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Il viaggio della Fiamma
Inserito da Franz.Rossi il 10/12/2006 alle 17:36 nella sezione storie
Venerdì 16 dicembre – IX giorno del Viaggio della Fiamma Olimpica
La mia avventura olimpica è cominciata venerdì all′ora di pranzo.
Ero fuori a mangiare una pizza con i colleghi di lavoro, e si respirava quell′aria rilassata da venerdì natalizio, quando squilla il mio cellulare.
Daniela, amica e compagna di mille corse, mi avvisa che forse si è liberato un posto come Tedoforo per il giorno successivo.
Avevo presentato la mia candidatura di Tedoforo in primavera.
Scettico, ma con la stessa speranza in fondo al cuore di quando si sceglie il biglietto della lotteria: "E se magari toccasse proprio a me?"
Sono ritornato al tavolo sovrappensiero, e ho finito in fretta quanto avevo nel piatto.
Pagato il conto me ne stavo tornando in ufficio quando il telefono squilla di nuovo.
Sul display un numero sconosciuto con il prefisso di Torino: "Buongiorno è il Comitato Olimpico, volevo informarla che è stato selezionato per portare la Fiamma OlimpicaǦquot;
Le parole si confondono in un ronzio, il cuore salta nel petto, farfuglio un "grazie" e salgo a quattro alla volta le scale dell′ufficio.
Trovo ad attendermi una mail di Daniela che mi invita a chiamarla appena rientro.
E′ fatta, domani correremo come Tedofori nel tratto tra la Toscana e la Liguria.
Solo pochi attimi per mettersi d′accordo e sistemare il sabato, posticipando i regali di natale e le incombenze pre-festive, e poi eccomi a fantasticare sulla giornata che viene.
Condivido con Federica, mia moglie, la gioia (che poi lei allargherà alle famiglie), mando un messaggio agli amici podisti, scorro cento volte il sito della Fiamma Olimpica, guardo e riguardo le foto di chi mi ha preceduto, rispondo alle telefonate di amici, tra tutti Giovanni, Tedoforo nr. 85 nel IV giorno del Viaggio della Fiamma.
Mi racconta delle sue emozioni, mi raccomanda di viverle fino in fondo, mi suggerisce di anticipare il viaggio e si complimenta con me: "I sogni nel cassetto vanno tirati fuori, altrimenti diventano rimpianti".
Durante la notte per ben due volte mi sveglia la disperazione provata durante un sogno: in entrambi i casi non riuscivo ad arrivare per tempo al mio appuntamento con la Fiamma.
La tensione saleǍ
SABATO 17 dicembre – X giorno del Viaggio della Fiamma Olimpica
Ore 9.00. Ho preparato la borsa con l′attrezzatura per la corsa in modo meccanico, forte degli automatismi di un gesto abitudinario.
A salutarmi un cartello di Stefania e il bacio di Federica.
Appuntamento con Daniela e con 200km di strada che ci porteranno a Marina di Carrara.
Pregustiamo il pomeriggio di corsa e chiacchieriamo di quanto ci aspetta.
La pianura padana è invasa dalla nebbia, prendiamo la Cisa seguendo le indicazioni del navigatore e, finalmente, lasciando la pianura il cielo si squarcia di azzurro e le montagne innevate ci delimitano l′orizzonte.
Due ore di viaggio, e poi il mare, il sole, Marina di Carrara e la sua piazza principale che ci accoglie con una mite temperatura, quasi primaverile.
Dobbiamo individuare il punto di ritrovo presso una scuola elementare.
Chiediamo indicazioni e, per assicurarci che il posto sia giusto, entriamo nella scuola e chiediamo alla bidella: "Siamo i Tedofori, volevamo conferma del luogo dell′appuntamento".
Chiamano una maestra che ci accoglie e si offre di farci parlare alle quarte o alle quinte elementari.
Hanno pensato fossimo lì a spiegare il senso della Fiamma e noi sorridendo per l′equivoco spieghiamo che il nostro ruolo si limita alla corsa.
Ma il petto si gonfia d′orgoglio e cominciamo a cogliere la meravigliosa sensazione di rappresentare, anche se solo per qualche breve istante, un Simbolo universale.
Ore 12.00 Pranziamo sbocconcellando una focaccia mentre passeggiamo sulla sabbia del lungomare, il sole alle spalle il vento a gonfiare le onde del mare, e il pensiero va alla Fiamma che ci sta correndo incontro: l′appuntamento con lei è fissato a pochi minuti prima delle 15.
