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Intervista a Paola Felletti

Inserito da Franz.Rossi il 10/12/2006 alle 17:29 nella sezione storie

RITRATTI DI CAMPIONI: Interviste tra lo sport e la vita

Paola, correre di testa



Ho incontrato Paola Felletti nella sede dei Road, un venerdì pomeriggio, il giorno in cui i soci passano in sede per iscriversi alle gare, per rinnovare la tessera e, soprattutto per incontrarsi e salutarsi, un appuntamento fisso nella settimana

Ho incontrato Paola Felletti nella sede dei Road, un venerdì pomeriggio, il giorno in cui i soci passano in sede per iscriversi alle gare, per rinnovare la tessera e, soprattutto per incontrarsi e salutarsi, un appuntamento fisso nella settimana.

E Paola era lì con Tommaso in braccio e il marito sulla porta a controllare l'auto lasciata in doppia fila. Quando le ho chiesto 10 minuti per farle una mini intervista da pubblicare sul sito e sul Runner's Post mi ha sorriso quasi sorpresa di essere al centro dell'attenzione.

Paola è così: classe 1970, architetto, sposata con Roberto, due figli – Vera di 4 anni e Tommaso che ne ha quasi 1 e mezzo – fisico asciutto, fatto per correre e temprato da anni di attività sportiva.

 

«Ho sempre fatto sport, da quando ero ragazzina a scuola, ma mai dedicandomi con costanza a qualche attività specifica. Ho sempre sciato, sono andata in bicicletta, ho nuotato tantissimo e ancora oggi – nelle giornate di riposo – amo passare in piscina per rilassarmi e tonificare il mio corpo.»

 

E il tuo primo incontro con la corsa?

«Anche correre faceva parte della mia routine sportiva. Il sabato o la domenica uscivo per divertimento e passione, ma senza obbiettivi precisi. Tuttalpiù qualche gara tanto per avere uno stimolo in più. E poi la voglia di confrontarsi con il mito della maratona... fu così che corsi a Milano 2003, senza alcuna tessera ma solo il certificato medico. Quella volta ho fermato il cronometro sulle 3ore e 13 minuti. Ero davvero contenta»

 

E come darle torto, un tempo di tutto rispetto.

Poi, quasi a festeggiare il risultato sportivo, un risultato ancora più importante, la seconda gravidanza e nell'ottobre del 2004 nasce Tommaso.

«Dopo la gravidanza e il parto, l'allattamento e gli impegni tra i due figli piccoli e il lavoro, la corsa si è trasformata in una valvola di sfogo. Mio marito Roberto sa che se non esco a correre poi divento intrattabile e così mi supporta e sopporta».

«Ho ripreso ad allenarmi con passione, trainata da mia sorella Silvia che mi ha anche portata al Road, avevo in mente la Milano City Marathon 2005 ed allenandomi con Pietro (Pietro Pastore, atleta dell′Ambrosiana e maratoneta da 2:58 ndr), rubacchiando dalle sue tabelle e adattandole alle mie diverse capacità…

 

E così arriviamo alla fine dell'anno scorso e alla Milano City Marathon 2005...

«3:01. Un miglioramento secco di 12 minuti e la sensazione di avere il muro delle tre ore a portata di mano. Per una persona come me che ama sfidarsi è stato come buttare benzina sul fuoco»

La voglia di allenarmi è raddoppiata e una sera con Pietro siamo usciti a cena con Silvio Omodeo, l′autore originale delle tabelle di Pietro».

«Silvio è una persona speciale. E' noto ai più per il suo ruolo di speaker in tante manifestazioni podistiche, ma in realtà è soprattutto un vero sportivo e un vero appassionato. Divide il suo tempo tra pista e strada; aiuta dei ragazzi diversamente abili; allena alcuni atleti con dedizione, capacità e rispetto... insomma un vero mito per me»

«Lui è stato chiaro. Ha detto che avevo il fisico giusto e che i tempi che avevo fatto erano sicuramente migliorabili. Mi ha fatto capire che alla mia età non potevo pensare di allenarmi come una ragazzina, che dovevo scegliere le gare cui puntare e inserire i recuperi negli allenamenti. Ha preparato la prima tabella di sedute e io mi sono trovata bene da subito».

«Dal 1 febbraio ho intensificato gli allenamenti per prepararmi alla Stramilano di aprile che doveva essere il momento clou con il tentativo di "fare il tempo". La scorsa settimana a Piacenza avevo in programma di fare 15km a 3'55" per provare l'andatura. Quando sono arrivata al 15esimo, perfettamente in linea con la tabella, Silvio mi ha gridato che ero terza assoluta e di continuare così. Io stavo bene e sono arrivata fino in fondo. Forse avrei anche potuto aumentare ma ho chiuso la gara in modo regolare; ho fatto il mio personale; sono contenta»

 

A Paola brillano gli occhi mentre mi racconta della sua prestazione che, oltre a segnare una tappa importante della sua vita di atleta, l'ha messa in luce una volta in più nel Club.

Si schernisce e sorride quando le chiedo i segreti per andare così forte.

«Io credo che la corsa sia soprattutto una questione di testa. E' vero bisogna allenarsi, e anche il patrimonio genetico ha la sua importanza, ma la vera differenza la fa la testa.

«Bisogna avere determinazione e capacità di soffrire. Determinazione (o cocciutaggine, se vogliamo dirla tutta) nel perseguire con costanza i propri obbiettivi, allenandosi con costanza e con rigore verso se stessi. E poi la capacità di soffrire: quando sei in allenamento e vorresti mollare e soprattutto quando sei in gara, le gambe girano ma ti pregano di rallentare. Allora è la testa che sale in cattedra e che ti porta alla fine».

