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![]() Cinque Mulini tra realtà e fantasiaInserito da Mirko Barbavara il 11/01/2007 alle 08:42 nella sezione cross & trail
5 Mulini: realtà e fantasiaLa storia - Uno dei primi documenti cinematografici scompone in una sequenza un atleta in corsa (cronofotografo di Mary, 1882). Tredici anni dopo i fratelli Lumiere inventarono il cinema.In quegli anni già esisteva il Granducato di San Vittore Olona, che si avvaleva di due graziose ancelle: a sud Santa Maria La Versa, nota per i suoi vini, a nord Santa Maria Maggiore, terra di pittori. Santa Maria Capua Vetere era già stata regalata ai Borboni. Gli interscambi gastronomicoculturali avvenivano a San Vittore (nota per i suoi mulini costruiti sul fiume Olona) nella stagione della macina. Da S.Maria La Versa salivano di corsa le botti di buon vino, da S.Maria Maggiore scendevano, sempre di corsa, preziose tele. Nel 1906, un pellegrinaggio in Francia, regalarono a San Vittore, appassionato cinematografaro, la pellicola dell'uomo in corsa. Quell'immagine lo affascinò e, avendo egli nel suo Granducato, vari corridori usati per portare tele e vino, creò l'Unione sportiva San Vittore Olona. Le competizioni avvenivano sempre nel periodo della macina, tra gli atleti di San Vittore, Santa Maria La Versa e di Santa Maria Maggiore. Primo premio un quadro, per tutti pane e vino. Nel 1933, per reclamizzare i suoi mulini, San Vittore creò la Cinque Mulini, allargando la competizione ai corsaioli di tutto il mondo. Nel 1975 suggerì a Luciano Salce, impegnato nelle riprese del primo Fantozzi di inserire nel film, oltre a calcio ciclismo e tennis, anche una maratona (il Giro del Granducato). Non se ne fece niente perchè a Paolo Villaggio presunto vincitore, era stata accreditata una proiezione di 6 anni, 8 mesi, 22 giorni, 4h12'36". Nel frattempo i due nipotini di San Vittore, S.Mario Maggiore e S.Mario La Versa, visto gli scarsi risultati della corsa, si diedero alla pesca. Tutti i pesci pescati nel fiume sotto casa, l'Olona, avrebbero arricchito la tavola imbandita per San Vittore e i primi 12 arrivati copia di una tela non dipinta in Val Vigezzo. 2006, la cronaca - Mercoledì 1 febbraio 2006, l'astuto "bloccadomeniche" Formigoni decide di chiudere il traffico proprio il giorno della 74^ edizione della Cinque Mulini. Qui inizia l'avventura fantozziana esclusa dal copione del film. Il protagonista sono io. Deciso a partecipare alla mia prima Cinque Mulini agonistica, categoria master, nonostante la lunga sosta per un'infiammazione tendinea, vado nel panico totale per via dello "scassadomeniche". Piloto moglie, parenti ed amici alla ricerca del permesso di circolazione, ahimé senza alcun risultato, e, perevitare incontri infausti, parto alle 7 del mattino e alle 7.45 mi metto ad aspettare il gruppo del Road che mi fornirà il pettorale e il famigerato pass per il ritorno a casa. Ore 11: dopo oltre tre ore al gelo, partenza. Al cartello dei 100 metri mi trovo quasi ultimo assieme ad alcuni disperati, fra cui il Compa ed il Presidente, che ho già battuto al Cross di Natale. Un'inpennata d'orgoglio mi spinge ad accelerare per staccare i compagni. Isolano, incazzato nero, si strappa il pettorale e lo ingoia con tutte le spille e il microchip simulando di correre fuori gara. Con un'andatura impacciata e sgraziata per il fango appiccicato alle scarpe vecchie, lisce e naturalmente senza chiodi, mi avvicino al primo passaggio nel mulino. Intanto Iso mi ha superato. Al secondo giro sono nel delirio più totale, col terrore di venir calpestato dai corridori che vanno doppiandomi urlndo pista! pista! Fingendomi fresco come una rosa, mi metto a cantare "Tutti i mulini fanno ooooh, che meraviglia, che meraviglia!" (di Cherubini e Bico). Lasciato il campo alla chetichella, depongo le scarpe, con fango annesso, bene in vista sul sedile dell'auto per dimostrare l'eroica impresa a chi mi incrocerà e, stanco, mi avvio verso casa sperando di essere fermato dai vigili urbani (chi li ha visti?), per mostrare con orgoglio pass, pettorale, sudore e scarpe. Mi scambierebbero per un vero atleta e telefonerebbero allo "strozzadomeniche" per dirgli di on farlo mai più. Nel frattempo tutti i VIP del Road, assiepati in tribuna, si stanno cambiando cercando di indossare i colori sociali per non incorrere nelle ire del Segrelio, la cui ombra è stata vista dal Sisti alle 3 di notte a piazzare telecamere nascoste. Giancarlo, a quell'ora, stava allestendo un banchetto regolarmente abusivo per cercare di vendere mostruose e ammuffite scarpette anni '70. E, "che meraviglia, che meraviglia!", anche la mia favola ha un lieto fine: l'indomani, ancora distrutto dall'impresa e con la tendinite acutizzata, vengo a sapere di essermi piazzato tra i primi della mia categoria e di essere stato chiamato sul palco, per ricevere la medaglia dall'amico Walter Brambilla, speaker della manifestazione, il quale non vedendomi arrivare, aveva esclamato in diretta: "Ma dove c...o s'è cacciato?" Mostruoso. Mirko Barbavara
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