Con largo anticipo ritorniamo alla scuola e troviamo alcune altre persone che impareremo a conoscere durante quel pomeriggio. Siamo incerti sul luogo dell′appuntamento e uno di noi riceve una telefonata che gli indica un nuovo meeting point.
Scherzo di un buontempone toscano? Sale la tensione, non vorremmo perdere il nostro appuntamento con la Storia per un banale errore di indirizzo.
Telefoniamo al Comitato Olimpico, le linee sono tutte occupate, ma un altro Tedoforo riceve conferma dello spostamento presso un campo sportivo.
Cresce la tensione, montiamo in macchina e cerchiamo il nuovo punto di ritrovo.
La comitiva di auto prende direzioni diverse, noi seguiamo una cartina che provvidenzialmente Daniela ha stampato il giorno prima.
Ecco la via. Chiediamo ad un passante del Campo sportivo e ci indica di proseguire.
Un incrocio e riconosciamo uno dei posti attraversati al mattino, e poi parcheggiati in fondo alla via i pulmini con i loghi della Fiamma Olimpica.
Scendiamo dall′auto senza rivolgerci una parola, affrettiamo il passo ed entriamo nel centro sportivo.
Ad attenderci Mirco (che per una curiosa coincidenza ha lo stesso nome del figlio di Daniela) che professionalmete ci organizza in una squadra di 15 persone, distribuisce le divise da Tedoforo (divisa fatta esclusivamente per noi ad indicare l′unicità del ruolo e dell′occasione) e ci fa mettere in fila per recuperare la Torcia.
Eccola! L′avevo vista in foto e ne avevo studiato la descrizione tecnica: quasi 2.000 grammi di peso a formare un tutt′uno aereodinamico con il sapiente design di Pininfarina.
Ognuno ha la sua Torcia personale, a me tocca la 119.
L′afferro e ne stringo il freddo metallo mentre intorno a me i compagni studiano la propria.
Mirco ci raccoglie in circolo e ci spiega i dettagli.
Il tartan della pista d′atletica brilla rosso nel sole e mi comunica un senso di adeguatezza: anche lì è casa mia, pur a 200km dal XXV Aprile. Ogni pista è la mia patria.
Ore 14.30 Ci imbarchiamo sullo shuttle nr. 7 dell′organizzazione e andiamo sul percorso.
Mirco, con noi, ci continua a raccontare i particolari della notra avventura e di coloro che ci hanno preceduto.
E′ il 10¡ giorno di viaggio della Fiamma, alla fine saranno 65 in tutto, e percorreranno l′Italia in lungo e in largo prima di giungere a Torino per l′accensione del braciere.
I Tedofori saranno 10.001, un ponte ideal tra chi lo Sport lo pratica ad alto livello e chi, come noi, lo pratica per divertimento o anche solo lo apprezza come spettatore.
Ci eccitiamo l′un l′altro alle sue parole e agli sguardi dei passanti che, vedendo il pulmino ci osservano incuriositi. Domenico, l′autista, suona il clacson e i passanti rispondono al saluto.
Percorriamo all′indietro il tratto di strada che poi vedrà ognuno di noi protagonista.
Ci fermiamo ad una rotonda dove il primo Tedoforo del nostro gruppo inizierà la sua corsa.
Stiamo attendendo notizie della Fiamma che si è attardata all′interno delle Cave di Marmo: gli operatori dei media hanno sfruttato il passaggio nella lunare scenografia per riprendere alcune immagini che faranno parte del film su questo incredibile viaggio.
E noi, più a valle, attendiamo godendoci ogni momento, stringendo a noi le Torce, sorridendoci gli uni con gli altri, e sorridendo tesi alla gente che si è raccolta intorno al pulmino: amici e parenti dei Tedofori del nostro gruppo o anche semplici curiosi.
Passa il pulmino della Samsung, primo sponsor e poi di seguito le 500 Fiat con i colori della Coca-Cola (secondo sponsor ufficiale).
Mirco ci avvisa che è giunto il nostro momento: chiama il primo Tedoforo e lo fa scendere accompagnato dal nostro applauso.
Passano le moto della Polizia che bloccano il traffico, passa la macchina pilota che dirige tutto il Viaggio e noi ci accodiamo.