 

Ma cosa ti dà la corsa? Alla fine, perché corri?

Sorride e guarda l'orologio, Tommaso l'aspetta al piano di sopra, e la risposta così decisa mi coglie un po' di sorpresa.

«Correre per me è un momento di aggregazione, l'occasione di stare insieme ad amici che condividono la stessa passione. Poi è il miglior sistema per restare in forma, per raggiungere quel benessere fisico che è indispensabile per il tuo benessere mentale.

«E poi se correre in sé mi regala già delle bellissime sensazioni, io vivo la gara come uno stimolo in più. Mi carica di adrenalina. E' un extra premio cui non saprei rinunciare.

«La corsa ti prepara alla vita di ogni giorno. Anche lì è importante la testa; l'abitudine a soffrire in gara mi aiuta molto. Forse sono troppo dura con me stessa e con gli altri, ma riesco a fare le cose che mi impongo di fare. A volte vedo tanti amici e amiche che nella vita si fanno piegare dalle difficoltà, che considerano insuperabili dei contrattempi. Beh, forse io sono "sbagliata" e loro sono quelli "giusti" ma io preferisco più disciplina e più determinazione...»

 

Adesso parliamo di allenamenti. Quanto ti alleni? Come?

«Tutto inizia con la programmazione della stagione. Silvio mi chiede che gare voglio fare. Come ti dicevo a me piacerebbe farne tante, ma per preservare l'integrità fisica e quella familiare – aggiunge sorridendo Paola - ne scegliamo solo alcune. Silvio è molto rispettoso delle mie preferenze e mi chiede sempre se ci sono gare suggerite dai Road, così riesco ad infilare le gare sociali nei miei programmi. Poi lui mi prepara delle tabelle da seguire.

«Questo è il periodo di carico, quindi sono passata da cinque a sei sedute alla settimana. I lavori sono vari e non c'è pericolo di annoiarsi. Alterno allenamenti diversi, a volte le ripetute in salita, a volte dei progressivi. Con il mio lavoro sono fortunata e posso dedicare la pausa pranzo all'allenamento. Vado in Montagnetta, mi trovo con alcuni amici e cominciamo a correre insieme. Poi ognuno segue il suo programma. Alla fine faccio dai 70 ai 75 chilometri settimanali.

 

Cosa prevede il futuro per Paola Felletti?

«Come ti dicevo, Piacenza è stata una tappa di avvicinamento alla Stramilano. Ad aprile tenterò di confermare il tempo o, magari, di ritoccarlo. E poi nel 2006 vorrei comunque correre una maratona. Non so ancora quale, da un lato mi tenta Milano, che è pur sempre la maratona di casa, ma il panorama italiano ed estero offre così tante opportunità che a me non resta che scegliere.

«Nel 2007 ci sono i Campionati Italiani, e non nascondo che qualche pensierino comincio a farlo. Non sarò ancora passata di categoria – aggiunge ridendo - ma per adesso preferisco restare nella fascia 35-40 più a lungo possibile».

 

Abbiamo parlato di tuo marito e dei tuoi figli, ma c'è un'altra persona speciale nella tua vita: Silvia...

«Certo. Silvia è mia sorella gemella, con lei condividiamo molti momenti belli e brutti. Podisticamente parlando per Silvia questo è un momento difficile, con qualche problema fisico che le impedisce di allenarsi come vorrebbe. Gli orari di lavoro ci hanno costretto ad allenarci in momenti diversi della giornata e questo ci manca. Ma tra noi non c'è alcuna competizione. Appena finisco una gara è a lei che telefono per dire com'è andata. E il mio desiderio è quello di tagliare il traguardo con Silvia in qualcuno dei prossimi appuntamenti.

«E poi non posso scordare che è stata Silvia a portarmi al Road, una vera famiglia che mi aiuta e a volte persino mi mette in imbarazzo con tutta l'attenzione che mi dedica».

 

Ecco parliamo solo un momento del Road. La squadra femminile ha raggiunto dei traguardi brillanti nel 2005 con due secondi posti ai Campionati Italiani. Una realtà o ancora un progetto?

«Per le donne correre è difficile. Dobbiamo dividerci tra gli impegni professionali e familiari. Siamo in poche e avremmo bisogno di una figura di riferimento, di un allenatore che oltre a consigliarci potesse anche fungere da catalizzatore per la squadra.

«E' difficile per i team professionistici, quindi ancora di più per una società come la nostra che è amatoriale. Ma credo che al Road ci sia lo spirito giusto. E' solo una questione di tempo e verranno risultati ancora più brillanti».

 

Questa è Paola Felletti: nessuna posa, nessuna falsa modestia, tanto carattere e un sorriso contagioso. Idee chiare e una buona dose di determinazione per raggiungere i propri obbiettivi.

Mentre salutava ed usciva dalla sede con Roberto e Tommaso, pensavo allo spirito che anima gli atleti veri: nessun premio in danaro, nessun riconoscimento ufficiale, ma solo ore di sudore, magari rubate al sonno o alla famiglia, per raggiungere un obbiettivo prefissato ed essere soddisfatti di se stessi. Credo che ci sia molto da imparare, e sarò sempre grato alla corsa che mi permette di incontrare persone così.

Complimenti Paola e in bocca al lupo.

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Paola Felletti al traguardo della mezza di Piacenza
Paola Felletti al traguardo della mezza di Piacenza




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