa piazza, ma questa volta il passo è più cauto un po' per i chilometri della sera prima ed un po' per il rispetto per i chilometri che ci stanno dinnanzi. Daniela ed io riformiamo subito la formazione di gara, con me che guido i tratti di corsa e lei che mi trascina in quelli al passo. I primi dieci chilometri ripercorrono la strada di ieri sera, e ne vale davvero la pena: oggi vediamo panorami innevati e diamo un nome alle forme imprecise intraviste nella notte. Giunti nuovamente a Sarezzano il percorso cambia e "piombiamo" su una strada asfaltata a fianco di una chiesetta che sembra abitata. Da lì si vedono le Alpi a destra e gli Appennini a sinistra: uno spettacolo. La strada risale verso Fonti dove è posizionato il primo ristoro, lì apprendiamo che i nostri due amici (Katia e Nico) sono in testa. Si picchia di nuovo si campi innevati (la neve tiene ancora, nonostante il sole stia facendo alzare la temperatura) e si giunge ad un ponte in legno e poi, lungo una ciclabile (opzione dell'ultimo minuto a causa del ripopolamento di lepri sui colli che dovevamo attraversare) si sale ad Arpicella da cui si scende rapidissimi a fondovalle dove il sentiero corre lungo un torrente. E' un posto incantato: neve sui rami degli alberi, solo le tracce di fronte a noi, l'acqua che mormora a fianco. Poi il torrente decide di invadere il sentiero, è l'acqua formata dalla neve che si scioglie. Correre diventa faticoso, e io vado in crisi. Daniela procede (anche se si è accorta del mio rallentare) e mi obbliga a tenere il passo. La strada sale e il fango si sostituisce alla neve. Io sto andando in riserva. Ho già mangiato due barrette, ma è il momento della frutta secca. Arrivati alla fine della salita troviamo il ristoro (che sia benedetto) e ingollo un paio di manciate di un mix di uva sultanina, ananas deidratato e nocciole. Mastico e mando giù il tutto con un paio di sorsate d'acqua. Alcune ragazze ci hanno raggiunto e ripartono prima di noi, non le riprenderemo più. Di nuovo di corsa, questa volta su sentierini innevati che corrono a mezza costa. Di fronte intravvediamo il monte con l'antenna che sarà il nostro prossimo punto di riferimento. La giornata è splendida, i passaggi sulla neve sono davvero belli, e persino la salita diventa piacevole. Scivoliamo un po' e riampiangiamo di non avere i bastoncini, ma è una questione di pochi metri. Dopo una salita nel bosco che sembra non finire mai, scolliniamo e attraversato un ponte affrontiamo la salita che ci porterà all'antenna. Passiamo bassi, con l'antenna a sinistra, e in fondo una vecchia torre spunta dagli alberi. Non andremo mica fino a lì? mi chiedo. Ovviamente quello è il check point di Cima Coppi nel paese che fu dell'indimenticato campione. Ma per arrivarci bisogna percorrere una decina di metri di salita ripida nel fango. Un passo avanti ed uno indietro, fino a quando mi decido ad appoggiare le mani a terra. In vetta ci aspettano due Orsi che prendono il nostro numero di pettorale e ci indicano la discesa. Finalmente si corre di nuovo. Alcuni tratti scoscesi ci rallentano un po' ma si tratta di pochi istanti. Il Garmin mi informa che siamo al 23esimo km (neppure a metà strada), ma siamo venuti fino a qui... non ci resta che arrivare in fondo. D'ora in poi la strada è corribilissima, molti tratti in discesa leggera con neve, un po' di passaggi in asfalto e poche salite, ma la fatica ci obbliga a rallentare un po'. Rieccoci sulla ciclabile e in fondo riconosciamo il ponte, dobbiamo risalire a Fonti, ma la strada è diversa: una lunga salita fangosa. Al ristoro apprendiamo dalla gentile Orsetta che ci passa l'acqua che Nico Valsesia ha vinto la gara maschile, mentre Katia Figini quella femminile. Esultiamo per loro e riprendiamo la corsa. Finito un tratto in asfalto riguadagniamo la voglia di correre sulla neve, ma presto ritroviamo il fango argilloso che caratterizza questo terreno. Ad un passo il piede resta attaccato al suolo aumentando lo sforzo e subito dopo perde aderenza e scivola di lato obbligandoci a buffe danze da pattinatori. Scherziamo ed avanziamo il più velocemente (beh sarebbe meglio dire il meno lentamente) possibile. Finalmente ritroviamo la "terraferma" e un amico podista (lo stesso con cui avevamo corso gli ultimi chilometri la sera prima) che ci attende per fare un pezzo insieme. La strada da qui in poi ricalca abbastanza il tratto finale della prova di sabato, così sappiamo cosa ci aspetta. Iniziamo a spingere un po' di più e finalmente ripassiamo sotto Sant'Orione e vediamo il gonfiabile dell'arrivo: 5 ore e 45 minuti. Grande festa finale con la premiazione dei primi interrotta dall'arrivo degli ultimi (anche per l'ultimo classificato un bellissimo premio). E' il momento dei saluti e dei ringraziamenti. Ed anche il momento per tributare un caloroso applauso agli Orsi (chiamati alla ribalta uno per uno) che hanno veramente dato il massimo per la buona riuscita di questa splendida manifestazione, prima in Italia con questa formula notte/giorno. Passando alle classifiche, più sotto troverete la classifica dei nostri soci. Va detto che l'unico a ritirare un premio è stato Giovanni ma credo che ognuno di noi possa portare con orgoglio la maglia di finisher, vero premio di chi corre questo tipo di gare. Alla prossima corsa fuoristrada Franz P.S. Potete trovare alcune immmagini nella Trail della Merla.
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Lo squadrone OFF ROAD
Commenti
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Bravissimi e vi penso felicissimi.
La montagna è un po' che mi chiama e se lei non viene da me, sapete già come va a finire : )
Proprio oggi leggevo e mi interessavo di un trail chiamato "la via dei lupi", a luglio, ma forse è un po' troppo per il debutto.
Attendo prossime comunicazioni su uscite del genere per trovare l'occasione giusta per rispondere al richiamo, e per vivere una bella esperienza tra 'Off' Road Runners.
Ciaociao, Matteo
Già sono al limite del divorzio per avere ricominciato prima con il Triathlon, poi con il Cross portando a casa chili di fango, poi mi è venuta la "scimmia" dello sci di fondo, lasciando la domenica e qualche week-end la moglie sola a casa, adesso non puoi... farmi venire ANCHE la voglia di OFF ROAD! Mia moglie ha come cugino un DIVORZISTA a Roma, non vorrei che lo contattasse al di là degli auguri di Natale, di Pasqua e del Compleanno! Diamine (per non dire un'altra parola)! E poi come fai a non portarti dietro la videocamera per un'attività di questo tipo! No, decisamente non posso, almeno per quest'anno, per questi mesi... per queste settimane... Fammi esordire prima nella mezza maratona, poi si vedrà!
Ma voglio promettere che il trail della Merla 2010 sarà il primo di una interminabile serie.
Spero di rivedervi presto!
baci a tutti
feda
queste gare mi appassionano moltissimo.
e pure i resoconti di Franz sono parte del bello che avete vissuto.
prima o poi..
ignazio
Come dice Ignazio, chissà che un giorno anche noi...