Dopo 500 metri è la volta del secondo Tedoforo, altri applausi e le pulsazioni che aumentano.
Altri 500 metri, gli occhi spiano ansiosi fuori dal finestrino mentre salutiamo la gente che sventola le bandierine e le mani in saluto. Le battute nascondono l′emozione e il terzo Tedoforo scende.
Inizia un tratto di strada particolarmente affollato.
Invidiamo un po′ il nostro compagno che aspetterà il suo turno tra la gente vociante.
Scendono ancora alcuni Tedofori e poi è il turno di Daniela, proprio nella piazza principale, in mezzo a centinaia di persone.
La vedo scendere, emozionata e sorridente, con gli occhi che le brillano di mille fremiti repressi.
Le auguro "buon viaggio" come facciamo sempre ad ogni inizio di gara noi della Compagnia dei Viaggiatori, forse non mi sente, un pezzo di me scende con lei, ma gli occhi spiano avanti: il prossimo sarò io.
Si gira l′angolo e si entra in una piccola strada semideserta.
Reprimo un pensiero di delusione, avrei voluto anch′io la gente.
Ma appena scendo, accompagnato dall′applauso degli altri, divento subito parte di quell′unica grande cosa che da Roma sta accompagnando la Fiamma verso Torino.
Stringo la Torcia in mano, pesa ma voglio ugualmente che tutti la vedano, ci vedano, in una posa degna. Due bambine mi guardano e si avvicinano con le mamme: vogliono posare con me e con la Torcia. Sorrido e le abbraccio, la tensione si scioglie.
Altri passanti si avvicinano e mi chiedono informazioni, sorrido, rispondo, sorrido, e con gli occhi corro avanti a cercare il passo di Daniela.
Gira l′angolo il camion dello sponsor che con musica e uno speaker incita me e il pubblico.
Un altro gruppo, la CocaCola questa volta, con la musica a palla e parole di conforto, scattano foto, mi mostrano il pollice alzato: "Tutto OK?" "Alla grande!"
E poi in fondo alla strada il camion dei media e la polizia.
Ma dov′è finito l′agente della stradale che deve aprire l′ugello del gas della mia Torcia?, come faccio se non arriva? – e mentre queste preoccupazioni mi turbinano in mente, un sorridente poliziotto in moto si avvicina, mi prende in giro ("preoccupato?") apre il gas e mi lascia a fronteggiare il mio momento.
Ore 15.27 Alzo lo sguardo e vedo la tuta bianca di Daniela venirmi incontro.
Riconosco il suo passo, prima di vederle il viso, vado in pallone, non ricordo cosa devo fare, passa il camion dei fotografi ed io mi sposto in centro alla carreggiata.
Daniela vai piano, goditi gli ultimi momenti, dammi ancora un attimo, non sono pronto.
Lei arriva al volo, le volgo le spalle come da copione, mi si affianca, rammento che dovrebbe tenere la sua Torcia sotto la mia in modo da farla accendere.
Ma la Fiamma non ha bisogno di sotterfugi, balza rapida dalla sua Torcia alla mia e mi incita a partire.
I fotografi ci chiedono di attendere ancora un momento, vogliono immortalare la scena.
Ho il cuore in gola.
E′ così bello quello che sta succedendo, e il fatto che Daniela sia lì rende ancor più prezioso il momento.
I fotografi mi liberano, posso andare.
Il cuore pompa sangue nelle gambe, il passo è sicuro, ogni movimento è disegnato dall′abitudine ma proviene dagli istinti atavici, primitivi dell′Uomo.
Corro, finalmente corro.
Il corridore di scorta mi chiede come mi chiamo, rispondo e sorrido ai fotografi.
Poi imprimo un′altra accelerazione al passo e le gambe girano da sole.
Il corridore di scorta tace, mi lascia spazio e si porta avanti.
Giro la curva, la Torcia diventata viva arde nella mia destra, la tengo ben alta e staccata da me, suo servitore per pochi metri.
Forse non sto respirando. Il cuore batte all′impazzata.
Non sento la fatica, accelero ancora e giro la curva.
Ecco lì il prossimo Tedoforo, rallento per dargli il tempo di portarsi in mezzo alla strada.
Il pubblico applaude, avvicino la mia Torcia alla sua e la Fiamma balza avanti, e riparte, lasciandomi indietro, felice, attonito. E′ già melanconica nostalgia.
Il corridore di scorta ha chiuso l′ugello del gas.
Il pulman dell′organizzazione mi accoglie e in esso ritrovo il gruppo di amici Tedofori, battono le mani, mi fanno festa e proseguiamo il viaggio seguendo la Fiamma.
Guardo fuori dal finestrino, mi chiudo un attimo in me stesso e assaporo tutta quell′endorfina.
Mi passano il libro delle dediche in cui a caldo ognuno scrive un pensiero ("Come un flusso di coscienza" suggerisce una voce): a me tocca una pagina bianca, vergo con scrittura tremante la data e do voce alla mia anima: "I più bei 500 metri della mia vita".
E anche oggi, lo ripeto: meglio della prima maratona, meglio di quando si fa il personale, persino meglio della partenza della Monza Resegone o della partenza della mezza di Bruxelles con il Bolero di Ravel ad accendere gli animi.
Ore 16.15 Siamo tornati al Campo sportivo, un addetto toglie alla mia Torcia la bombola del gas e taglia il tubo che porta il gas al meccanismo.
Mai più una fiamma deve ardere dove si è accesa la Fiamma.
Il cerimoniale è concluso. Ora resta solo il ricordo e la consapevolezza di essere parte della Storia.
Siamo su di giri. Abbiamo fatto le foto di gruppo con questa nuova famiglia di amici, 15 persone accomunate dalla Fiamma Olimpica, ci siamo scambiati email, appuntamenti, foto e fugaci pensieri ed emozioni.
Sta imbrunendo e con Daniela percorriamo, in divisa da Tedofori, in formazione, i 400 metri di tartan.
Il cielo volge all′indaco, i pini marittimi incorniciano il panorama e le montagne innevate si stagliano di fronte a noi.
Ultimi 100 mt, in fondo due Tedofori ci guardano e sorridono.
Acceleriamo, e ritroviamo la calma in quel ritmico gesto naturale.
E poi i saluti, le prime telefonate con i racconti, il viaggio, il rientro a Milano e la sensazione meravigliosa di stringere tra le mani la Torcia.
La famiglia e il racconto che si ripete una, due, cento volte.
Sempre lo stesso e sempre nuovo nelle emozioni, nella pelle d′oca che puntuale si ripresenta quando racconto della Fiamma.
E′ difficile parlare di una cosa come il viaggio della Fiamma Olimpica senza cadere nella retorica.
L′Olimpiade rappresenta il massimo esempio dello Sport in cui crediamo: lo Sport praticato per il gusto di praticarlo e di mettersi alla prova; lo Sport non professionale.
La Fiamma Olimpica è il simbolo di questo Spirito e viaggia da un continente all′altro, da una città sede delle Olimpiadi alla successiva, recando con se un messaggio di fratellanza e di comunione di spirito.
Ma lo Spirito Olimpico sopravvive al tempo moderno?
I valori di fratellanza tra i Popoli, di rispetto dell′Avversario e correttezza nell′affrontarlo, si rispecchiano nella nostra società?
La risposta è tristemente negativa.
Anzi, persino sull′Olimpiade si allungano le spettrali ombre del businness e del voler primeggiare a qualunque costo.
Ma mentre portavo la fiaccola sulla quale il Fuoco di Olimpia ardeva, e sentivo l′emozione serrarmi la gola e condividevo con mille altri (pubblico, volontari e tedofori) quella tensione emotiva mi sembrava che non tutto era perduto e che la Fiamma Olimpica portava con se, oltre al messaggio, anche una Speranza per un mondo migliore, fatto di Donne e Uomini capaci di confrontarsi e di accettare con la stessa serenità la vittoria e la sconfitta, capaci di dedicarsi con determinazione ad uno scopo.
E all′orgoglio che mi gonfiava il petto in quel momento si è aggiunta una lacrima di gioia per una Umanità che temevo disorientata e perduta ma che, fino a quando la Fiamma continuerà a viaggiare portata a mano da noi, umile popolo delle lunghe, resterà viva.
Non è lo Sport la soluzione ai problemi del mondo, ma lo Spirito di coloro che credono e sperano in un mondo che lotta, cade e si rialza. Lo Spirito simboleggiato da una Fiamma portata a braccia per migliaia di chilometri da chi vuole solo poter raccontare: "Io c′ero".
Franz
Daniela e Franz al momento dello scambio della Fiamma
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